Artistica

Nadia Comaneci: dalla perfezione alla fuga dalla Romania: la vita al limite della prima ginnasta da 10

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Dici ginnastica artistica e il pensiero vola a Nadia Comaneci, dici Nadia Comaneci e il primo numero che ti viene in mente è dieci. Sì, dieci, la perfezione talmente impensabile che neppure i computer, antenati dei nostri Pc, nel 1976 la contemplavano. Mai nessuna ginnasta, prima del 18 luglio 1976, aveva ottenuto il massimo dopo un esercizio e mai probabilmente pensava che lo ottenesse chi programmò il computer dei Giochi Olimpici di Montreal che, come punteggio massimo, prevedeva il 9.99. Ci riuscì lei, Nadia Comaneci, a cui la madre Ştefania-Alexandrina scelse il nome dopo aver visto, durante la gravidanza, un film la cui protagonista si chiamava Nadya, diminutivo di Nadežda (Speranza in russo).

Nel 1969 partecipò per la prima volta ai campionati rumeni piazzandosi al 13º posto. L’anno seguente partecipò ai campionati nazionali a squadre vincendoli, diventando la più giovane ginnasta rumena ad aggiudicarsi il titolo. Nel 1971 disputò la prima gara internazionale a Lubiana, un incontro juniores tra la nazionale rumena e quella jugoslava, vincendo il primo titolo all-around (concorso generale individuale) e contribuendo alla vittoria nel concorso generale a squadre. I primi importanti successi internazionali arrivarono nel 1975 ai Campionati Europei di Skien in Norvegia, dove si aggiudicò il titolo all-around e in tutti gli attrezzi, tranne nel corpo libero dove si piazzò al secondo posto.

Al test pre-olimpico di Montreal vinse due ori (all-around e trave) e tre argenti (volteggio, corpo libero e parallele), lottando contro Nellie Kim che sarà una delle sue maggiori rivali nei successivi 5 anni di competizioni. Alla dichiarazione di quest’ultima: “E’ brava, ma antipatica. Vedremo fra qualche anno se riuscirà a mantenersi a questi livelli“, Nadia rispose con un secco: “Nelly Kim? Chi è?“. La “Associated Press” elesse Nadia Comaneci Atleta dell’anno 1975.

Nel marzo del 1976 partecipò all’edizione inaugurale della American Cup al Madison Square Garden di New York. Sia nelle fasi preliminari che nel round finale al volteggio, ricevette il punteggio senza precedenti di 10.0 che significa un’esecuzione perfetta senza deduzioni. Durante la competizione si aggiudicò anche il titolo all-around.

A 14 anni appena compiuti divenne la stella delle Olimpiadi di Montreal 1976. Il 18 luglio diventò la prima ginnasta ai Giochi olimpici a ricevere il massimo punteggio ottenibile alle parallele asimmetriche. La votazione, dopo una prestazione stupefacente, fu ritardata poiché i computer erano programmati per registrare votazioni fino al 9,99 mentre il “10” non era previsto. Al posto del 10 fu inserito nel computer il voto 1,00 che in realtà fu moltiplicato per dieci volte. Nel corso dell’evento olimpico ottenne il punteggio perfetto altre 6 volte, vincendo tre medaglie d’oro (concorso generale individuale, trave e parallele asimmetriche), una d’argento (concorso generale a squadre) e una di bronzo (corpo libero). Comaneci fu la prima atleta rumena a vincere il concorso generale individuale alle Olimpiadi e ottenne l’ulteriore record di più giovane atleta di sempre a vincere un titolo olimpico.Sembra nuotare in un oceano d’aria” commentò un cronista mentre lei, con lo sguardo che l’ingenuità dell’età fa sembrare distaccato, mandava in tilt i computer.

Dal tappeto gommato del “Montreal Forum” al campo minato di Bucarest il passo fu breve per la stellina della ginnastica artistica. Mentre tutte le bambine e ragazze sue connazionali giocavano a fare Nadia, lei fu utilizzata dal regime di Ceausescu per propagandare la sua dittatura. Divenne l’eroina del lavoro socialista romeno, da esibire in occasioni ufficiali e convivi a palazzo: come un vanto, un trofeo, un oggetto. Da usare a proprio piacimento. Come fece Nicu, il figlio del dittatore, che con la non ancora ventenne campionessa intrecciò una relazione dove una villa e una Bentley con autista furono il maquillage pubblico per mascherare un privato di lividi sul volto, unghie strappate e umiliazioni morali. La fragilità per essere cresciuta troppo in fretta e senza sostegno, visto il divorzio dei genitori, l’aveva condotta sull’orlo del suicidio. Un paio d’anni dopo Montreal fu ricoverata per aver ingerito candeggina ma senza gravi conseguenze.

A Mosca 1980 trovò il modo per dimostrare tutta la sua forza e bravura in una specialità dove le protagoniste quasi sempre lo sono solo per una edizione delle Olimpiadi, piazzandosi seconda nel concorso individuale dietro a Yelena Davydova ma mantenendo il titolo olimpico alla trave e l’oro, seppure a pari merito, nel corpo libero e conquistrando l’argento a squadre. Nel 1981 conquistò cinque ori alle Universiadi e quello fu il suo canto del cigno da atleta, anche se la sua attività proseguì fino al 1984 alla vigilia dei Giochi Olimpici di Los Angeles ai quali non partecipò.

In seguito cominciò a bere, ingrassare e andare in giro con il volto inondato da un trucco pesante quasi volesse coprire la vergogna per le vessazioni del regime. Pochi mesi prima il matrimonio con Ion Geolgau, giocatore dell’Universitatea di Craiova, tra i protagonisti di una enorme rissa ci fu proprio Nicu Ceausescu, che ancora pretendeva i servigi sessuali dell’atleta più famosa di Romania, la quale sposò Geolgau proprio per fuggire dal fantasma di Ceausescu.

La fuga di Nadia Comaneci proseguì nel 1989, un mese prima della tragica caduta del regime rumeno. Il coraggio e la disperazione la aiutarono a ritrovare le forze per volare un’altra volta: varcò con gli occhi sporchi di fango il confine con l’Ungheria fino ad arrivare con una fuga disperata e riuscita negli Stati Uniti, dove chiederà asilo politico, dove farà la modella e la testimonial pubblicitaria per recuperare i 250 mila dollari rubatele da Konstantin Panit, un connazionale massaggiatore che l’aveva accompagnata nella fuga verso la libertà. Negli Stati Uniti ritroverà Bart Conner, conosciuto proprio all’Olimpiade di Montreal, che sposerà nell’aprile del 1996 in una Bucarest festosa che ritrovava la sua campionessa e con il quale dieci anni più tardi avrà un figlio, Dylan Paul.

Nel 2001 Nadia Comaneci ha ottenuto la cittadinanza americana e oggi, insieme al marito, dirige una scuola di ginnastica nello stato dell’Oklahoma. Attività commerciali, benefiche e diplomatiche sono i suoi altri impegni. Il tutto, dopo infinite tribolazioni, alla continua ricerca dell’essenza del suo nome, cioè la “nadežda”, la speranza di essere una donna felice.

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