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Boxe, WSB e APB: il pugilato si interroga

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Tutti se la cavanno abbastanza bene nella boxe, tranne il pugile” così era ai tempi di Tyson che pronunciò la frase dopo aver scoperto che Don King non versava il dovuto al fisco. Oggi potremmo parafrasare Iron Mike e affermare che pochi, sempre meno, se la cavano bene nella boxe, ma chi di certo non se la cava è il pugilato stesso.

Che la nobile arte sia in sofferenza è  un dato di fatto. Ci sono moltissime ragioni per le quali questo avviene e non intendiamo analizzarle tutte oggi. Eppure qualcosa si muove. Soprattutto qualcosa si muove in seno all’AIBA, l’associazione dilettantistica internazionale che gestisce il pugilato.

L’AIBA sta promuovendo un progetto che è partito con la creazione delle WSB (World Series of Boxing) e dovrebbe proseguire con la nascita dell’APB (Aiba Professional Boxing), ma di cosa si tratta? L’ennesima sigla professionistica o qualcosa di diverso?

In teoria, ma tutti i dettagli non sono ancora definiti, si tratta di un associazione professionistica che farà combattere, dalla fine di quest’anno, pugili di età compresa tra i 19 e i 40 anni (fino a 34 anni potranno partecipare ai Giochi Olimpici) in match della durata di 5 round da 3 minuti. Questo dovrebbe teoricamente garantire ai pugili maggior programmazione, stabilità finanziaria, assistenza medica ed assicurativa. Funzionerà?

Partiamo da una considerazione: a parer mio, se il mondo della boxe professionistica non fosse andato sempre più indebolendosi, l‘AIBA non avrebbe trovato il terreno fertile per portare avanti il progetto del pugilato professionistico olimpico e delle WSB. Oggi vincere una medaglia olimpica dà più notorietà di molti titoli del mondo, le federazioni non vorrebbero lasciarsi sfuggire i talenti e i pugili stessi (non solo in Italia) vivono con grande indecisione la scelta del passaggio nei pro; le borse per combattimenti che non vedano coinvolte star del calibro di Klitschko, Paquiao o Mayweather sono inadeguate e in alcuni casi addirittura ridicole. Le grandi televisioni non sono più disposte ad investire pesantemente in uno sport che ha perso credibilità.

Riuscirà l’AIBA a migliorare il pugilato? O la pezza sarà peggio del buco. Non abbiamo ancora le risposte, ma sicuramente il primo dei problemi a cui la nascente associazione professionistica va incontro è il conflitto d’interessi: in sede olimpica tutte le nazioni devono assolutamente ricevere pari rispetto e trattamento dei giudici. Ma se un pugile dilettante in procinto di passare al professionismo non firmerà i preaccordi con l’AIBA siamo sicuri verrà giudicato con lo stesso metro del futuro APB? Le federazioni che non appoggeranno il progetto APB (ci sono già stati seri problemi con USA e Corea) avranno lo stesso trattamento? Riuscirà l’APB a conquistare le firme dei migliori o resterà un ibrido di poco interesse? Ai posteri l’ardua sentenza…

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