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Atletica, Allievi e Under23: gioventù tutta azzurra!

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Ragazzi, ragazze: scusate. Scusate, se al posto di aver parlato delle vostre prestazioni a Mondiali ed Europei (che abbiamo raccontato nei cinque giorni di gara), abbiamo dedicato il lunedì a dopati d’oltreoceano. Scusate, se vi abbiamo tolto la prima pagina. Scusate se abbiamo raccontato le vostre gesta per cinque giorni e poi vi abbiamo abbandonato.

Perdonateci, ma capirete da voi che era qualcosa di davvero grosso. Qualcosa che abbiamo deciso di chiudere stamattina, salvo clamorosi sviluppi dell’ultima ora che necessitino purtroppo di essere comunicati.

 

A Donetsk e a Tampere si sono viste due ottime “Italie” capaci di muoversi egregiamente tra il meglio che la disciplina potesse offrire nelle categorie in gara.

Agli Europei Under23 si sono conquistate sette medaglie (un oro, due argenti), terzo miglior risultato di sempre nella competizione, 19 finalisti complessivi, 75 punti.

Ai Mondiali Allievi: due medaglie (un argento e un bronzo), 33 punti in classifica (nuovo record), 10 finalisti.

Valutazione più attenta merita certamente quanto visto in Finlandia, perché molti degli azzurri impegnati possono essere considerati atleti di livello senior e quindi assolutamente futuribili nel breve termine. A partire chiaramente da Alessia Trost che è tornata ai livelli che le competono dopo due mesi un po’ bui in cui ha fatto fatica a ritrovare il feeling con tecnica e asticella. Questa volta 1.98, primato personale outdoor a due soli centimetri dagli storici due metri volati indoor questo inverno: ormai è appurato che a Mosca potrà davvero dire la sua.

Dariya Derkach si è molto ben comportata nel triplo agguantando l’argento, ma è ben consapevole che può volare di più e che a Mosca servirà qualcosa di meglio per spiccare tra le tanti. Sul lungo, invece, crediamo che fare quattro gare in praticamente tre giorni sia stato uno sforzo troppo intenso e quindi il risultato è poco valutabile, ben consapevoli comunque che la medaglia era alla sua portata.

Antonella Palmisano torna di bronzo dopo due anni. Questa volta davvero, senza dover aspettare le altrui squalifiche per doping (guarda caso…).

Giuseppe Gerratana ha davvero sorpreso sui 3000m siepi portando a casa un argento che nessuno si aspettava. Una buona tecnica e un buon passo su cui continuare a lavorare.

Doppietta di Gloria Hooper sui 200m (ma può assolutamente migliorare il tempo) e con una sorprendente staffetta 4×100, ben al di là delle più rosee aspettative.

 

Il Presidente Alfio Giomi ha comunque fatto un riassunto ben esaustivo della cinque giorni di gare, condivisibile quasi in toto (ha mancato, forse in preda al grande entusiasmo del momento, di citare un paio di nomi): “I risultati ci dicono che a Tampere è stato l’Europeo delle donne. Trost, ma anche Derkach, Palmisano, Hooper e le altre staffettiste della 4×100. Ragazze che in Finlandia hanno portato a termine un importante passaggio di questa stagione e che ora si preparano a vivere l’esperienza dei Mondiali di Mosca. La squadra maschile si è mossa tra il bel progresso iniziale del marciatore Stano fino alle medaglie di un sorprendente Gerratana nelle siepi e della 4×400. Queste trasferte, inoltre, sono servite al nostro ambiente: la partecipazione di diversi tecnici personali ha stimolato il confronto con altre realtà. Questo significa essere sulla strada giusta per crescere insieme”.

Il Direttore Tecnico Massimo Magnani ha completato il quadro: “Siamo soddisfatti di come abbia funzionato finora la programmazione della stagione con atleti e tecnici personali. Alessia Trost, ad esempio, aveva finalizzato la preparazione di questo appuntamento e ha portato a casa la vittoria con una misura che conta, sapendo mettere in pedana tutta la sua personalità. Ma complessivamente, la squadra femminile, come rilevato dai numeri, ha saputo essere più competitiva con il felice epilogo della staffetta 4×100.

Medaglie a parte, al maschile hanno pesato controprestazioni di atleti come Tamberi e Stecchi per i quali nutrivamo aspettative superiori. Bravo, invece, il martellista Falloni capace di migliorarsi due volte in finale, con carattere e una sensibiltà tecnica frutto del lavoro che sta portando avanti sotto l’occhio esperto di Gino Brichese”.

 

I più piccoli sono ancora andati meglio. Non soffermiamoci sulle medaglie, ma sulle grandi prestazioni che si sono viste, sui continui primati personali, su record nazionali battuti o avvicinati. Abbiamo visto tanto movimento, tanta passione, tanta genuinità, tanto talento. Che non va sprecato, come magari successo in passato.

 

L’analisi oculata di Stefano Baldini, oro olimpico ad Atene 2004 e ora DT del settore giovanile, raffigura al meglio quanto visto in Ucraina.

Quest’Italia dai grandi numeri era oggettivamente un rischio, ma ora possiamo parlare di un investimento quasi perfettamente riusciti. Siamo partiti in 65, e solo uno non ha gareggiato: io ho contato 28 primati personali, due primati italiani, un altro paio sfiorati, e il record nel computo dei finalisti – 10 tra gli otto – e nella classifica a punti, 33 contro i 25 del precedente massimo storico e i 24 dell’ultima edizione di Lille 2011, dove ci fu pure il record di otto finalisti. Ripeto, il fatto di aver portato tutti quelli che avevano fatto il minimo Iaaf è stata una scelta che poteva ritorcersi contro: in realtà io ho annotato non più di 15 casi che potremmo definire di controprestazioni, ossia una parte meno che fisiologica in una formazione di quest’età così numerosa”.

Poi il DT ritorna sulle valutazioni strettamente agonistiche: “A parte le medaglie e i finalisti, quando considero il chi e il come dei piazzamenti dal 9° al 12° posto mi si apre il cuore: sono altri 10 e su questi, sul loro desiderio di emergere ancora, io confido ancor di più perché ci sono ragazzi di valore che non hanno visto qui premiati i loro sforzi”.

Due aspetti negativi, quelli contro cui ci siamo sempre battuti, sono stati rilevati dall’emiliano: “In primo luogo il fatto che alcuni si siano un po’ adagiati dopo aver superato un turno e non abbiano approfittato di un contesto come questo per migliorare ancora. Ma questo può dipendere dalla scarsa abitudine dei nostri agli impegni ravvicinati di alto livello. E poi i casi di mancata classifica per prove non valide: io lo dico senza problemi, i tre nulli non li ammetto e non voglio vederli. Anzi, mi dispiace soprattutto per i ragazzi, perché credo che non esista peggior mortificazione per un atleta”.

La marcia di Noemi stella è ormai una sicurezza, si è regalata un bellissimo terzo posto. Il suo passo è di assoluto rilievo.

Il volo di Erika Furlani a 182 e il conseguente argento erano speranze che si sono concretizzate.

Abbiamo ritrovato fondo e mezzofondo, terreni in cui è sempre più difficile mettersi in luce. Fantastica Nicole Reina sui 2000 siepi, prima europea al traguardo, record italiano a un soffio. Primato invece per Crippa sui 3000m, anche lui primo europeo all’arrivo

Simone Forte addirittura volato a 15.71 nel triplo, secondo italiano di sempre nella categoria dietro solo a un mostro come Andrew Howe. Sarebbe andato a medaglia se non fosse uscita una gara di livello davvero pazzesco.

La capitana Benedetta Cuneo è sempre nei piani alti di triplo e lungo, con prestazioni confortanti.

E i continui primati personali, davvero confortanti: quando si arriva alla rassegna più importanti, l’obiettivo numero uno è migliorarsi. Bravi tutti. E ci scusiamo ancora se non tutti hanno avuto il meritato rilievo, ma siete stati troppo bravi che a citarvi tutti ci vorrebbe…una pista d’atletica leggera, grande quanto il talento che abbiamo in casa.

Ora sotto con Rieti. In bocca al lupo a tutti.

 

stefano.villa@olimpiazzurra.com

 

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