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Pallavolo

Impresa dell’ItalVolley: 3-0 a USA ed è semifinale!

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Un dominio. Dall’inizio alla fine. Incontrastato. Stupendo. Da standing ovation. Questa è l’Italia che ci piace. Questa sono i ragazzi che conosciamo. Questo è il sestetto capace di sorprendere. Di stupire. Dopo la partitaccia con la Bulgaria con mille ombre, oggi pomeriggio un sestetto magistrale, da antologia del volley, si trasforma, tira fuori la propria cattiveria e gioca uno dei match più belli dell’era Berruto. Dominati gli Stati Uniti, attaccati al loro collo con rabbia. Grinta. Cuori. Da veri aguzzini. Da vampiri per succhiare tutto il loro sangue, la loro anima, la loro voglia di bissare il successo di Pechino. I campioni olimpici a casa. Sembravano tornati sui loro livelli dopo un quadriennio non idilliaco. Quelli che alla vigilia dovevano stritolarci, spaccarci le ossa e mangiarci in un sol boccone. Niente da fare- Esce un 3 a 0 (28-26; 25-20; 25-20) da stropicciarsi gli occhi. No, non è una barzelletta. È un sogno. Che si avvera. Un arcobaleno che squarcia il cielo azzurro londinese, che tinge la strada col tricolore. Limpida. Nitida. Patinata. Ben segnalata per guidarci alla semifinale, la quinta consecutiva, di dopodomani di fronte al grande Brasile che si è sbarazzato facilmente dell’Argentina. Senza Vissotto stiratosi contro gli odiati rivali. Per la rivincita di quella sciagurata finale di Atene. Per la vendetta. Per volare a disputare un nuovo atto conclusivo a cinque cerchi. Non saremo i migliori tecnicamente. Non saremo i più belli. Avremo una tattica elementare. Ma tutto funziona per il meglio. Gli ingranaggi sono oliati. Quello che conta è fare poche cose, ma farle meglio degli altri. La filosofia del nostro coach è stata applicata alla perfezione in novanta minuti di apoteosi continua.

 

Team USA è stato inesistente. Le loro stelle non hanno brillato. Le strisce che ci avevano promesso di farci si sono materializzate solo nelle loro teste. Perché ad asfaltarli ci hanno pensato dodici uomini fantastici. Otto al debutto in un quarto di finale a cinque cerchi che non hanno risentito la benché minima emozione. Condizione perfetta, forma esaltante, tutto a puntino. Al momento giusto, nel posto giusto. A molti sono sembrati una bestemmia gli allenamenti continui di quest’estate con poche partite ufficiali. Eccoli i risultati. Servivano solo alcuni incontri per ritrovarsi. La pool è servita a quello. Da quarti per battere i primi dell’altro girone. Un numero mai uscito nella storia olimpica. Da cuori che palpitano, da emozioni che trasudano da tutti i pori.

 

Ci arriviamo trascinati da un immenso Zaytsev. Lo Zar di Roma prende in mano i compagni, li guida con delle serie in battuta impressionanti (il servizio è stata la vera chiave dell’incontro e sono arrivati anche 9 aces) a termine del primo e del secondo parziale. Conclude uno dei match più importanti della sua giovane carriera concluso con 16 punti all’attivo. Il vero trascinatore. Una locomotrice. Butta giù delle meteoriti allucinanti, da spaccare le mani alla difesa avversaria. Suxho e compagni vanno in crisi, mollano a muro sotto i colpi delle nostre bande, sono sempre disordinati con mani troppe aperte. In ricezione non riescono a tirare su moltissimo. Un invito a nozze per capitan Savani che chiuderà da top scorer (19 centri) attaccando da qualsiasi zona. Dietro dei numeri del genere ci deve essere per forza un grande palleggiatore. Parte del successo è infatti merito di Travica, capace di variare continuamente il gioco, di alzare palloni in qualsiasi zona. Pipe, primi tempi, pallonetti personali. Un bagaglio tecnico di tutto rilievo.

Nemmeno un arbitro che ha valutato fuori un servizio nettamente dentro il campo consegnando un set point agli americani è riuscito a scalfire la sicurezza azzurra. A quel punto hanno mostrato una grande tenuta mentale, non hanno perso la compattezza e la fiducia, hanno avuto la forza di annullare ben tre palle set, riuscendo a concretizzare alla prima possibilità.

 

Non è stata una passeggiata. Ma poco ci è mancato. O meglio: a renderla tale ci hanno pensato i ragazzi. Stanley non è riuscito ad esprimersi sui suoi standard (16 punti, unico in doppia cifra). Gli attacchi di Priddy sono stati arginati senza grossi problemi. Il muro di Holmes è stato prontamente annullato. I boys di Knipe chiuderanno sì con dieci blocchi contro gli otto azzurri, ma il fondamentale italiano è stato molto più reattivo, capace di aiutare tutta la seconda linea. Bari-Giovi. Che coppia di liberi. L’idea di Berruto di variare a seconda della fase di difesa e di attacco trova la sua massima realizzazione. Mastrangelo è Tower of London. Di lì non si passa. Alcune tiri incrociati sono micidiali. E spetterà a lui l’onore di chiudere l’incontro. A fargli compagnia un buon Birarelli, rientrato a pieno regime dopo alcuni stop, che prende il posto di Fei all’inizio del secondo parziale. Alessandro è stato tenuto in panchina probabilmente pronto a sostituire Lasko, unica nota leggermente stonata di un pomeriggio idilliaco.

 

Orgoglio, coraggio, cattiveria, fantasia. Quattro ingredienti per un’unica ricetta. Per servire al meglio il menu. Per apparecchiare al meglio la tavola con i verdeoro. Alla ricerca di un altro sogno. Ancora più bello: la caccia alle terza finale olimpica… Ora sono consci dei loro mezzi, hanno vinto una gran partita. Possono tutto. Contro tutti.

 

stefano.villa@olimpiazzurra.com

(foto FIPAV)

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