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‘Ambesi Winter Corner’: “Alena Kostornaia sensazionale! Yuzuru Hanyu può ribaltare la situazione”

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La nona puntata di Ambesi Winter Corner, la rubrica di approfondimento e analisi tenuta in collaborazione con Massimiliano Ambesi, storica voce e opinionista di Eurosport, verte principalmente sul pattinaggio di figura, ma va a toccare anche i tanti risultati di peso ottenuti dagli azzurri nella scorsa settimana. Dallo snowboard al pattinaggio di velocità, passando per biathlon e short track.

Massimiliano, cominciamo con una delle tre rubriche nella rubrica. A tuo modo di vedere, chi è stato l’ATLETA DELLA SETTIMANA?
“Tutta la vita Alena Kostornaia, perché nella finale del Grand Prix di Torino è uscita netta vincitrice dalla gara con il livello tecnico più alto mai vista nella storia della disciplina, concedendosi anche il lusso di stabilire il nuovo primato mondiale. È, peraltro, verosimile che nella somma delle componenti del programma possa effettuare un ulteriore passo avanti in grado di consentirle di ottenere più di 250 punti in una gara priva di sbavature e tutto questo senza eseguire salti quadrupli.
Attualmente, rappresenta la migliore sintesi tra padronanza tecnica e qualità artistica.
L’unico piccolo neo della finale è stato rappresentato dall’avere perso l’imbattibilità stagionale su ogni singolo segmento di gara. Nel programma libero è stata infatti preceduta di un’incollatura dalla compagna di allenamento Anna Shcherbakova. In tal senso, è stato determinante in negativo la combinazione triplo axel+doppio toeloop, completata con una qualità inferiore rispetto al NHK Trophy di qualche settimana fa. In ogni caso, Alena ha migliorato i primati personali in ogni segmento di gara disputato, TES o PCS non fa differenza, fatto che a bocce ferme ha del clamoroso perché, ora si può anche dire, ha gareggiato con un problema dall’entità non chiara a una tibia.
La vittoria della finale del Grand Prix, le garantirà probabilmente il posto per Campionati Europei e Campionati Mondiali al di là di quanto succederà nei Campionati Nazionali”.

Mi sorge spontanea una domanda, se vuoi banale. Chi può provare a batterla?
“Ci sono tre pattinatrici che hanno le carte in regola per giocarsela ad armi pari, qualcuna nell’immediato e qualcuna nel futuro. Per quanto riguarda il futuro, non si può non menzionare la giapponese Rika Kihira, che però ha bisogno di recuperare la piena integrità fisica e, di conseguenza, il triplo lutz forzatamente accantonato. A breve termine, invece, Anna Shcherabakova e Alexandra Trusova, precedute nell’ordine da Kostornaia in occasione della finale del Grand Prix e pronte a prendersi la rivincita negli imminenti Campionati nazionali di fine dicembre.
Le altre pattinatrici per un motivo o per l’altro sono due gradini abbondanti al di sotto come dimostrato non solo dalla finale del Grand Prix, ma dall’andamento della stagione in cui le tre allieve di Eteri Tutberidze hanno annichilito la concorrenza in ogni contesto.
Ovviamente, merita una menzione lo staff diretto dall’allenatrice di origine georgiane perché ha stabilito una lunga serie di record, che, d’ora in avanti, potranno essere solamente eguagliati”.

Visto che abbiamo aperto con il pattinaggio di figura, restiamo sull’argomento. Un tuo commento sui risultati delle altre gare delle finali di Grand Prix andate in scena a Torino?
“Abbiamo assistito a quattro gare con successi piuttosto netti, al di là dei distacchi finali. Nelle competizioni in singolo, la vittoria è andata a pattinatori, Kostornaia e Chen, che hanno realizzato ogni elemento pianificato migliorando il primato mondiale. Nella danza e ancora più tra le coppie di artistico, si sono imposti gli indiscussi favoriti della vigilia, Papadakis/Cizeron e Sui/Han, malgrado qualche imperfezione qua e là. Il segmento di gara più problematico si è rivelato la Rhythm dance, nel corso della quale si percepiva la tensione dei partecipanti, ma tutto è tornato alla normalità nella danza libera”.

Non ne hai fatto accenno, ma io vorrei sapere qual è la tua opinione in merito alle numerose lamentele che si sono lette riguardo i punteggi della gara maschile. Che idea ti sei fatto al riguardo?
“Innanzitutto, Nathan Chen è un degno vincitore della finale e ha meritato sul campo il risultato, ma non vale i punteggi ottenuti. In questo momento, c’è un chiaro problema nell’attribuzione del grado di esecuzione e nella valutazione delle componenti del programma. Più salti quadrupli non può significare in automatico PCS più alto e soprattutto in assenza dei requisiti richiesti non è possibile assegnare un grado di esecuzione sovradimensionato agli elementi di salto, ma non solo. L’attuale sistema di punteggio non può più stare in piedi in questi termini. Non ne faccio solo un problema di sproporzione tra punteggio tecnico e componenti del programma, fatto noto ai più, ma ritengo che la situazione sia oltremodo peggiorata con il cambiamento nell’attribuzione del GOE stabilito all’inizio di questo quadriennio olimpico.
A mio avviso, il regolamento attuale non viene applicato nel modo corretto perché nessun giudice, e sfido chiunque a dimostrare il contrario, è in grado di valutare in tempo reale o quasi i tanti elementi dei programmi facendo preciso riferimento ai sei bullets previsti e alle eventuali detrazioni da applicare, senza dimenticare che in contemporanea è necessario occuparsi anche delle cinque voci delle componenti del programma.
Con questa affermazione non voglio intendere che i giudici non siano all’altezza, ma semplicemente che l’attuale sistema di assegnazione del GOE non sia applicabile in un lasso di tempo ristretto. L’esempio in tal senso è rappresentato da qualsiasi segmento di gara di questa stagione. Invito tutti a mettere a confronto i quadrupli salchow eseguiti da Hanyu e Chen nel programma libero di Torino, salti che hanno inspiegabilmente ottenuto il medesimo GOE.
Quindi, se per motivi che ritengo comprensibili non è possibile applicare il regolamento così come è stato congeniato, forse sarebbe il caso di pensare a qualcosa di differente in maniera tale che tutti si possano regolare di conseguenza evitando che si perda credibilità.
Ovviamente, parto dal presupposto che non ci sia malafede anche se, dopo avere visto all’opera una serie di figure, il dubbio mi viene. In ogni caso, faccio in modo di togliermelo e vado avanti seppure con tante perplessità.
Occorrono dei correttivi e sono necessari al più presto, ma non sono convinto che chi di dovere sia in grado di intervenire”.

Se mi rispondi così, allora non posso non chiederti se Yuzuru Hanyu può battere un Chen che di fatto porta a caso ogni elemento pianificato.
“In una gara con programmi senza errori per entrambi, la vittoria andrebbe al giapponese. Su questo non ho il minimo dubbio perché resta un passo avanti su ogni voce del punteggio. Nel libero di Torino, il base value pianificato da Hanyu, conteggiando anche il massimo grado di esecuzione raggiungibile, era superiore di otto decimi rispetto a quello di Chen. Quindi, una situazione di partenza di sostanziale parità. E’ chiaro che Chen dispone di più dimestichezza nel completare cinque salti quadrupli. Lo statunitense in tal senso è avvantaggiato dall’avere un pattinaggio meno dispendioso in termini di energie profuse con una copertura della pista chiaramente inferiore e con più parti su due piedi, tutto questo nonostante Hanyu abbia semplificato il suo programma libero rispetto al passato per riuscire a eseguire cinque quadrupli. Va però rimarcato come i salti del nipponico siano migliori per qualità, che vuol dire maggiore altezza (nella finale sono state prese le misure di tutti i salti e la differenza era imbarazzante), ampiezza, ingresso, posizione in uscita e tanto altro.
Chen da un punto di vista atletico ha dimostrato di essere superiore ed è su questo aspetto che Hanyu dovrà lavorare per ribaltare la situazione. Inoltre, una differenza importante riguarda la collocazione dei salti. Chen parte con i tre elementi di maggiore peso al netto del bonus, tra cui due combinazioni, e ha una seconda parte più leggera rispetto ad Hanyu, che invece intende eseguire tre difficili combinazioni come ultimi tre elementi di salto. Penso che a Toronto si dovrà ragionare anche su questo aspetto.
In generale, resto dell’opinione che il confronto sul PCS non si possa proprio porre in quanto il campione olimpico ha margine su tutte le voci, in particolare quelle meno discrezionali come skating skills e transitions. Nel programma corto, poi, la differenza è ancora più marcata. E’ chiaro che per Hanyu resta necessario completare i salti pianificati. A Torino per la prima volta in carriera è riuscito a eseguire cinque quadrupli di cui quattro diversi, lutz compreso. Di certo, questo sarà un importante punto di partenza per il futuro. Per il resto, non ci resta che aspettare il prossimo match”.

Insomma, mi pare di capire che c’è tantissima carne al fuoco. Per gli approfondimenti diamo appuntamento per stasera agli appassionati di pattinaggio di figura?
“Senza dubbio. A partire dalle ore 20.45 durante la settima puntata di Kiss&Cry reloaded parleremo diffusamente, assieme ad Angelo Dolfini, di quanto avvenuto a Torino. Sarà possibile effettuare domande in diretta tramite la chat di Spreaker, dopodiché ogni puntata potrà essere ascoltata on-demand o scaricata direttamente dalla pagina Spreaker della trasmissione, oltre che da Apple Podcast e Spotify”.

Benissimo, allora lasciamo il ghiaccio e affrontiamo la seconda rubrica. Secondo te qual è stata L’IMPRESA DELLA SETTIMANA?
“Il ballottaggio coinvolge la squadra maschile francese di biathlon, capace di monopolizzare le prime quattro posizioni nella 20 km di Östersund e la snowboarder Claudia Riegler, che, a 46 anni suonati, è salita sul podio nello slalom parallelo di Coppa del Mondo disputato a Bannoye in Russia. La Francia non aveva mai realizzato un exploit di squadra di tali dimensioni nelle discipline nordiche, ma per restare solo al biathlon maschile, in passato ci sono stati sette precedenti con altre nazioni.
Quindi, la scelta, in virtù dell’unicità del fatto, ricade sulla veterana austriaca, peraltro vincitrice sulle nevi di Badgastein a inizio gennaio. Colpisce come tra il primo podio di Riegler in Coppa del Mondo è l’ultimo sono trascorsi quasi ventidue anni, quindi qualcosa più di un’epoca. In ambito femminile, si tratta della principale testimonianza di longevità agonistica insieme alla pattinatrice tedesca Claudia Pechstein, che detiene il record di vittoria più navigata con poco meno di 46 anni.
In realtà, in numerose discipline olimpiche invernali, l’età media dei partecipanti si sta alzando stagione dopo stagione al punto che le vittorie di atleti oltre le trenta primavere stanno diventando sempre più frequenti”.

Invece, a chi assegniamo la palma di AZZURRO DELLA SETTIMANA?
“Per rimanere in tema di snowboard, il migliore è per acclamazione Roland Fischnaller, vincitore a 39 anni della sedicesima gara di Coppa del Mondo. Il veterano altoatesino è in questo momento l’atleta azzurro in attività nelle discipline olimpiche invernali con il maggiore numero di podi (37) e ora anche di successi in quanto ha raggiunto Dominik Paris a quota 16.
L’affermazione ottenuta a Bannoye è significativa perché è arrivata nel gigante parallelo, specialità olimpica in cui Fischnaller in passato ha raccolto meno rispetto allo slalom parallelo, in questo momento non incluso nel programma olimpico.
Roland è la punta di un movimento di alto profilo con tanti soggetti in grado di ambire al successo in ogni uscita. A Bannoye, per esempio, quattro atleti diversi sono saliti sul podio e sei si sono giocati le posizioni che contano.
Questi risultati sia nelle specialità alpine che nello snowboardcross non rappresentano l’eccezione, ma la regola. A tal proposito, è opportuno e doveroso tributare i giusti meriti a Cesare Pisoni, guida da tempo immemore di un settore che deve essere ritenuto il fiore all’occhiello delle discipline olimpiche invernali.
In questa settimana, ci sarà un altro appuntamento sulle nevi storicamente amiche di Cortina, vedi risultati del passato, e partirà anche il circuito di snowboardcross.
Le aspettative restano alte così come la certezza che non mancheranno i podi da festeggiare”.

Sicuramente la scelta deve essere stata ardua, perché nello speed skating è accaduto qualcosa di clamoroso. Nella tappa di Coppa del Mondo di Nur-Sultan, l’Italia è tornata a vincere un inseguimento a squadre dopo tempo immemore.
“Risultato eclatante per come è stato realizzato. Il terzetto italiano è stato autore di una progressione degna di nota e giro dopo giro ha prima colmato il gap rispetto a chi era partito più forte per poi fare letteralmente il vuoto.
La vittoria è storica in quanto l’unico precedente in Coppa del Mondo risaliva alla fine del 2005, poco prima della vittoriosa cavalcata olimpica di Torino 2006.
Il terzetto composto da Giovannini, Malfatti e Tumolero non è, peraltro, nuovo a grandi prestazioni nel format di gara, ma, nonostante tanti podi, non era mai arrivato il successo.
Un piazzamento nelle prime posizioni era comunque annunciato alla vigilia perchè dal Kazakistan erano già arrivati segnali più che positivi nei giorni precedenti con una lunga serie di primati stagionali. In particolare, Nicola Tumolero, rientrato in questa stagione dopo una lunghissima assenza per infortunio, ha dimostrato di essere prossimo a ritrovare il livello di due anni or sono. Il medagliato olimpico ha concluso i 10.000 metri del “gruppo B” con un tempo di poco superiore ai 13 minuti, che gli sarebbe valso il secondo posto nel “gruppo A” dietro l’olandese Patrick Roest, imbattuto in questa stagione sulle distanze più lunghe. Nella stessa gara si sono ben comportati anche Andrea Giovannini, che ha mancato il personale per meno di quattro secondi, e Michele Malfatti, che ha pattinato un secondo e mezzo sopra il suo record.
In sostanza, ci sono tutti i presupposti per rivedere il terzetto italiano sul podio. Perché no, magari anche sul gradino più alto, Olanda permettendo”.

Per l’Italia sono arrivate parecchie soddisfazioni anche dal biathlon. Qual è la tua analisi sulla tappa di Östersund? Inoltre vorrei una tua opinione sulla composizione della staffetta femminile, che tanto ha fatto discutere.
“Nelle ultime ventuno tappe tra Coppa del Mondo, Mondiali e Olimpiadi, la squadra italiana ha archiviato almeno un piazzamento nelle prime tre posizioni collezionando ben 40 podi,
Il bilancio della prima tappa, con i vari distinguo del caso, è più che soddisfacente. Per la terza volta nelle ultime cinque stagioni sono stati ottenuti tre podi, ma la vera novità resta quella dei due successi, fatto senza precedenti nella storia. Non può chiaramente passare inosservato il podio ottenuto in campo maschile, che nella tappa inaugurale mancava all’appello dal lontano 1996, quando Renè Cattarinussi fu terzo nell’inseguimento di Lillehammer. Il risultato della staffetta maschile resta la sorpresa più piacevole della trasferta svedese e lo è ancora di più se si pensa che è stato frutto della migliore prestazione di giornata al poligono.
Passando al settore femminile, nella sprint di Hochfilzen in programma venerdì una biathleta azzurra indosserà il pettorale giallo che identifica la leader della classifica generale per la 26esima gara consecutiva (24 Wierer/2 Vittozzi), a testimonianza dell’ennesima brillante partenza di Dorothea Wierer, da anni abituata a grandi prestazione nelle tappe autunnali della stagione.
L’attesa Lisa Vittozzi ha bucato la sprint per via di un inopinato imprevisto alla carabina, ma si è ben difesa nell’individuale e ha dettato legge nelle staffette, in cui vanta una striscia record di otto frazioni consecutive vinte, sette delle quali affrontate al lancio.
Le aspettative in vista delle gare di Hochfilzen sono ovviamente alte per tutti, compresi Hofer e Bormolini reduci da convincenti prestazioni in Svezia. Sarà atteso a un passo avanti anche Windisch, abituato a carburare con più calma, ma decisamente sul pezzo in entrambe le prove a squadre disputate.
Riguardo la staffetta femminile, oggi non ho un’idea precisa su come assegnare le frazioni, ma resto convinto che ogni gara sia storia a sé.  Ovviamente, la teoria ti propone delle scelte, ma poi lo stato di forma e la strategia degli avversari possono modificare l’idea di partenza. Da un lato è vero che seconda, terza e quarta frazione sono le più selettive e consentono di fare maggiormente selezione, ma dall’altro, essere davanti al primo cambio aiuta e non poco al di là del risultato finale di Östersund. La gara di Hochfilzen potrebbe rivelarsi propizia per provare qualcosa di diverso rispetto alle abitudini, senza però dimenticare che in tempi recenti la località austriaca si è rivelata terreno privilegiato di conquista per il quartetto rosa, capace di vincere in due delle ultime quattro occasioni.
Resto curioso di vedere le scelte dello staff tecnico”.

Infine, non possiamo dimenticare lo short track. A Shanghai per l’Italia poteva arrivare qualcosa in più? Soprattutto sui 500 metri, dove Martina Valcepina ha raccolto meno del previsto?
“A conti fatti un bilancio agrodolce. Il principale problema di Martina Valcepina nella tappa di Shanghai si è rivelato Natalia Maliszewska, che, per un motivo o per l’altro, è sempre riuscita a mettere i bastoni tra le ruote all’azzurra.
Nella semifinale dei 500 metri della prima giornata, la polacca anziché accontentarsi del secondo posto che le sarebbe valso la qualificazione alla finale ha attaccato l’azzurra in quel momento in testa danneggiandola e facendola cadere rovinosamente. Valcepina come da regolamento è stata avanzata alla finale A, ma con l’obbligo di partire quinta all’esterno. La valtellinese è stata poi brava a conquistare un prezioso terzo posto, senza però avere la minima possibilità di contrastare Boutin e Schulting partite in corda.
Nella finale dei 500 metri della seconda giornata, Maliszewska è scivolata a metà dell’ultima curva e Valcepina che la seguiva in terza posizione non ha avuto modo di evitarla cadendo a sua volta.
E’ di conseguenza svanita la possibilità di salire sul podio, ma, per l’ennesima volta si è riproposta di prepotenza l’importanza di ottenere un grande tempo in semifinale, fondamentale per avere la migliore posizione di partenza possibile in finale.
Nelle sei gare di questa stagione sulla breve distanza, il peggiore risultato resta il quinto posto ottenuto a Nagoya, ma non può mancare il disappunto per una lunga serie di episodi sfortunati. Il credito di Valcepina con la fortuna non è in discussione così come il suo rendimento da prima della classe, ma nei principali appuntamenti del 2020 sarà chiamata a osare di più fin dai quarti di finale per provare a facilitarsi la vita quando ci sarà in palio la vittoria.
Nelle prime quattro tappe della stagione, la squadra azzurra di short-track, orfana in Cina di Fontana, ha archiviato due vittorie e sette podi complessivi. Al momento, si tratta della disciplina olimpica invernale che ha garantito al movimento italiano il maggiore numero di podi stagionali. L’obiettivo della doppia cifra di piazzamenti nelle prime tre posizioni tra Coppa del Mondo e Mondiale appare perciò ampiamente alla portata”.

PUNTATE PRECEDENTI
Ambesi Winter Corner 1: “Da Yuzuru Hanyu ad Alena Kostornaia, tanti buoni motivi per seguire il Grand Prix”
Ambesi Winter Corner 2: “Skate Canada crocevia per Hanyu e Rizzo. Shiffrin batterà presto Vonn”
Ambesi Winter Corner 3: “Bentornati sul pianeta Hanyu! Yuzuru ristabilisce le gerarchie”
Ambesi Winter Corner 4: “Hanyu domina anche se non c’è. Valcepina vince e convince sul campo”
Ambesi Winter Corner 5: “Arianna Fontana, Martina Valcepina e Matteo Rizzo tre eccellenze italiane”
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Ambesi Winter Corner 8: “Solo una Dorothea Wierer autoritaria ferma la Norvegia pigliatutto”

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Foto: Massimiliano Ambesi

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