Seguici su

Ciclismo

Pagelle Giro d’Italia 2024: Tiberi ci ridà speranza, Pellizzari ricorda Aru, onore a Pozzovivo

Pubblicato

il

Giulio Pellizzari
Pellizzari / Lapresse

PAGELLE GIRO D’ITALIA 2024

Ventesima tappa, sabato 25 maggio 

Tadej Pogacar, 10: lo aveva annunciato e chiaramente non ha deluso le attese. Troppo superiore, ha vinto un Giro d’Italia senza incontrare avversari all’altezza. Al Tour de France il discorso potrebbe cambiare con i vari Evenepoel e Roglic, anche se le incognite sulla condizione di Vingegaard sembrano strizzare l’occhio allo sloveno.

Valentin Paret-Peintre, 7: aveva vinto a Bocca della Selva, ma il secondo posto odierno vale molto di più, perché maturato non grazie ad una fuga, ma al termine della tappa regina del Giro d’Italia. Il francese si conferma un buon scalatore.

Daniel Martinez, 8,5: tocca l’apice della carriera e chiude al secondo posto un Giro d’Italia in cui non ha mai avuto un attimo di cedimento. Certo il distacco di 9’56” da Pogacar la dice lunga su quanto fuori portata fosse la maglia rosa…

Geraint Thomas, 7,5: oggi festeggia 38 anni. Non è più quello che vinse il Tour nel 2018, tuttavia festeggia il quinto podio della carriera in una corsa a tappe di tre settimane. Un corridore che ha dato il meglio oltre le 30 primavere.

Ben O’Connor, 7,5: superati i malanni che lo avevano condizionato tra Livigno e Santa Cristina, oggi torna competitivo e salva una quarta posizione nel complesso meritata, ottenuta senza guizzi, ma con tanta regolarità.

Antonio Tiberi, 8: c’è ancora speranza per il ciclismo italiano. Al debutto chiude in quinta posizione al Giro (Nibali giunse 19°) e conquista la maglia bianca: l’ultimo azzurro a riuscirci fu Fabio Aru nel 2015. Senza la doppia foratura di Oropa, probabilmente sarebbe sul podio. Ha accusato un’unica giornata storta a Livigno, dove comunque si è gestito ed ha limitato i danni. A cronometro va molto forte, in salita è regolare, nella terza settimana ha dimostrato di andare in crescendo di forma. Cosa gli manca? Il cambio di ritmo, esplosività ed esperienza. Ora il futuro è nelle sue mani: se vorrà compiere il definitivo salto di qualità, dovrà lavorare con umiltà per compiere un passetto per volta, anno dopo anno. Proprio come fece Vincenzo Nibali. Ad ogni modo, adesso un corridore da corse a tappe finalmente lo abbiamo. Non è poco, considerando gli ultimi anni da cui arriviamo.

Thymen Arensman, 5: aveva iniziato male il Giro ad Oropa e lo ha concluso staccandosi sul Monte Grappa. Ancora tanti, troppi alti e bassi per l’olandese, che dovrà decidere cosa fare del proprio futuro: gregario di lusso in salita o uomo di classifica?

Giulio Pellizzari, 8: se Tiberi, per caratteristiche, ricorda Vincenzo Nibali, il 20enne marchigiano è invece uno scalatore puro che, alle nostre latitudini, non si vedeva da Fabio Aru. Oggi ha letteralmente dato spettacolo attaccando sulla prima scalata del Monte Grappa. Le qualità di questo ragazzo sono davvero sconfinate. Nel 2025, con il passaggio nel World Tour, dovrà lavorare sul tallone d’Achille della cronometro, dopo aver già risolto il problema della discesa. Ripetiamo quanto già affermato: sarebbe un delitto se questo ragazzo non diventasse un corridore in grado di giocarsi stabilmente il podio nei Grandi Giri.

Filippo Zana, 5: la top10 sfuma proprio nell’ultimo tappone. Va in crisi sin dalla prima scalata al Monte Grappa e arriva al traguardo con quasi 10 minuti di ritardo. L’11° posto finale sa di beffa, tuttavia la sensazione è che abbia affrontato questa Corsa Rosa con una responsabilità troppo grande. Stiamo parlando di un ragazzo che ha la propensione migliore come cacciatore di tappe.

Lorenzo Fortunato, 5: è arrivato al Giro in discreta forma, sugli Appennini ha retto abbastanza bene, anche se qualche crepa si era già intravista. Poi le Alpi hanno presentato il conto. Altro corridore più adatto alle fughe che alla classifica generale.

Davide Piganzoli, 6: al debutto chiude in tredicesima posizione, non male. Rispetto a Tiberi e Pellizzari sembra però ancora molto indietro in termini di maturazione. Un dato ci lascia perplessi: non ha incantato né a cronometro né in salita, dunque non si è ancora capito quale sia il suo punto di forza.

Domenico Pozzovivo, 7: onore a questo eterno ragazzo che, a 41 anni, non solo porta a termine il Giro d’Italia, ma lo fa anche in una più che dignitosa ventesima posizione.