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Rugby a sette, World Series: è l’ora del Sud Africa

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Non c’era solo il rugby a XV nel ricchissimo palinsesto della palla ovale nel fine settimana. A Las Vegas andavano di scena le World Series of Sevens.

Lo spettacolo nella versione a sette non manca mai ma la tappa americana ha regalato agli appassionati dei match veramente mozzafiato. Dopo una tre giorni di partite di qualificazione col risultato spesso in bilico, le vere emozioni forti arrivavano a partire dalle semifinali per il titolo, entrambe risoltesi solamente all’overtime.

Nel primo match la capolista Nuova Zelanda affrontava le isole Fiji. Gli uomini di Tietjens sembravano non avere troppe difficoltà nel regolare gli isolani grazie ad un gioco più ordinato e pulito. Ma nella ripresa i fijiani inserivano il turbo e grazie al consueto gioco fatto di forza e velocità si portavano in parità. Il supplementare vedeva i fijiani fallire un match-point con un drop da notevole distanza. Gli All Blacks non perdonavano e dopo pochi minuti trovavano la marcatura decisiva. La seconda semifinale non era da meno come emozioni, anche questa risolta con la sudden death ai supplementari. I Blitzbokke, come viene chiamata la selezione a sette sudafricana, avevano la meglio di Samoa dopo che anch’essi avevano sbagliato, allo scadere, il drop che con molta probabilità gli avrebbe consegnato le chiavi per la finale.

La Francia si aggiudica il Bowl, il Canada il Plate e  Samoa conquista il terzo posto vincendo il derby isolano del pacifico contro le Fiji in un match caratterizzato da una vera e propria pioggia di mete: 38-31 il risultato.

La tappa di Las Vegas veniva decisa quindi in una finale dal pronostico nettamente a favore degli All Blacks ma i sudafricani entravano in campo con un energia tale da bloccare letteralmente le gambe dei neozelandesi. Agli Springboks tutto sembrava riuscire con una facilità straordinaria mentre i neozelandesi riuscivano a reagire solo a risultato ormai compromesso. 40 a 21 il risultato finale.

Il successo del Sud Africa è la quinta vittoria di una squadra differente in cinque tappe delle World Series. L’ennesima dimostrazione che nel sevens mondiale, nonostante la significativa continuità dei risultati neozelandesi, le gerarchie sono da stabilire torneo dopo torneo.

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