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Biathlon, l’Italia esce da Hochfilzen rassicurata e consolidata. Gli azzurri sono e saranno protagonisti

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La Coppa del Mondo di biathlon ha abbandonato la Finlandia per trasferirsi in Tirolo, dove negli ultimi giorni sono andate in scena le gare di Hochfilzen. Un solo podio per l’Italia, a differenza dei tre di Kontiolahti, ma ci sono comunque motivi di soddisfazione. In generale, in chiave azzurra si è assistito a un consolidamento dei valori emersi al Nord.

DONNE – VITTOZZI SUPERA LA CONTROPROVA

Complessivamente Lisa Vittozzi e Dorothea Wierer si sono confermate al vertice del circuito. La sappadina ha perso il pettorale giallo conquistato in Carelia, ma la stagione è ancora lunga e i conti si faranno alla fine. La ventisettenne di scuola friulana ha ribadito viepiù di essere una delle candidate alla Sfera di cristallo, mostrando peraltro i muscoli nel poligono a terra della sprint.

Ha infatti saputo mandare a centro tre proiettili dopo aver sbagliato i primi due colpi. Non si avrà mai la certezza, ma ragionando per sensazioni, il passato inverno una sessione partita così malamente sarebbe verosimilmente evoluta in un “4” se non addirittura in un “5”. Invece giovedì Vittozzi è riuscita a contenere i danni. Se, per certificare il pieno recupero di Lisa, serviva una controprova sotto pressione, questa è arrivata ed è stata superata.

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Per quanto riguarda Wierer, invece, non c’è niente di nuovo. Lei è lì, presente nei quartieri nobili delle classifiche. Fa il suo, al momento senza brillare particolarmente. Ci sta. Si è detto in sede di presentazione della stagione come la trentaduenne altoatesina sia ormai entrata nella fase della carriera del “tutto è guadagnato”. Dunque, qualsiasi performance va presa come viene, a maggior ragione se è di buona qualità.

A proposito di qualità, c’è ragione di essere soddisfatti per quanto espresso da Samuela Comola e Rebecca Passler, le quali hanno ribadito il valore già emerso in terra finlandese. Nell’attuale Coppa del Mondo, priva delle nazioni dell’Est, valgono comodamente la parte bassa della zona punti in ogni gara.

L’Italia ha, insomma, quattro donne fra le prime quaranta del mondo. Una situazione che, unita all’esilio di Russia e Bielorussia, riapre prospettive interessanti anche in staffetta. Il quartetto azzurro al completo può sempre dire la propria per il podio, se non addirittura per la vittoria. Se ci si confronta con Svezia, Francia, Germania e una Norvegia dimezzata si può pensare in grande, come accaduto ieri.

L’unico neo su un volto dall’espressione rassicurante è rappresentato da un’altra prestazione negativa di Michela Carrara, che non solo ha nuovamente mancato la zona punti, ma stavolta non è neppure riuscita a qualificarsi all’inseguimento. Il passo sugli sci non è neppure malvagio, ma con la precisione espressa sinora (71,7% nelle gare individuali) non c’è modo di essere competitive nel massimo circuito.

Questa settimana a Le Grand Bornand non ci saranno staffette e, al contempo, è prevista una tappa di Ibu Cup. Pertanto, alla luce della situazione, potrebbe essere interessante effettuare un confronto diretto in Val Ridanna. Se ci sono sei posti disponibili, allora forse la soluzione auspicabile sarebbe quella di riproporre le tre donne già schierate in ambito cadetto a Idre (Hannah Auchentaller, Beatrice Trabucchi, Eleonora Fauner), affiancando loro “l’usato sicuro” Federica Sanfilippo, il “nuovo che avanza” Sara Scattolo (reduce da una brillante tappa di Ibu Cup junior) e, appunto, Carrara.

Non è detto si agisca in tale direzione. Sia perché il circuito giovanile sarà a sua volta di scena a Obertilliach, sia perché la gestione di un movimento ha talvolta dinamiche complesse e tempistiche non immediate. Cionondimeno, la mossa di cui sopra sarebbe l’ideale per salvaguardare il principio della meritocrazia e per capire chi, in caso di defaillance di uno degli pneumatici della trazione 4×4, possa rappresentare la “ruota di scorta” più solida.

UOMINI – GIACOMEL E LE 6 “P”

Anche in campo maschile, a dispetto del moltiplicarsi delle magagne, ci possono essere motivi di fiducia. Agli acciacchi di Lukas Hofer, che deve ancora cominciare il suo 2022-23, si è infatti sommato il malanno di cui è stato vittima Patrick Braunhofer, reduce da prestazioni interessanti a Kontiolahti. Dunque il movimento azzurro si è presentato a Hochfilzen privo di due dei propri quattro uomini più competitivi, facendosi tuttavia valere.

In particolare Tommaso Giacomel ha ribadito di essere una promessa oltremodo interessante. Il potenziale del ragazzo è risaputo, perché ci troviamo al cospetto di un atleta con la possibilità di scrivere paragrafi, se non addirittura pagine, di storia del biathlon italiano. Chiaramente tutto passa dalla precisione al poligono, che quando è elevata permette al ventiduenne di far breccia nei quartieri nobili delle classifiche. Il sesto posto nell’inseguimento domenicale non è un risultato casuale e il primo podio della carriera è solo questione di tempo.

Quanto? Impossibile dirlo. Le parole chiave cominciano tutte con la lettera “P”. Promessa, potenziale, precisione, poligono, podio. Ne va aggiunta una sesta con la medesima iniziale. Pazienza. In un contesto dalla competitività esasperata come quello dell’attuale biathlon maschile non si può pretendere di avere tutto e subito. Hochfilzen dovrebbe rassicurare anche gli scettici in merito alle prospettive di Giacomel.

Il discorso vale, con le debite proporzioni, anche per Didier Bionaz. Se chi si occupa di biathlon ci ha visto qualcosa, evidentemente qualcosa c’è. Non tutte le parabole agonistiche sono fatte con lo stampino, di conseguenza c’è chi ha bisogno di più tempo per tirare fuori tutte le risorse di cui è dotato. Serve pazienza, appunto. La squadra è giovanissima.

Si può a ragion veduta definire “incoraggiante” la seconda uscita di David Zingerle e l’esordio assoluto di Daniele Fauner. Entrambi hanno mancato per un solo bersaglio la qualificazione all’inseguimento, disputando poi una solida frazione in staffetta. Non si può pretendere la Luna da due ragazzi letteralmente alle prime armi nel massimo circuito, del quale devono ancora prendere le misure. Aver dimostrato di poter già valere le prime 60 posizioni in una sprint è quanto poteva essere chiesto loro in questo momento. Hanno risposto affermativamente e va bene così.

Foto: La Presse