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Nuoto, medaglie italiane solo dagli uomini ai Mondiali? Un problema molto europeo…

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Numeri che hanno un significato. Il 2022 è stato un anno molto particolare per il nuoto dal momento che gli atleti si sono dovuti impegnare in tre manifestazioni di un certo peso: Mondiali ed Europei in vasca lunga a Budapest (Ungheria) e Roma; Mondiali in vasca corta a Melbourne (Australia).

In queste competizioni l’Italia si è confermata una potenza assoluta, giungendo terza nel medagliere in entrambe le rassegne iridate e primeggiando a livello continentale nella manifestazione del Foro Italico. Analizzando però i dati, si evince come l’apporto delle donne del Bel Paese, specie a livello mondiale, non sia allo stesso livello degli uomini.

Con l’uscita di scena di Federica Pellegrini, si evidenzia questo aspetto. Certo, ci sono validissime punte come Simona Quadarella e Benedetta Pilato e una buona profondità nella rana, considerando anche Arianna Castiglioni, Martina Carraro, Lisa Angiolini e Francesca Fangio, ma è chiaro che il confronto rispetto agli uomini è impietoso in termini di medaglie.

Un problema? Si potrebbe discutere sui criteri di selezione con standard troppo impegnativi tali da tagliar fuori, come nel caso dei Mondiali in corta, alcune atlete giovani interessanti, ma nello stesso tempo Cesare Butini nel corso degli Assoluti invernali aveva chiarito come il contingente in Australia sarebbe stato meno numeroso del solito anche per questioni “logistiche”.

Alla fine della fiera, a livello individuale, nei Mondiali 2022 in vasca lunga sono state Quadarella (bronzo negli 800 sl) e Pilato (oro e argento nei 50 e 100 rana) a salire sul podio, mentre a Melbourne c’è stato solo l’argento di Sara Franceschi nei 400 misti.

La questione “rosa”, però, non tiene banco solo in Italia, ma è una criticità squisitamente europea. Se è vero che in queste rassegne l’assenza di russi e bielorussi (per le note vicende legate al conflitto in Ucraina) si è fatta sentire, lo sono altrettanto le percentuali di medaglie vinte tra uomini e donne per atleti del Vecchio Continente molto sbilanciate in favore del mondo maschile.

Di seguito i numeri:

MEDAGLIE MONDIALI BUDAPEST 2022 INDIVIDUALI

Donne europee: 25% circa

Uomini europei: 42% circa

MEDAGLIE MONDIALI MELBOURNE 2022 INDIVIDUALI

Donne europee: 24% circa

Uomini europei: 44% circa

Da questi dati si può evincere che ci sia un discorso di allenamento/preparazione da valutare in ambito femminile in cui forse si è rimasti indietro rispetto al resto del mondo, specialmente Stati Uniti, Australia e Canada che tra le donne dominano. Vedremo se questa tendenza proseguirà anche nel 2023 visto che in ottica Parigi 2024 potrebbe pesare.

Foto: LaPresse