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Agosto azzurro | Atletica bocchieggiante, ci aggrappiamo al canottaggio

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Alla fine di luglio, presso il Salone d’Onore del Coni, era stato presentato il cosiddetto “Agosto Azzurro”. Ben sette i Mondiali in programma in un’estate caldissima per il nostro sport.

Si è cominciato con la scherma e, come da pronostico, il bottino è stato importante: sei medaglie complessive, di cui tre d’oro, e secondo posto nel medagliere alle spalle della Russia. Considerando che ben 5 podi sono stati agguantati dal fioretto, si comprende come i margini di miglioramento siano ancora molto ampi: l’Italia, infatti, possiede campioni in grado di puntare alle primissime posizioni anche nella spada e nella sciabola.

Dai Mondiali di atletica, oggettivamente, nessuno si sarebbe meravigliato più di tanto se fossimo tornati a casa senza alcun alloro. Daniele Greco e Fabrizio Donato, come purtroppo si è visto questa mattina, erano reduci da un’annata costellata da infortuni. A meno di sorprese, poi, la giovane Alessia Trost non sembra ancora pronta per dare l’assalto ad una medaglia iridata: i suoi Mondiali saranno quelli del 2015, come ci si augura che lo siano anche per Roberta Bruni e Sonia Malavisi nell’asta femminile.
Eppure lo zero è stato scongiurato dal magnifico argento di Valeria Straneo nella Maratona, una mamma di 37 anni che ha letteralmente salvato la spedizione. Ma può bastare? Certo che no. L’Italia, a livello globale, non riesce a staccarsi da una posizione di rincalzo. Venuta meno la tradizionale miniera d’oro della marcia (dopo la squalifica di Schwazer, siamo scomparsi dalle zone nobili, non riuscendo a piazzare neppure un azzurro tra i primi dieci tra la 20 e la 50 km; si difende solo un settore femminile che fatica al cospetto delle infallibili russe), l’Italia continua a palesare limiti ormai decennali: assenza totale nel mezzofondo (e non parlateci di genetica, colore della pelle e simili; diversi atleti americani dimostrano che si può lottare alla pari con i fenomeni africani: questione di allenamento), incomprensibile carenza storica nel settore lanci (la Germania su queste gare costruisce il proprio medagliere, da noi forse è una questione di cultura sportiva sbagliata), incapacità di ricavare il massimo dai (pochi) talenti che si mettono in luce a livello giovanile, senza dimenticare che al via della Maratona non sarà presente neppure un azzurro (che fine hanno fatto di propositi di 42 km di Meucci e Lalli? Il tempo passa…).

Venendo poi ai prossimi appuntamenti iridati, appare pressoché improbabile per l’Italia, rendimento stagionale alla mano, salire sul podio nella canoa velocità e nel judo, mentre qualche speranza in più potremmo riporla nel pentathlon moderno, pur se da out-sider.

Punta ad una medaglia, invece, la nuova nazionale azzurra di ginnastica ritmica, sempre da prime posizioni nonostante sia stato attuato un profondo ricambio generazionale dopo il bronzo di Londra 2012.

La vera ancora di salvataggio, poi, potrebbe giungere dal canottaggio. Non è un caso se questo sport si sia risvegliato da un lungo letargo con la nuova guida tecnica targata Giuseppe La Mura, tornato al timone del remo azzurro dopo l’elezione del presidente federale Giuseppe Abbagnale. A Chungju, dal 25 al 31 agosto, l’Italia punta ad un ritorno dirompente nel gotha di questa disciplina dopo l’ottimo secondo posto nel medagliere agli Europei di Siviglia.

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federico.militello@olimpiazzurra.com

 

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