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Atletica, DT Magnani: “Italia, serve un cambio di mentalità!”

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Dopo la trasferta di Coppa Europa a Gateshead, l’atletica leggera italiana si trasferisce in massa a Mersin dove da domani scatteranno i Giochi del Mediterraneo. Pattuglia nutritissima, che ambisce a tante medaglie e che guarda alla Turchia come un trampolino di lancio per gli appuntamenti clou della stagione. Ci pensa Massimo Magnani, il Direttore Tecnico Organizzativo delle squadre nazionali azzurre, a dare una sveglia, non soddisfatto di quanto visto a Gateshead. Queste le sue dichiarazioni rilasciate ai microfoni della FIDAL:

Sul fronte della classifica, a Gateshead era difficile riuscire a far meglio del settimo posto, e quindi direi che complessivamente, in termini di rendimento sul piano del punteggio, la squadra ha fatto il suo dovere. Dal mio punto di vista, però, quest’impegno doveva servire a molti atleti per capire quanto sia difficile fare atletica in certi contesti. I risultati, pur con i dovuti distinguo, e parlando strettamente in termini di espressione di personalità, non sono stati particolarmente incoraggianti. Speravo di vedere dei segnali migliori sul piano del rendimento individuale. Faccio l’esempio dei concorsi: ci si allena e si costruisce la strategia agonistica per gare su sei prove, quando in realtà le qualificazioni (vero banco di prova) sono su tre, così come l’Europeo a squadre (più quella eventuale di finale riservata ai primi 4). Crescere, dal mio punto di vista, significa strutturare il proprio allenamento e le proprie strategie di gara anche su questo”.

 

Ci sono poi state alcune lamentele sul lungo viaggio tra la Gran Bretagna e la sperduta Mersin (Istanbul, Adana, poi 100km in pullman): “Ma anche il disagio del viaggio, degli spostamenti tra aeroporti, è qualcosa che va superato. L’atletica internazionale è questa, diversa dall’atletica basata sulla routine casa-macchina-stadio“.

Si è poi concentrato su singoli atleti facendo delle valutazioni: “In ogni caso, Mersin ha una duplice chiave di lettura per la nostra squadra. Per chi era a Gateshead, e non ha fatto benissimo (perché qualcuno, tipo Giuseppe Gibilisco, al contrario, ha fatto molto bene) rappresenta una immediata possibilità di riscatto. Le condizioni ambientali saranno diverse da quelle inglesi (caldo, con buon tasso di umidità), e certamente favorevoli per molte specialità. Per chi sta lavorando in funzione dei Mondiali di Mosca (vedi Daniele Greco, o Valeria Straneo, per citare due esempi concreti) i Mediterranei diranno invece se la strada intrapresa, alla ricerca della condizione migliore, è quella giusta. Le medaglie? Sono importanti, certo, ma solo nella misura in cui diranno qualcosa in più sulla capacità di imporsi in ambito internazionale”.

 

(foto Colombo/FIDAL)

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