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Scherma

Mariel e i suoi fratelli: il boom della scherma made in USA

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Atene, Olimpiadi 2004: Mariel Zagunis, 19enne americana figlia di campioni olimpici della canooa arrivati negli Usa dalla lituania, trionfa nella primissima edizione del torneo olimpico di sciabola femminile. Una data storica per la scherma statunitense: Mariel non solo entra nella storia come la prima campionessa olimpica in assoluto della sciabola donne, ma soprattutto è lei a spezzare un digiuno di medaglie durato ben 100 per l’America delle pedane, dal momento che la prima e sino a quel momento unica medaglia olimpica individuale era stata conquistata da tale Albertson Van Zo Post, che fu d’argento nelle olimpiadi del 1904, fioretto maschile la sua gara.

Ma aldilà del valore storico e statistico, il trionfo della Zagunis, poi bissato quattro anni dopo in quel di Pechino ha significato il boom di massa di uno sport come la scherma che in pochissimi anni ha portato schermidori e schermitrici a stelle e strisce in cima o perlomeno nei posti più alti del ranking mondiale in ogni arma; e non solo, perchè la stessa Mariel ha avuto l’onore di essere la portabandiera americana a Londra, un privilegio non da poco vista la quantità spropositata di campioni di sport ben più famosi che popolavano la delegazione americana, fra cui nientemeno che sua maestà Michael Phelps o le stelle del Dream Team NBA.
In nove anni quindi, il movimento americano ha saputo costruire una squadra formidabile e costituita da elementi molto giovani e molto forti. Basti pensare alla fiorettista Lee Kiefer, proprio oggi battuta dalla nostra Camilla Mancini nella semifinale dei mondiali giovanili, che di Under 20 ha solo l’età, perchè per il resto la diciannovenne di Cleveland ha portato a casa un bronzo ai Mondiali assoluti di Catania (battuta non senza patemi da Valentina Vezzali in semifinale) e naviga nelle primissime posizioni del ranking FIE, naturalmente sempre a livello assoluto. La squadra di sciabola è un super team, perchè accanto alla più volte citata Zagunis, comunque giovane perchè classe 1985, si muovono ottimi elementi come Daga Wozniak, Ibithaj Muhamamd (ottima seconda a Bologna), mentre Sage Palmedo, classe 1996, viene regolarmente convocata per le gare di Coppa del Mondo assoluta. Le spadiste, pur non essendo fenomenali, hanno fatto soffrire e non poco le nostre ragazze a Londra e a livello giovanile si stanno muovendo molto bene, con nina Van Loom e Kat Holmes pronte domani a muovere all’assalto del titolo di spada Under 20. Nel fioretto, oltre alla Kiefer, fra le giovani han ben figurato nelal gara di oggi Margaret Lu e Jackie Dubrovich, mentre  fra le cadette sta venendo fuori Sabrina Massialas, medaglia d’argento a Porec.

In campo maschile la situazione è assai simile, con molti talenti giovani nelle prime posizioni del rank assoluto: è il caso di Massialas (classe 1994, sesto posto per lui), e di Race Imboden (classe 1993, undicesimo posto per lui) nel fioretto, mentre nella sciabola e nella spada c’è ancora un po’ di strada da fare per colmare il gap con le storiche scuole europee. Tuttavia, proprio oggi da Porec è arrivato il bronzo di Eli Dershwitz nella sciabola categoria Under20: il ragazzo ha buoni numeri e bei colpi, segno che anche qui la scuola americana sta facendo dei bei passi avanti verso il poter competere ad armi pari con le potenze schermistiche tradizionali.

Detto dei risultati sin qui ottenuti, è bene però analizzarli sotto la giusta lente: sia chiaro, la qualità assoluta degli atleti non si discute, perchè altrimenti non sarebbero a quel livello, ma a loro favore gioca la minore concorrenza interna che permette sin da quando si è più giovani di poter con continuità disputare le gare di livello assoluto, e quindi confrontarsi con i migliori del pianeta e poter accumulare preziosa esperienza e far vedere il proprio valore. Discorso del tutto diverso ad esempio da quanto succede da noi, dove la disponibilità immensa di talenti straordinari costringe i vari responsabili tecnici a scervellarsi e a operare scelte dolorose.
Un secondo fattore gioca a favore degli Stati Uniti: nella sciabola femminile tutte le nazioni sono partite da zero, e su questo settore hanno investito alla grande, ingaggiando un guru del calibro del polacco Ed Korfanty, tecnico che ha plasmato le pioniere del settore (Zagunis, Ward, Jacobsen) e di fatto prendendosi un gran vantaggio. Nelle altre armi il gap con le scuole tradizionali è ancora molto elevato, ma dalle parti della U.S. Fencing Association hanno le idee ben chiare e il loro processo di crescita viaggia spedito: per scovare altri campioni, è stato di recente lanciato il progetto “Fencing in the school” di cui gli stessi campioni sono testimonial. La strada intrapresa pare quella giusta per poter vedere a breve un’invasione a stelle strisce delle pedane di tutto il mondo, anche se ci auguriamo che l’Inno di Mameli continui a essere la canzone più suonata nei palazzetti delle gare che contano.

photo: washingtonpost.com

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