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‘Italia, come stai?’: equitazione e pentathlon, più ombre che luci

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I Campionati Europei di equitazione conclusi ieri ad Herning hanno registrato dei decisi passi avanti per l’Italia nel salto ostacoli ed una brutta battuta d’arresto per il dressage.

Positiva l’esperienza danese per il salto azzurro: settimo posto a squadre e decimo nell’individuale per Luca Moneta. Dopo l’argento (nessuno si offenda, ma fu un risultato alquanto occasionale) nella rassegna continentale del 2009, l’Italia aveva fallito i Mondiali dell’anno successivo, per poi mancate in seguito anche la qualificazione alle Olimpiadi di Londra 2012. Proprio ai Giochi in Gran Bretagna non era presente alcun nostro rappresentante neppure a titolo individuale. Si comprende, dunque, come in questi Europei il livello degli azzurri sia tornato quanto meno discreto. Difficile pretendere di più: dal non qualificarsi neppure alle Olimpiadi, non si poteva di certo chiedere una medaglia. 
Il lavoro di Hans Horn, alla guida della compagine del Bel Paese solo da gennaio, sta già dando i primi frutti. Il tecnico olandese insiste molto su quel concetto di ‘squadra’ che era mancato nelle ultime stagioni. Il gruppo appare in effetti compatto e formato da elementi di qualità come Moneta, Juan Carlos Garcia, Piergiorgio Bucci, Emanuele Gaudiano, senza contare che, in una visione più ampia, troviamo anche i vari Natale Chiaudani, Lucia Vizzini, Gianni Govoni, Filippo Turchetto e dei giovani interessanti come Filippo Bologni e Niccolò Callerio.

Il vero problema dell’Italia, tuttavia, resta quello dell’allevamento. Non possiamo dimenticare che in questo sport, oltre al cavaliere o l’amazzone, a fare la differenza è l’animale. Compagini come Germania, Olanda ed anche Ucraina possono contare su cavalli che hanno qualcosa in più rispetto a quelli dei nostri rappresentanti. Noi siamo costretti ad importare dall’estero e, giustamente, ogni nazione si tiene il meglio per sé.
Dobbiamo riuscire a crearci in casa dei ‘cavalli di razza’ in grado di garantirci una costanza ad alto livello e non sporadiche apparizioni. Da seguire in questo senso Colombea e Indiana del Terriccio.

Ed è sempre il cavallo, lui sì italianissimo (Fixdesign Eremo del Castegno), alla base dell’Europeo sottotono di Valentina Truppa nel dressage, avendo manifestato troppo spesso segni di nervosismo che hanno compromesso la gara. Il talento dell’amazzone azzurra non si discute: era e resta uno tra i migliori prospetti futuri a livello mondiale. La concorrenza internazionale, tuttavia, diventa ogni anno più impressionante, con percentuali altissime e difficilmente eguagliabili.

I Mondiali di pentathlon hanno confermato l’Italia su livelli discreti, ma ancora una volta incapace di spiccare definitivamente il volo. In particolare il talento di Nicola Benedetti, ottavo nell’individuale, non ci pare sfruttato al meglio. Abile nella scherma, solido nell’equitazione, devastante nel combined event, lontanissimo dai primi nel nuoto. Quell’elemento acquatico che rappresenta il suo punto debole da anni: possibile che non si possa in alcun modo migliorare, magari rivolgendosi ad un tecnico ad hoc per questa disciplina? Benedetti non deve di colpo diventare un crack nella frazione di nuoto, ma quanto meno progredire quel tanto che basta per diventare con costanza un atleta da podio, se non vittoria. L’impressione è che abbiamo una miniera in casa nostra, ma non riusciamo ad estrarne l’oro.
In campo femminile si registra la convincente dodicesima posizione di Gloria Tocchi, già bronzo mondiale juniores ed al debutto in una rassegna iridata. Una ragazza di prospettiva da svezzare con cura in vista delle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016.

 

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