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Roland Garros, Novak Djokovic supera un Alcaraz menomato dai crampi e accede alla finale

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Novak Djokovic è il primo finalista dell’edizione 2023 del Roland Garros. Il serbo, in tre ore e 23 minuti, batte Carlos Alcaraz con il punteggio di 6-3 5-7 6-1 6-1. L’incontro, in realtà, è tale fino al secondo game del terzo set, quello in cui i crampi colpiscono il murciano impedendogli, di fatto, di essere ulteriormente in grado di lottare. Arriva la possibilità, per il numero 3 ATP, sia di recuperare la leadership mondiale che di diventare l’unico uomo ad aver vinto almeno tre volte tutti gli Slam; attende uno tra il norvegese Casper Ruud e il tedesco Alexander Zverev.

Le prime grandi emozioni arrivano nel quarto gioco, e hanno la forma di una palla break per Djokovic, che gioca la palla corta, raccoglie la gran controsmorzata incrociata di Alcaraz e, sul tentativo di recupero, appoggia la volée per il 3-1. Il serbo eleva il suo livello in maniera molto importante, ed è la sua miglior versione del torneo. Un classico della sua carriera: alzare il livello là dove serve. Dall’altra parte, però, il murciano non intende lasciare nulla di intentato.

Sul 4-2 c’è un game lottato, con errori in serie da una parte e dall’altra; Alcaraz ha una palla break su doppio fallo di Djokovic, che serve poi la seconda a 123 km/h. Non basta, ma nel punto successivo s’inventa un dritto in corsa che gli dona un’altra chance, sulla quale è però la prima del numero 3 ATP a far la differenza. C’è anche una terza opportunità, cancellata da tre dritti in fila di Djokovic, abile a usarli per presentarsi a rete. Il dritto del serbo continua a funzionare: set point sul 5-2, cui risponde un kick esterno di Alcaraz che basta per il successivo dritto. L’iberico non si arrende e, nel nono gioco, beffa l’avversario con palla corta e pallonetto: palla break, con la prima esterna del due volte vincitore a Parigi a trovare la prima esterna. Un altro minuto e il 6-3 per Djokovic arriva.

Perché Carlos Alcaraz ha perso un game senza giocare: cosa dice il regolamento

Il secondo set vede subito altro spettacolo: sull’1-1 15-0 Alcaraz s’inventa un punto fuori norma in recupero, girandosi in un lampo a mò di gatto e trovando una cosa che non è neanche definibile come dritto, ma è vincente. Tuttavia, quel che manca è l’incertezza nei game, praticamente assente lungo tutti i primi sette giochi. Sul 4-3 per lo spagnolo Djokovic chiama il medical timeout per un problema al polso destro.

I minuti che seguono vedono il serbo costretto a lottare e, alla fine, a cedere la battuta con un palleggio mal gestito. Il serbo, però, chiama a rete il suo avversario per procurarsi la chance dell’immediato recupero, che non si concretizza per pochissimo (risposta incrociata strettissima larga di un nonnulla). Un clamoroso dritto a campo aperto sbagliato da Alcaraz offre a Djokovic un’ulteriore via di salvezza, sfruttata con il rovescio lungolinea. Il serbo quasi si scava la fossa nei tre punti successivi, finendo sotto 0-40, ma di nuovo risale con un punto difficile e altri due vinti subito. Sullo slancio c’è anche la palla per il 6-5, ma il break non arriva. E, di nuovo, l’iberico si ritrova con tre chance di fila per chiudere, andando spesso e volentieri in spinta. Stavolta basta la prima: il dritto di Djokovic a seguire il servizio è lungo e dopo due ore e 11 minuti i due sono in parità.

Sull’1-1 del terzo set, però, accade l’imprevedibile. O meglio, si verifica sul punto che significa 1-1, perché Alcaraz prima sente un crampo a una mano, poi a un polpaccio. Tra la scelta di non essere trattato e di perdere il game per regolamento (cioè subire il break senza neanche giocare), l’iberico sceglie il medical timeout con ripartenza da situazione di 1-2 e servizio Djokovic. Il murciano, ad ogni modo, si ritrova non più in grado di giocare i punti di una certa lunghezza oppure di effettuare spostamenti importanti, tant’è che il serbo ha strada (molto più che) libera per il 6-1.

Dopo esser tornato negli spogliatoi, Alcaraz riesce in qualche modo a contestare il primo game del quarto parziale, ma il problema molto serio è quando deve uscire dal servizio, il che gli costa ancora un altro break. Di fatto la partita non c’è più, e il serbo può andare tranquillamente verso la sua settima finale a Parigi e trentaquattresima a livello Slam in generale.

Foto: LaPresse

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