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Ciclismo

Cipollini, il doping e uno sport soffocato da un enorme peso

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È terminata un’orrenda giornata per gli appassionati di ciclismo. Mario Cipollini, il velocista che aveva incantato e fatto sognare una nazione intera con le sue enormi braccia alzate in maglia azzurra a Zolder, era in contatto con il malefico dottor Eufemiano Fuentes e si dopava. Sì, il Re Leone era dopato. E tanti dei suoi bellissimi successi in carriera (189 in tutto) sono macchiati definitivamente dall’onta di Epo, trasfusioni di sangue e ormoni della crescita.

A rivelare tutto è stata questa mattina, a sorpresa, La Gazzetta dello Sport con una presa di posizione imponente: ovviamente contro il doping, ma anche contro la dignità di una persona che rimane sempre un uomo e che per tanti anni, in passato, aveva collaborato in veste di opinionista con la Rosea. Ma tant’è, inutile guardare al passato e giudicare le scelte altrui. Restano però i fatti, restano l’amarezza e la delusione di un popolo intero che con il ciclismo e in particolare i grandi giri alla televisione era ed è cresciuto nei caldi pomeriggi di maggio e luglio. E poi con appuntamenti fissi come la Milano-Sanremo il primo sabato di primavera, le Classiche del nord e il Mondiale l’ultima domenica di settembre. Un popolo di sognatori – me compreso – che si emozionava nell’assistere al mito di Lance Armstrong che, dopo aver sconfitto un tumore, conquistava sette Tour de France consecutivi. Che saltava sulla poltrona quando Riccardo Riccò scattava in Francia e vinceva in solitaria a Bagnères-de-Bigorre nel 2008, che aveva in Mario Cipollini l’eroe di un intero decennio composto da stupendi risultati per il Bel Paese.

Ma era tutto finto. Ormai si può dire con certezza, anche se per molti ancora non sono arrivate le prove. Per come la penso io, bastano le dichiarazioni shock del texano (“Al tempo il doping era come l’acqua nelle borracce”) per incastrare e distruggere dieci, quindici anni di storia del ciclismo. Uno sport nobile, che adesso si è macchiato di una vergogna che difficilmente verrà dimenticata. Niente illusioni né strumentalizzazioni però: il caso Fuentes ha ancora tantissimi botti da far esplodere, presumibilmente anche in altri sport. Ma prepariamoci, appassionati delle due ruote, delle divise colorate, della folla sullo Stelvio e delle imprese leggendarie, ad altri nomi illustri. Di chi? Impossibile dirlo, ma arriveranno con certezza. E saranno altre giornate di lutto.

E la mente non può che tornare al Pirata, Marco Pantani. Fra pochi giorni saranno nove anni dalla sua tragica scomparsa, un vero e proprio colpo all’anima per gli appassionati e i tifosi puri. Marco pagò per debolezze personali, tuttavia non fu mai veramente condannato per un doping che sì probabilmente assunse (“Era pur sempre uomo del suo tempo”, citando il Manzoni), ma del quale non abbiamo la certezza. In una squallida camera d’albergo a Rimini, Pantani morì abbandonato da un mondo che invece andava avanti a coprire il doping sistematico della Us Postal. Punire, condannare e riflettere, ma ripartire dal pensiero che, un giorno, arriveranno tempi migliori anche per il ciclismo: questa la missione, in attesa di altre scomode e strazianti rivelazioni.

 

francesco.caligaris@olimpiazzurra.com

Twitter: @FCaligaris

Foto da: euro.mediotiempo.com

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