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Ciclismo

Alexander Vinokourov, un eroe del tempo moderno

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LONDRA – 4 chilometri dal traguardo, il miglior posto sul percorso che abbiamo trovato. Con Andrea Ziglio e Francesco Caligaris ci appostiamo davanti ad un negozio di televisori, che trasmette integralmente la gara. Manca tanto, tantissimo al traguardo. Si stringe amicizia con tifosi che vengono da tutto il mondo, si parla della gara, ma non solo. E’ la magia olimpica. Il plotone, nel contempo, si avvicina.

Le speranze per l’Italia sono poche, ma rimangono nella nostra mente e sulla nostra bocca. Il nome più ricorrente è quello di Paolini. Quando si sgancia la fuga decisiva, neppure ci accorgiamo che c’è dentro Vinokourov. Troppa concitazione in un Paese che ha scoperto Mark Cavendish e il ciclismo su strada. Un’epidemia, che porta tutti a parlare di “Cav” e “Brad”.

La caduta di Cancellara porta via il sorriso. Un corridore immenso, che quantomeno si sarebbe meritato la medaglia olimpica. Uno che non ha paura di attaccare. Invece è per terra. Quando si rialza il braccio destro sembra dolorante, lo stesso della clavicola fratturata al Fiandre.

Musi lunghi. Gli inglesi per Cavendish, ormai lontano dalla medaglia, gli altri per la locomotiva di Berna. Tempo poche migliaia di metri e il sorriso si riaccende. Dalla televisione si vede fuoriuscire una maglia azzurra. Le scarpe, ammirate durante tutto il Tour de France, non lasciano dubbi sull’identità del corridore: Alexander Vinokourov.

A quasi 39 anni il kazako è ancora lì, a lottare per la vittoria più importante, l’oro olimpico. Con lui solo il colombiano Uran. Non hanno mai troppo vantaggio sul gruppetto che insegue, però l’esito sembrava scontato. Arrivano, dopo troppa attesa, davanti a noi. Il cuore sospinge le parole: ” VAI VINO, VAI VINO! VINOO!”.

Un attimo e dentro, per vedere l’arrivo. Gli ultimi 4 km di una carriera incredibile. Ma l’incredibile deve ancora accadere. Il “The Mall” si avvicina sempre di più per la coppia al comando. 1km. 500 metri. 250 metri. 200 metri. Uran, in prima posizione, si gira verso sinistra. Vinokourov è a destra, sfrutta l’attimo buono per lanciare la volata. Tempo che il giovane corridore del Team Sky si accorge, Vino è già avanti 10 metri, grazie ai quali riesce a tagliare il traguardo a braccia alzate.

E’ la fine. Ma che fine. Una carriera straordinaria, anche se macchiata da una squalifica per doping. Dopo la caduta Vinokourov è stato in grado di rialzarsi andando a cogliere i successi più importanti della carriera, ma non solo. Con l’incredibile voglia di attaccare che lo ha sempre contraddistinto, è entrato nel cuore dei tifosi, nonostante la sua carriera sembrasse finita nell’ormai lontano 2006.

Non solo una volta il ritiro è sembrato vicino. Lo scorso anno al Tour un femore fratturato sembrava la fine di tutto. La fine, poi il secondo ritorno. Per tornare a vincere, e chiudere nella maniera più bella possibile. Per uno che non ha mai mollato, che non molla mai, che non mollerà mai. Grazie di tutto Vino, non ti dimenticheremo mai.

gianluca.santo@olimpiazzurra.com

foto: smh.com.au

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