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Ginnastica artistica, Italia più agguerrita dopo il mancato bronzo? Un bene per Parigi 2024, nella gara che esalta un Paese

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Le Fate sono state “quasi magiche”, citando il DT Enrico Casella. Per completare l’incantesimo è mancata la stoccata finale, quella che avrebbe steso la Francia e spedito la nostra Nazionale verso la medaglia di bronzo nella gara a squadre dei Mondiali 2023 di ginnastica artistica. La caduta di Alice D’Amato alle parallele asimmetriche è stata purtroppo mortifera e ha frenato le azzurre sul più bello: per salire sul podio sarebbero bastati 1,067 punti in più, senza l’errore della capitana sugli staggi le nostre portacolori ne avrebbero incamerati almeno 1,2 in disavanzo e ad Anversa si sarebbe fatta festa a distanza di quattro anni dall’indimenticabile sigillo di Stoccarda.

Non tutti i mali vengono per nuocere. L’analisi del post-gara in casa Italia può volgere su due aspetti. Questa mancata medaglia, infatti, potrebbe avere fatto fatto arrabbiare le Fate dal punto di vista agonistico e averle positivamente incattivate, dando quell’ulteriore stimolo sportivo che non fa male in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024. Presentarsi nella capitale transalpina senza la medaglia al collo, sapendo come’è sfumata in pedana, potrebbe alimentare la motivazione in seno al gruppo e infondere quella grinta e quella aggressività che spesso sono decisive sul palcoscenico internazionale.

Condividiamo il pensiero rilanciato dal collega Dario Puppo, apprezzato telecronista di Eurosport, durante l’ultimo speciale della trasmissione Ginnasticomania sul canale YouTube di OA Sport. Aver accarezzato il metallo ma non averlo agguantato è un tarlo che renderà l’Italia ancora più solida, forte e con la voglia di vincere (questa, a dire il vero, mai mancato). Stiamo comunque parlando della gara, volenti o nolenti, più attesa e prestigiosa dell’intero calendario, è quella che misura la bontà del movimento ginnico di un’intera Nazione: essere ai vertici con il quintetto esemplifica la caratura di un intero settore. A maggior ragione considerando che l’Italia era allo Sportpaleis senza Asia D’Amato, Martina Maggio, Giorgia Villa e Vanessa Ferrari.

La profondità del settore è valida, considerando numero di praticanti, storicità e impiantistica a disposizione, e ormai le Fate ci hanno abituato bene nel team event che scalda un intero Paese. Sono due ore di assoluta apnea in cui tutto può succedere, dove i ribaltamenti di fronte sono continui, dove bisogna seguire quattro attrezzi differenti e avere sempre la calcolatrice in mano: non è un evento di facilissima lettura, ma è altamente spettacolare e appassionante. La Gran Bretagna che cade tre volte, la Cina che naufraga al volteggio, l’Italia che non sbaglia nulla e poi inciampa, la Francia che non manca l’occasione, il Brasile che quasi fa paura agli USA.

Siamo ormai abituati così: il bronzo in risalita nel 2019 (tra l’altro ottave in qualifica…), il quinto posto dell’anno scorso con cinque cadute (ne bastava una in meno per salire sul podio), nel mezzo la quarta piazza alle Olimpiadi di Tokyo 2020 a una manciata di decimi dalla gloria e l’apoteosi totale agli Europei 2022. Chissà cosa potremmo fare nel pieno della forma, con tutti gli effettivi, con la gara perfetta… L’Italia è nel mucchio selvaggio con Gran Bretagna, Brasile, Francia, Cina. Davanti emergono gli USA ma che, e non esageriamo, hanno saputo vincere “soltanto” grazie a Simone Biles. Senza di lei forse staremmo parlando di altri film. In attesa di Parigi 2024.

Foto: Simone Ferraro/FGI

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