Beach Volley
Beach volley, la missione dell’Italia per il 2026: ritrovare competitività nel settore maschile
Il 2025 del beach volley italiano ha rappresentato un passaggio obbligato, complesso e per certi versi doloroso, segnando l’inizio di un nuovo ciclo tecnico dopo l’uscita di scena di tre figure che hanno fatto la storia della disciplina: Paolo Nicolai, oggi direttore tecnico delle Nazionali maschili, Adrian Carambula e Marta Menegatti. Un ricambio generazionale profondo, che ha lasciato in eredità esperienza, metodo e cultura internazionale, ma che ha inevitabilmente prodotto un periodo di assestamento. Un anno dai due volti: luminoso al femminile, decisamente più fragile al maschile, dove la mancata qualificazione al Mondiale ha certificato un gap da colmare con urgenza.
Il settore femminile è stato il vero punto fermo della stagione. Reka Orsi Toth e Valentina Gottardi hanno compiuto il definitivo salto di qualità, diventando una realtà stabile da top ten mondiale. La vittoria nell’Elite16 di Amburgo, prima assoluta per l’Italia al massimo livello del Beach Pro Tour, e una lunga serie di piazzamenti di prestigio hanno confermato la coppia come una delle più complete del circuito. Il quinto posto al Mondiale australiano, con qualche rimpianto, ha mostrato quanto il margine per arrivare al podio sia ormai ridotto. Continuità in side-out, muro sempre più incisivo e una Gottardi devastante in transizione hanno reso le azzurre una squadra temuta da tutte.
Più irregolare il percorso di Claudia Scampoli e Giada Bianchi, condizionato dagli infortuni nella parte centrale dell’anno. Dopo segnali incoraggianti a inizio stagione, la coppia ha ritrovato competitività nel finale, culminata con il quinto posto all’Elite16 di Itapema, risultato che riapre prospettive interessanti per il 2026. Nel complesso, il movimento femminile italiano appare solido, strutturato e con una coppia già pronta a competere stabilmente per le medaglie internazionali.
Il settore maschile, invece, resta il nodo centrale da sciogliere. La stagione ha messo in evidenza difficoltà già emerse nel finale del ciclo olimpico precedente. Samuele Cottafava e Gianluca Dal Corso, indicati come coppia di riferimento, non hanno trovato continuità, anche a causa dell’infortunio di Cottafava nel momento chiave dell’anno. Il quarto posto nel Challenge di Veracruz è stato un segnale incoraggiante, ma insufficiente per cambiare il bilancio complessivo. Ancora più complicato il percorso di Rossi-Viscovich, capaci di qualche acuto ma lontani dalla necessaria costanza ad alto livello.
La nota più positiva è arrivata da Alex Ranghieri e Manuel Alfieri, oggi la coppia maschile più affidabile del panorama azzurro. Campioni d’Italia, protagonisti con piazzamenti internazionali e soprattutto vincitori del King of the Court di Londra, hanno dimostrato che una competitività credibile esiste, anche se va ancora trasferita con continuità nel formato tradizionale del circuito FIVB.
Il quadro generale indica un problema strutturale: l’Italia maschile dispone di buoni interpreti, ma non ancora di una coppia stabilmente competitiva a livello Elite16. È su questo fronte che il lavoro di Paolo Nicolai e dello staff federale dovrà incidere maggiormente nel 2026, anche attraverso la valorizzazione della cosiddetta “terza coppia esterna” e un possibile ritorno strategico ai tornei Future per ricostruire ranking, fiducia e solidità tecnica.
Dal punto di vista giovanile, tuttavia, arrivano segnali incoraggianti. Oltre alle medaglie di Marco Di Felice e Riccardo Santomassimo (bronzo europeo a Corigliano Rossano e bronzo mondiale a Doha), è emerso con forza il profilo di Andrea Sanguanini, capace di un ottimo quarto posto all’Europeo Under 20 assieme a Marchesan e di risultati promettenti nei circuiti giovanili internazionali. Sanguanini, insieme ad altri talenti Under 18 e Under 20, potrebbe entrare a far parte in pianta stabile del gruppo della nazionale maschile, contribuendo a colmare il gap generazionale e offrendo nuove opzioni al Direttore Tecnico.
La strada è lunga, ma il materiale umano non manca. Il 2026 dovrà essere l’anno della ricostruzione consapevole: meno aspettative immediate, più lavoro su continuità, mentalità e qualità della fase break. Il femminile rappresenta oggi una certezza, il maschile una missione. Ritrovare competitività non sarà semplice, ma il percorso è tracciato. E, come spesso accade nel beach volley, basterà una scintilla per riaccendere l’ambizione internazionale dell’Italia.