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Atletica, cosa aspettarci dal 2013 di Gianmarco Tamberi?

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L’8 luglio scorso Gianmarco Tamberi balzava (definitivamente) agli onori delle cronache sportive. A Bressanone, durante i Campioni Italiani Assoluti, volava fino a 2.31, superava l’asticella del salto in alto, atterrava sul materassone ed esultava come un matto per aver raggiunto la tanto sperata (e meritata) qualificazione olimpica.

A Londra le cose non andarono come si sognava: una pedana non perfetta e un eccessivo innalzamento della misura proposto dai giudici, fermarono il marchigiano in qualificazione. Fu un vero peccato perché poi in finale si conquistò il bronzo con 2.29. Ben consapevoli, però, che in Gran Bretagna non si doveva salire sul podio a tutti i costi, che era solo un’immensa occasione per fare esperienza e per competere con i big della disciplina nel contesto più importante e, soprattutto, che si arrivava all’appuntamento dopo sette mesi spinti a tutta per cercare il minimo (e con un lieve problemino fisico).

 

E ora cosa attendersi per il 2013? Semplicemente il salto definitivo di qualità per questo ventenne, una delle promesse più limpide della nostra atletica leggera. Le basi ci sono tutte. Diamone qualche spiegazione più approfondita.

Innanzitutto la grande motivazione che lo spinge ad andare avanti: traspare da ogni sua parola, da ogni suo movimento, da ogni sua dichiarazione, da ogni suo salto. Postare su Facebook un video di Ivan Ukhov, campione olimpico in carica, scrivendo “ti vengo a prendere” (citando così un celeberrimo film) non è da tutti. E non è frutto di stupidaggine e superbia, ma di semplice convinzione nei propri mezzi unita alla dote di “crederci sempre”. Tutto condito da molta umiltà.

Annoveriamo poi una grandissima serietà nel proprio lavoro, metodologico e ben costruito, che è però mista a quel giusto pizzico di follia e a quella sana incoscienza di un giovane atleta. Lui stesso dice che i saltatori sono un po’ pazzi: ci crediamo visti gli show che fa in pedana, ma sono proprio queste le cose che lo esaltano e lo spingono ancora più in alto.

Le qualità fisiche ci sono (anche se secondo lui non ha niente di eccezionale). Un dichiarato peso forma di 189cmx71kg non è niente male soprattutto per quanto riguarda l’altezza; qualche collega lo prende amorevolmente in giro sul peso, ma insomma va più che bene così.

Avrà poi un anno in più sulle spalle, sia dal punto di vista mentale che soprattutto esperienziale. Un anno in cui può lavorare parecchio, in cui c’è margine per elevare la propria crescita sotto le mani di un grande uomo. Beh, tutti i papà lo sono agli occhi dei figli ma Tamberi senior, ottimo saltatore negli anni ottanta, può offrire molto da allenatore a Gianmarco. Due anni e mezzo fa (mese più, mese meno) l’atletica era un mondo completamente lontano per il giovanotto che viveva nell’universo basket (e ogni tanto si concede ancora qualche partitella), ma il dna non si smentisce mai. I preziosi consigli di un atleta che sa a cosa si va incontro possono essere molto utili (e aggiungiamo un burlone come fratello, quel Gianluca che ci aveva fatto sognare col giavellotto e che ora manda in visibilio migliaia di donne con la sua bellezza da Mister Italia).

E poi non dimentichiamoci un’altra cosa importante: la gioventù. Solo venti primavere compiute: l’età è uno dei motori principali di questo sport (con le dovute eccezioni, sia chiaro).

Dal punto di vista tecnico evidenziamo una bella rincorsa e uno stacco eccellente che gli consente poi di inarcarsi al meglio. Qui stanno un po’ i suoi segreti. Se si fa tutto bene a terra, quando sei in aria allora viene tutto più facile. Se i passi e le falcate vengono al meglio, se si arriva sotto l’asticella con un’ottima velocità e una buona impostazione del corpo allora poi in volo devi correggere ben poco e si chiude l’esercizio al meglio. Per capire meglio può essere utile un video a cura del Centro Studi della Federazione: cliccate qui per vedere. E aggiungiamo come prova che si fa “valere” anche suoi 60hs: uno che fa 8.81 senza praticamente preparare la gara (tra l’altro con quel crono parteciperebbe ai campionati italiani) dimostra di sapere fondere corsa, salti e falcata nel migliore dei modi.

La progressione è eccellente. Serve mantenere un po’ più di concentrazione nei momenti cruciali e riuscire a risparmiare un po’ di energie. Le gare spesso possono essere lunghe (anche se sovente si cercano di accorciare diminuendo erroneamente il numero di salti). Deve cercare di sistemare un tallone d’Achille, cioè quel risentire eccessivamente i passaggi da una misura all’altra. Se si alza la quota anche di quattro centimetri da un momento all’altro, deve capire che il salto è comunque fattibile.

 

Prima missione per l’anno appena iniziato? Beh sicuramente il raggiungimento di quel record italiano che è ormai alla sua portata: serve aggiungerci solo due “piccoli” centimetri (non cosa facile sia chiaro). Il 2.33 è un muro assolutamente importante, uno scoglio che potrebbe seriamente proiettarlo nell’elite della specialità. Ripetendo costantemente quelle misure le soddisfazioni arriverebbero a grappoli.

Poi indubbiamente l’obiettivo più concreto della stagione sono i Mondiali di Mosca (10-18 agosto). Mancano otto mesi quindi non azzardiamo previsioni, però l’appuntamento è sul calendario…

 

Il sogno, sia chiaro, è Rio de Janeiro. I lavori per il Brasile sono già partiti. Perché là “andrò per puntare a qualcosa di molto importante, lo prometto”.

 

stefano.villa@olimpiazzurra.com

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