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Nuoto, Adam Peaty lontano anni luce dal dominatore che fu. Qin Haiyang sembra difficilmente attaccabile

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Adam Peaty
Peaty/Ipa

Una delle immagini che porteremo con noi di questo Mondiale è la chiacchierata post gara tra Nicolò Martinenghi ed Adam Peaty. Quello che un tempo era l’idolo inarrivabile, il tabu insormontabile, adesso dà l’appuntamento al rivale e amico per il Sette Colli di Roma, dopo aver subito la prima sconfitta dall’italiano in uno scontro diretto in vasca lunga. Non aveva certo bisogno di perdere per dimostrare la sua umanità, il campione britannico. Negli ultimi anni i trionfi sono diventati elemento marginale della sua vita ma lui di quella piscina che lo ha fatto diventare il numero uno al mondo non può farne a meno e quando hai toccato il fondo e inizi a risalire, anche un terzo posto in un Mondiale un po’ così può farti sorridere.

Adam Peaty non è, e forse non sarà più, quel marziano capace di volare sull’acqua, di infrangere il fronte liquido come se fosse aria. La stanchezza, la fatica, la scarsa brillantezza durante un 100 rana erano tutte sensazioni che non gli sono appartenute. Oggi ha dichiarato candidamente, dopo la finale dei 100 rana, che ha sofferto i tre turni, che non è abituato, lui che restava sotto i 58″ anche in batteria, prima di ritoccare a più riprese il record mondiale.

Il nuoto sa esaltare ma è anche ciambella di salvataggio e oggi quel bronzo che potrà sembrare insignificante ai più, che scorreranno la lista infinita dei suoi trionfi, ha un significato particolare. E’ l’inizio di una nuova era, che forse non porterà più vittorie con tempi stratosferici ma che, con la fatica e con il sudore, si spera tenga lontano Adam Peaty dal buio, quel buio che ti fa aprire e scolare una bottiglia di liquore, dal buio che si chiama comunemente depressione e che non deve più tornare a bussare a quella porta.

Per questo oggi Adam Peaty ha vinto la sua gara e magari, dall’altra parte del mondo, un signore chiamato Qin avrà dato un’occhiata, dall’alto della sua forza e potenza: da una parte si sarà detto che, con questi tempi, potrà dormire sonni tranquilli in prospettiva Parigi, dall’altro l’idea di avere magari nella corsia a fianco un Adam Peaty ritrovato e con sei mesi in più di lavoro in corpo, potrà creare un pizzico di ansia, da scacciare subito perchè, se Qin è quello dello scorso anno, la partita è già chiusa e Parigi potrebbe essere teatro del passaggio di consegne.

Il Sette Colli, però, un mese prima dei Giochi potrebbe essere il posto giusto per fortificare fisico e mente per uno come Peaty che ha designato l’Italia come sua seconda casa. A Roma il britannico capirà molte cose, se crederci o no nel terzo trionfo a Cinque Cerchi: se ha avuto senso ripartire da zero lo ha già capito.