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Zurigo è il top: Donato vince, bene Bolt e Blake

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Per il terzo anno di fila Zurigo riceve la palma del meeting migliore della stagione. Per la terza volta la pista del Letzigrund ospita la prima delle due finali della Diamond League (il 7 settembre il secondo appuntamento è in programma a Bruxelles). In palio i primi diciannove diamanti (quattro carati del valore di 80000 dollari ciascuno). Un cast spettacolare: quattordici neo campioni olimpici (mancano solo Farah rimasto a casa per godersi le sue gemelline nate pochi giorni fa; Walcott, sparito dopo essersi messo al collo l’oro del giavellotto; Cakir; la Pearson rientrata in patria dopo l’infortunio e l’influenzata Zaripova), 64 medagliati, 11 iridati, 14 leader stagionali. Ci sono tutte lee premesse per una grande serata, ma il cielo non è d’accordo. Dopo un’estate torrida decide di spedire giù una fitta pioggia con annessi quattordici gradi di temperatura che rovinano tutte le prestazioni.

 

Per capire quanto faccia freddo basta guardare Usain Bolt ai blocchi di partenza. Il giamaicano si porta le mani alle braccia per scaldarsi mimando il gesto di chi prova i brividi. Ma chi lo ferma. Sui 200m esce male dai blocchi, poi si scalda con tre falcate, percorre la curva all’esterno e non al meglio, si presenta in testa sul rettilineo, allunga per poi controllare, guardarsi intorno, mollare negli ultimi dieci metri e ottenere un ottimo 19.66. Se ci fosse stata la serata adatta chissà dove sarebbe andato. La sua stagione sul mezzo giro di pista si conclude qui dopo il trionfo londinese…Fortuna che non si era allenato bene e avrebbe dovuto soffrire. Peccato essersi fatto sfuggire il prezioso che va al connazionale Nickel Ashmeade, oggi secondo in 19.85 e primo in graduatoria con 15 punti.

 

Impressiona ancora Yohan Blake. Questa volta, dopo Losanna, la battaglia ai punti e a distanza col Supercampione leggenda la vince ancora lui. Sui 100m (non validi come tappa della Diamond) il ventiduenne, con 0.4 m/s di vento contro, decide di far vedere ancora una volta di che pasta è fatto e fa capire che il futuro è tutto suo. Non si fa distrarre dalla partenza falsa di Tyson Gay, parte bene, si distende come meglio non potrebbe, il busto è sempre ben eretto, spinta e lanciato sono quasi al livello migliore e chiude in un eccellente 9.76, anche se questi ormai sembrano tempi da routine. Non fa meglio del 9.69 (personal best) di Losanna come sembrava aver promesso, ma questo era quasi scontato. Tra una settimana si scambierà le gare col compagno di allenamenti, prima di tornare insieme sull’isola. Nesta Carter è secondo in 9.95, sperando che possa iniziare al meglio il 2013.

 

L’appuntamento più atteso della giornata erano gli 800m. Il doppio giro della morte che vedeva finalmente al via David Rudisha dopo il trionfo in Gran Bretagna con il favolos record mondiale in 1:40.91, primo uomo sotto i 101 secondi. Il keniano era atteso da una riconferma e dal tentativo di abbassare quel limite, attorno all’1:40.50 per poi tentare di scendere sotto i fatidici cento secondi nel prossimo anno. La lepre c’era, e anche di spessore: il suo amico e connazionale Sammy Tangui, colui che l’accompagnato ai precedenti record in sette giorni tra Berlino e Rieti nel 2010. La condizione sembrava esserci visto che si è rilassato e preparato a Tubingen (Germania) in queste tre settimane. Ma niente da fare. Mancavano le condizioni climatiche. E, soprattutto, la sua forma fisica non è parsa delle migliori come invece aveva dichiarato alla vigilia. Tangui lo accompagna bene fino alla campanella (49.59 contro il previsto 48.5 per il primato) poi, quando il campione deve fare tutto da solo con la sua eleganza e la sua agilità, l’etiope Mohammed Aman, sua bestia nera (fu l’ultimo a batterlo), lo porta spalla a spalla nel rettilineo prima di infilzarlo, vincere in 1:42.53 e portarsi a casa pure il diamantone. Per il Masai solo 1:42.81 e pure la beffa di andare a casa senza nemmeno il premio.

 

Ma per il nostro Paese è festa grande. Fabrizio Donato è il primo italiano a vincere una tappa di questo circuito! Strepitoso, conferma il suo stato di grazia. È indubbiamente l’anno migliore della sua lunga carriera. Dopo il bronzo di Londra torna in pedana, nonostante qualche acciacco qua e là, con una schiena non completamente a posto. Ma i suoi trentasei anni sono sempre vogliosi. Un finanziere che si diverte nel salto triplo, che prova gioia ad allenarsi, che ogni giorno recupera stimoli. Dopo il commovente incontro con Beppe Gentile che ha predetto che potrà arrivare ai 18 metri(lo speriamo tutti), l’eterno ragazzo di Latina si regala un trionfo bagnato. Lo fa con una gara in crescendo, a riprova di una performance sul lungo di assoluto rilievo. Sempre quadrato, preciso, puntuale, gli errori non sono mai notevoli; certo il salto perfetto manca ancora e deve ritrovarlo, ma se le premesse sono queste si prospetta un grandissimo 2013. 16.43, 16.62, 16.60, 16.96, 16.98. Non basta ancora per superare il 17.16 di Chris Taylor. Il sesto e ultimo tentativo, però, è quello buono. Come i veri campioni che tirano fuori gli artigli nel momento giusto: ottimo nei suoi appoggi, corsa come piace a lui sebbene dovesse controllarsi vista la pioggia, bene nello stacco e nelle tre fasi prima di tuffarsi sulla spiaggia ed esultare per il 17.29, ottenuto sfruttando a pieno il metro e mezzo di vento favorevole. Basta per scavalcare il campione olimpico l’americano e riprendersi una piccola rivincita dopo tre settimane dalla serata di Londra.

Fabry è pure secondo nella speciale classifica di Diamond partecipando a una sola tappa, dietro al dominatore della stagione: questi sono i paradossi del circuito che lascia perplessi tutti gli addetti ai lavori. Delude Daniele Greco che, dopo il quarto posto a cinque cerchi, non riesce a riconfermarsi. Non è ancora in grado di azzeccare due gare sullo stesso livello. Due nulli iniziali, poi due salti “normali” che trovano l’apice nel 16.34 finale: quinta piazza. Se riuscirà a migliorare tecnicamente la rincorsa e riuscirà a calmarsi dal punto di vista nervoso, il pugliese avrà un grandissimo futuro davanti a sé. In gara c’era anche Fabrizio Schembri a conferma di una grande scuola italiana almeno in questa disciplina. Chiude settimo col 16.24 ottenuto alla seconda prova.

 

Una mezza infortunata Shelly-Ann Fraser-Pryce batte Carmelita Jeter nei 100 metri portando lo score degli scontri diretti stagionali sul 4-2: l’olimpionica giamaicana vince con un ottimo 10″83 davanti alla rivale (10″97) che l’aveva sconfitta nelle ultime due uscite a Losanna e Birmingham e si porta a casa il prezioso. Nelle occasioni importanti ha sempre trionfato.

Festa di compleanno rovinata per Felix Sanchez. Il dominicano, che a Londra ha commosso il mondo con le lacrime di gioia dopo il sorprendente oro nei 400 ostacoli, è solo quarto nei giorno del suo 35esimo compleanno: a precederlo un altro “vecchietto”, Angelo Taylor, primo in 48″29. Diamante al portoricano Culson, dominatore delle prove del circuito.

Nel giro di pista Sanya Richards-Ross vince in 50″21 davanti ad Amantle Montsho, alla quale basta il secondo posto per portare a casa i diamanti della Diamond League.

Sandra Perkovic vince facilmente nel disco con 63.97 col conseguente diamante dopo una stagione in cui ha perso solo una gara! La imita il francese volante Renaud Lavillenie che conquista la sua terza Diamond League: a Zurigo gli basta un 5.70 per battere la concorrenza. Tremila siepi donne all’etiope Diro Neda (9:24.97) dopo la squalifica dell’Assefa che per un momento aveva sognato il diamante, visto che la favorita Milcah Chemos era finita decima e zoppicante dopo essere inciampata in una barriera cadendo a pelle d’orso: niente da fare il prezioso rimane alla keniana.

Deludente salto in alto dopo la super prestazione di Losanna, ma la pedana era veramente disastrosa. Vince Ivan Ukhov con 2.31, mentre il diamante va al britannico Robbie Grabarz, rivelazione della stagione.

Uno straordinario Tero Pitkamaki vince nel giavellotto con 85.27 e accresce il suo rimpianto per essere arrivato al top della condizione a Giochi fatti. Diamante per il ceco Vesely.

L’argento di Londra Yelena Sokolova fa suo il lungo con 6.92, ma il diamante era già suo da un pezzo.

In chiusura di serata gli Stati Uniti (con Gay e Bailey) vincono la 4×100 in 38″02. Italia settima in 39″56 con Collio, Riparelli, Marani e Cerutti.

 

Arriva anche un’altra vittoria azzurra. La firma Jose Reynaldo Bencosme nei 400m ostacoli. Peccato siano quelli giovanili. Il piemontese, però, dopo la partecipazione olimpica fa capire che c’è. Il talento è immenso. 49.58 con parecchi errori tecnici, con un approccio alle barriere che fatica ancora parecchio, con una corsa che si fa pesante in alcuni punti. I margini di miglioramento sono davvero immensi. Se il ventenne lavorerà bene in inverno lo ritroveremo in grado di ben figurare a grandi livelli.

 

Bella prova di Perco, Moretti e Massimi nella sempre spettacolare, e troppo poco praticata, staffetta all’americana (3000m con cambi tra gli atleti ogni 200m). Chiudono secondi in 6:27.37 dietro alla Norvegia (6:27.02).

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