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Rugby, Sei Nazioni: il Galles dal Grande Slam a comparsa?

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Era il 17 marzo 2012, il Galles di Warren Gatland, al Millenium Stadium, batteva la Francia e un Paese, che vive di rugby, festeggiava il Grande Slam. Uno splendido trionfo che arrivava dopo una Coppa del Mondo che aveva fatto strabuzzare gli occhi a tutti gli appassionati per il gioco espresso dai Dragoni. Battere la Francia significava ristabilire la giustizia, era la dolce ricompensa per chi era rimasto con l’amaro in bocca dopo quella semifinale che non solo si poteva ma si doveva vincere coi Galletti, l’amaro di chi non ci aveva nemmeno potuto provare.Quella vittoria era la riconciliazione col rugby di chi si era sentito tradito dal capitano Warburton, che per uno sconsiderato spear tackle aveva dovuto lasciare la squadra in 14 per tutto il match.

Da quel giorno però è successo qualcosa, sono arrivate ben sette sconfitte consecutive, qualcosa si è rotto. Come i talloni di Gatland che ha dovuto abbandonare la guida del Galles, lasciando temporaneamente il timone in mano al vice Howley, forse anche per preparare al meglio un tour che nel regno di Albione è tutt’altro che simbolico: quello dei Lions.

Il Galles è l’ennesima squadra da riscoprire, in uno dei Sei Nazioni che si annuncia tra i più divertenti di sempre. I temi di interesse alla vigilia dell’esordio con l’Irlanda non mancano, a partire dal dualismo per la maglia numero dieci. L’infortunio al tendine di Achille di Priestland ha aperto la porta all’Osprey Dan Biggar che deve però vedersi della concorrenza di Hook, probabile, quasi sicuro che durante il torneo ci sarà posto per entrambi.

Il motore dal quale il Galles vuole e deve ripartire è la mischia, da sempre uno dei punti di forza degli uomini in rosso. Si ricomincerà dai ritorni dei piloni Craig Mitchel e soprattutto Adam Jones, 31 anni look alla Castro, esperienza e carisma da vendere e tanto tanto lavoro al servizio della squadra, macinato in più di 80 cap. Di notevole spessore la terza linea che potrebbe vedere impegnati Justin Tipuric, il tongano Toby Faletau e il capitano Sam Warburton. 22, 23 e 24 anni che promettono grandi cose in prospettiva mondiali 2015.

Ritornerà in campo con la maglia del Galles anche Leigh Halfpenny, oramai vero e proprio punto di riferimento del rugby gallese che aveva fatto trattenere il respiro a molti quando nell’ultimo test match con l’Australia era rimasto a terra nel tentativo fallito di fermare Kourtley Beale, lanciato verso una meta allo scadere.

Tra i vari problemi da affrontare non possiamo dimenticare l’infermeria affollatissima: oltre a Priestland ai box ci sono Alun Wyn Jones, Bradley Davies, Luke Charteris e Dan Lydiate.

Il rugby è una vera e propria religione in Galles, c’è sempre moltissima pressione quando i Dragoni scendono in campo, forse anche troppa. Quest’anno l’asticella è stata posizionata dai media e dalla federazione a un altezza molto accessibile, si parla di quarto posto, un obiettivo che stride col titolo di campioni in carica imbattuti, ma forse proprio questo abbassamento di aspettative potrebbe far esplodere Warburton e compagni verso un altra splendida cavalcata. Avrebbe del miracoloso ma sotto sotto siamo sicuri che in quei Paesi di elfi e fate ci sono tre milioni di persone che vogliono credere nei miracoli. Tre milioni di gente di rugby che sosterranno i Dragoni al grido di Cymru am bith.

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