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OSCAR 2016 – La Squadra Italiana dell’anno è… La top 10: tra le urla del Guerriero, gli ace di uno Zar e la sabbia “dorata”

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Il 2016 è stato un anno meraviglioso per lo sport italiano che ha vissuto e ammirato tantissimi successi. Come da tradizione OASport conferisce i suoi premi e onora i migliori atleti azzurri della stagione che si sta per concludere con i consueti Oscar.

Arriva il momento della speciale classificata riservata alla miglior squadra italiana dell’anno. Una top 10 tutta azzurra, dei nostri migliori 15 rappresentanti, quelli che hanno regalato più emozioni e trionfi.

Per conoscere la top 10 delle migliori squadre dell’anno clicca in ordine sulle pagine 2, 3, 4 e via dicendo. Dalla decima alla prima posizione, per scoprire dal basso verso l’alto la nostra speciale classifica.

 

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NAZIONALE ITALIANA DI CALCIO MASCHILE

 

Accreditati come dei bidoni e degli scarponi, quasi inadatti a vestire la maglia azzurra. Presentati come una delle Nazionali più scarse dell’intera storia del calcio italico. L’undici peggiore di sempre che si sarebbe reso protagonist di figuracce e che sarebbe uscito mestamente dagli Europei. Una delle compagini meno amate della storia, vista storcendo il naso e con quell’atteggiamento da snob a volte tipico delle nostre latitudini. Il Belgio doveva umiliarci, la Svezia di Ibrahimovic ci avrebbe fatto le feste, l’eliminazione sarebbe arrivata mestamente nel girone eliminatorio dopo i due capitomboli ai Mondiali.

Il funerale della Nazionale Italiana di calcio maschile era già annunciato, i necrologi sembravano scritti da mesi, gli infortuni e le assenze delle ultime settimane avevano messo ulteriormente in crisi Antonio Conte che però non è mai stato in balia degli eventi. L’uomo che avrebbe poi fatto la differenza ci ha sempre creduto nel profondo del suo cuore: voleva far saltare il banco, l’abbiamo capito troppo tardi.

O’ Guerriero ha l’animo dei gladiatori di un tempo: condannati alla morte nell’Arena, soli contro tutti con poche armi a disposizione, capaci però di sfruttarle nel migliore dei modi e di ribaltare l’annunciato pronostico della vigilia.

Il Combattente Supremo guida il suo manipolo, sempre più compatto e in grado di annullare degli oggettivi limiti tecnici, fino ai quarti di finale: il Belgio si inchina, l’impresa agli ottavi di finale quando con una partita memorabile e perfetta eliminano la Spagna detentrice del titolo (vendetta della finale persa nel 2012). Ci aspetta la Germania, una partita infinita si trascina ai calcio di rigore, prolungati, prima degli erroracci di Zaza e Pellé che pongono fine ai nostri sogni. Il cuore, il carattere, il carisma, le emozioni suscitate sono quelle che piacciono a noi.

 

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QUATTRO SENZA (CANOTTAGGIO)

 

L’armo Re del canottaggio, l’essenza della disciplina, il pilastro delle acque, il più amato dagli intenditori dell’arte acquatica. La barca azzurra si presenta alle Olimpiadi 2016 con l’iride dei Campioni del Mondo ma già nei turni eliminatori si capisce che la Gran Bretagna lotterà con l’Australia per il quinto titolo olimpico consecutivo. Matteo Castaldo, Matteo Lodo, Domenico Montrone e Giuseppe Vicino devono fare un piccola impresa per salire sul podio più prestigioso.

Incalzante la rimonta sul Sudafrica, avanti per praticamente tutta la gara. Il serrate finale dei nostri canottieri è stato prodigioso, gli ultimi 500 metri sono da cartolina dello sport come il loro meraviglioso bronzo a cinque cerchi.

 

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DUE SENZA (CANOTTAGGIO)

 

Dopo 68 anni l’Italia torna a festeggiare con il due senza. L’imbarcazione di coppia conquista il bronzo alle Olimpiadi di Rio 2016, tornando sul podio a cinque cerchi dopo 68 anni dall’unico precedente storico per i nostri colori (era il 1948 quando Felice Fanetti e Bruno Boni conquistarono il terzo posto).

Marco Di Costanzo e Giovanni Abagnale vengono spediti in acqua per la squalifica dei designati Niccolò Mornati e Vincenzo Capelli per una positività al doping. Un equipaggio improvvisato solo a partire da metà luglio! Di Costanzo faceva parte del 4 senza, una coppia giovanissima che ha riscritto l’albo d’oro del nostro canottaggio.

Nel finale è stata da antologia la marcia altissima innescata per operare il sorpasso sulla Gran Bretagna e strappare quel bronzo che sembrava essere sfumato dopo le difficoltà accusate a metà gara. Una coppia napoletana, classe 1992 e classe 1995 all’assalto: ne risentiremo parlare.

 

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NAZIONALE ITALIANA DI SPADA MASCHILE

 

Il Dream Team non è presente per regolamento, la squadra di fioretto maschile delude amaramente, ci pensano i ragazzi della spada a portare in alto l’Italia alle Olimpiadi di Rio 2016. Marco Fichera, Enrico Garozzo, Paolo Pizzo e Andrea Santarelli si inchinano solo alla Francia, mettendosi al collo un meritatissimo argento dopo aver surclassato Svizzera e Uraina.

 

(foto Bizzi)

 

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SETTEBELLO

 

Stefano Tempesti, Francesco Di Fulvio, Niccolò Gitto, Pietro Figlioli, Alessandro Velotto, Michael Bodegas, Andrea Fondelli, Valentino Gallo, Christian Presciutti, Nicholas Presciutti, Matteo Aicardi, Alessandro Nora, Marco Del Lungo. Tredici guerrieri al servizio di Alessandro Campagna, un Settebello giovane che centra il proprio obiettivo: salire sul podio alle Olimpiadi.

Persa la semifinale contro la favoritissima Serbia (un parziale disastroso ci ha tagliato le gambe), l’Italia si riprende in semifinale, sconfigge il Montenegro e conquista la medaglia d’argento. La pallanuoto non delude mai!

 

(foto DeepBluMedia)

 

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TANIA CAGNOTTO e FRANCESCA DALLAPÈ

 

Non si alza un ciuffo d’acqua, non c’è un velo di delusione, non c’è l’amarezza di quattro anni fa, non ci sono le solite pacche sulle spalle di consolazione, la rabbia si tramuta in energia positiva, la gioia esplode sotto il Cristo Redentore che ha accolto in un caldo abbraccio due eroine dei nostri tempi, due ragazze capace di caricarci sulle spalle l’Italia dei tuffi e di portarla per l’ennesima volta in auge, nel contesto più importante, nella competizione che permette a Tania Cagnotto e Francesca Dallapè di firmare l’happy end più bello alla loro storia da romanzo Cuore.

Il trampolino dai 10 metri è la loro disciplina, il sincro perfetto tra due tuffatrici memorabili e due amiche fuori dalla piscina. Argento spettacolare al termine di una gara perfetta, senza macchie, a riscattare la delusione del quarto posto di Londra 2012: solo le inarrivabili Shi Tingmao e Wu Minxia davanti, tutta l’altra concorrenza è stata demolita. Tania si prende la prima medaglia olimpica della carriera per poi bissare la settimana dopo con il bronzo nell’individuale. Immense, capaci anche di laurearsi Campionesse d’Europa a Londra prima di volare in Brasile e spiccare il volo più importante della vita.

 

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SETTEROSA

 

Il Setterosa fa subito la differenza quando batte l’Australia di una rete nel girone eliminatorio. È proprio quel successo che regala all’Italia della pallanuoto un tabellone da sogno. La Cina ai quarti e la Russia in semifinale sono ostacoli brillantemente dalle azzurre che volano verso la Finalissima, a sfidare quegli USA che da anni stanno dominando la disciplina.

L’argento alle Olimpiadi di Rio 2016 è oro colato per Giulia Gorlero, Chiara Tabani, Arianna Garibotti, Elisa Queirolo, Federica Radicchi, Rosaria Aiello, Tania Di Mario, Roberta Bianconi, Giulia Emmolo, Francesca Pomeri, Aleksandra Cotti, Teresa Frassinetti, Laura Teani.

 

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NAZIONALE ITALIANA DI CICLISMO PARALIMPICO

 

Una squadra fortissimi, di gente fantastici che vuole dominare le Paralimpiadi. Solo la vittoria per Alex Zanardi, Luca Mazzone e Vittorio Podestà, il nostro squadrone dell’handbike che con una prestazione maiuscola e autoritaria conquista l’oro nella staffetta asfaltando USA e Svizzera. Un passo indemoniato per il terzetto azzurro che si consacra definitivamente dopo l’argento di Londra 2012.

 

(foto Federciclismo)

 

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NAZIONALE ITALIANA DI VOLLEY MASCHILE

 

Il sogno si è spezzato a pochi passi dal traguardo, a un soffio dallo sfatare la maledizione dorata che attanaglia la povera Italia, incapace di scalare l’ultimo gradino che porta all’Olimpo. Gli Dei della Pallavolo continuano a maledire la maglia azzurra, ci fanno peregrinare errabondi a caccia di quell’oasi che ambiamo da 20 anni. Assetati e affamati, vogliamo cibarci del nettare sublime per godere dell’immortalità eterna, ma quando il più sembra fatto, sbattiamo sull’ultimo ostacolo e veniamo respinti, costretti a risalire il monte con un macigno sulle spalle, moderni Sisifo sperando che quell’azione non sia destinata a essere eterna e infruttifera.

La Nazionale Italiana di volley maschile si è presa gli applausi di tutto il Paese, ha scaldato l’intero Stivale che in pochi giorni si è appassionata a questo sport, si è innamorato di Ivan Zaytsev (protagonista indiscusso) e compagni, ha seguito con passiona la leggendaria semifinale vinta in rimonta contro gli USA e ha poi accarezzato l’impresa nella Finalissima con il Brasile. Avevamo tutto il Maracanazinho contro, i verdeoro dall’altra parte della rete non erano la solita corazzata, gli azzurri si presentavano da imbattuti nelle partite che contavano (il ko contro il Canada fu ininfluente, anche se fece scatenare le ire della Francia) e sulle ali dell’entusiasmo dopo un’autentica cavalcata. Si poteva fare, si doveva fare.

I quattro aces consecutivi dello Zar, i muroni di Birarelli e Buti, la regia di Giannelli, la classe di Juantorena, la solidità di Lanza, i voli di Colaci. Ci porteremo dietro tutto questo, insieme e a quell’argento olimpico che ha brillato su Rio e ha illuminato l’Italia.

 

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DANIELE LUPO e PAOLO NICOLAI

 

La sabbia rovente di Copacabana era calda come il cuore di due ragazzi che hanno fatto qualcosa di allucinante, magnifico, eternamente bello, sverginato un terreno che non era mai stato esplorato da nessun italiano nella storia. A ogni schiacciata, a ogni muro, a ogni alzata si scrivevano pagine e pagine di epica che scorrevano sotto i nostri occhi, lette e divorate punto su punto, memorizzate parola dopo parola, scorse con la stessa velocità che accompagnava i loro pallonetti, i loro missili, le loro cannonate.

Nella spiaggia per eccellenza, in una location da cartolina, nella location più suggestiva di tutta di Rio de Janeiro, il beach volley si faceva grande e per la prima volta nella storia saliva su un podio olimpico grazie a Daniele Lupo e Paolo Nicolai, una coppia capace di vincere gli Europei per ben due volte ma che in pochi si aspettavano sui gradini a cinque cerchi.

La medaglia d’argento che brillava al collo dei nostri due alfieri luccica meravigliosamente, corrispettivo di una cavalcata che si è dovuta fermare solo contro il muro dei giganti Alison e Bruno, due colossi della disciplina oggettivamente invalicabili. L’oro conquistato agli Europei qualche mese prima certifica ulteriormente tutto il loro valore.

 

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