Basket

Basket, Tony Parker su Pozzecco: “Sono molto deluso. Si è arreso aspettando l’esonero”

Pubblicato

il

Dopo soli due mesi e mezzo si è già conclusa l’avventura di Gianmarco Pozzecco sulla panchina dell’Asvel Villeurbanne. La notizia circolava da almeno un paio di settimane, ma la separazione è arrivata ufficialmente nella giornata di ieri. Un divorzio abbastanza problematico, come si evince dall’intervista concessa all’Equipe da Tony Parker (proprietario del club transalpino).

Sapevamo da due o tre settimane che non si poteva andare oltre. Abbiamo corso il rischio di ingaggiare un allenatore che non conoscevamo e che non era la nostra prima scelta, perché non c’erano molte alternative sul mercato. Tutti sanno che volevamo Gordon Herbert (CT della Germania, ndr)“, dichiara l’ex stella NBA e della Nazionale francese.

All’inizio c’è stata una spinta, una scossa elettrica, abbiamo vinto due volte in trasferta. Ma si vede sempre il vero volto delle persone quando le cose si fanno difficili. Abbiamo perso per poco alcune partite. È qui che si dovrebbe vedere il carattere di un allenatore, che ispira la squadra, convincendo i giocatori che avranno successo. Un mese prima aveva detto che la squadra era buona, che ci saremmo arrivati. Poi ha voluto cambiare tutto. A un certo punto, questo non è più possibile. In queste circostanze, è un peccato aspettare di essere licenziati invece di dimettersi. L’ha fatto apposta“, il duro commento del patron Parker.

Basket: Gianmarco Pozzecco-ASVEL, è già finita per l’allenatore della Nazionale

Quando dopo due settimane mi ha detto che voleva una squadra più ristretta, di 11-12 giocatori, con otto o nove avrebbero giocato davvero, e che De Colo avrebbe giocato tutte le partite del campionato francese, ho capito che non avrebbe funzionato e che sarebbe finita così. Nessun club in Eurolega gioca così. È irrealistico e semplicemente impossibile giocare tre partite a settimana con nove giocatori“, spiega il 41enne nativo di Bruges.

Il suo atteggiamento è diventato sempre più negativo, aveva difficoltà a motivare i giocatori e, a poco a poco, non credevano più in lui. Inoltre, aveva deciso di non far giocare i nostri prospetti. Non voglio più allenatori che fanno così, non è la nostra filosofia. Abbiamo l’Accademy, dobbiamo lanciare quelli in cui crediamo, come Mbaye Ndiaye e Noam Yaacov, che abbiamo firmato per il lungo termine. Era già tutto troppo“, conclude il quattro volte campione NBA con i San Antonio Spurs.

Credit: Ciamillo

Exit mobile version