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Ginnastica, Olimpiadi Rio 2016 – Nadia Comaneci: “L’artistica è diventata un Cirque du Soleil: piena di acrobazie. Senza 10 la gente non capisce”

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Nadia Comaneci, la grande icona mondiale della ginnastica internazionale, colei che a 40 anni di distanza dalle imprese di Montreal 1976 è ancora riconosciuta a livello internazionale come il simbolo dell’artistica, ha rilasciato un’intervista al quotidiano Repubblica alla vigilia della Finale a Squadre femminile delle Olimpiadi di Rio 2016. Come sempre le parole della Divina non sono state banali e faranno certamente discutere.

 

Sono preoccupata dagli eccessi, dallo spingersi oltre i propri limiti: volano missili, ma poi cadono e si rompono. Nessuno mi toglie dalla testa che il francese Ait-Said, doppia frattura di tibia e perone alla gamba sinistra, dopo che si era già rotto quella destra, ha osato troppo. Se sei allenato certe cose puoi farle, non per pura incoscienza.

La ginnastica dovrebbe essere un equilibrio tra interpretazione e tecnica. Oggi è pieno di acrobazie, più Cirque du Soleil che disciplina. Ai miei tempi davanti a certe imprecisioni e non cura dei particolari ti avrebbero subito cacciata”.

 

Nadia rispolvera anche il solito discorso sul 10 perfetto, quello che lei ottenne 40 anni fa alle Olimpiadi di Montreal 1976: “Sono ere diverse. Il 10 come punteggio non c’è più, è stato modificato come un nuovo sistema di punti che considera l’esecuzione e le difficoltà. Non sono una di quelle che grida: datemi indietro il mio 10. Ma la ginnastica è difficilmente valutabile per chi non l’ha fatta e se togli il dieci, semplice e chiaro, cosa resta? La gente fa fatica a capire, non vuole che qualcuno le spieghi, ci vuole arrivare da sola”.

 

La Campionessa Olimpica 1976 si sofferma anche su Simone Biles, il fenomeno della ginnastica attuale, ma non ne parla sotto il profilo tecnico: “Figlia di una drogata e alcolista, a cinque anni è stata adottata con la sorella dai nonni, volete che non abbia capito che la vita non è perfetta? Ha 19 anni, è un vero talento, è veloce, è esplosiva, è un ragnetto potente che salta ovunque, mi dice che tutto le viene facile, ma si allena 32 ore a settimana. Senza disciplina non c’è perfezione. Io la disciplina l’ho subita e maledetta”.

Una vita non perfetta proprio come la sua: “Lo sport serve a farti arrabbiare nel posto giusto, a prenderti rivincite, a capovolgere quel misto di sentimenti neri che hai dentro quando sei adolescente e non hai ancora mezzi per farti valere. Orgoglio e ribellione. Io ero la figlia di un meccanico e di una casalinga, quando andava bene mangiavo due panini al giorno. Facevamo la fila alle quattro del mattino: sugli scaffali solo maionese, mostarda e fagioli. A pranzo una fetta di salame, due noci e un bicchiere di latte. Con Ceausescu non si scherzava! Ricordo ancora la sorpresa al villaggio olimpico quando mi accorsi che il cibo era gratis”.

 

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