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Boxe, chi è Deontay Wilder: età, carriera, record, vita privata. The Bronze Bomber, l’iridato dei massimi WBC da cinque anni

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Sono passati più di cinque anni dalla prima volta in cui Deontay Wilder ha conquistato per la prima volta la cintura iridata WBC, e da allora nessuno è riuscito a togliergliela. Quella della notte tra sabato e domenica, contro Tyson Fury, sarà l’undicesima difesa, quella che potrebbe consentirgli definitivamente di trovare la scalata verso qualcosa di ancor più importante.

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Nato a Tuscaloosa, nell’Alabama, il 22 ottobre 1985, “The Bronze Bomber” ha un record che spaventa parecchi: 43 combattimenti, 42 vittorie di cui 41 per KO, 20 dei quali giunti nella prima ripresa, e un solo pareggio, quello con Fury nel dicembre 2018 a Los Angeles. Fratello del più giovane Marsellos, anche lui pugile con un record di 5-2, ha partecipato alle Olimpiadi di Pechino 2008, a soli tre anni da un inizio particolarmente ritardato della sua carriera nella boxe. I suoi sogni precedenti, infatti, erano quelli di giocare a football americano (da wide receiver) o a basket (da ala), prima che una serie di eventi, tra cui la nascita della prima di otto figli (da tre diverse compagne), lo portasse a concentrarsi sul pugilato.

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I più attenti ricordano anche contro chi Wilder è uscito di scena ai Giochi cinesi: Clemente Russo, che dopo quella semifinale (portatrice della medaglia di bronzo all’uomo che del bronzo ha fatto un soprannome) ha perso la finale con il russo Roman Chakhiev. Passato professionista nel novembre di quell’anno, l’americano ha debuttato contro il connazionale Ethan Cox. Fin da subito si è imposto per le sue capacità di risolvere i combattimenti in estrema rapidità. Basti pensare che, nei primi quattro anni (e 25 incontri), “The Bronze Bomber” non ha mai avuto necessità di andare oltre la quarta ripresa, raggiunta solo da Harold Sconiers e Marlon Hayes.

Il 15 dicembre 2012, a Los Angeles, ha conquistato la sua prima cintura, quella di campione dei massimi delle Americhe Continentali per la WBC, mettendo KO Kelvin Price in tre riprese. La serie di battaglie sul ring finite presto, entro il quarto round, si è conclusa nell’attimo più alto della sua carriera fino a quel momento: il 17 gennaio 2015. Questa è infatti la data in cui Wilder ha sconfitto il canadese Bermane Stiverne, il primo ad arrivare alla fine del combattimento, per decisione unanime dei giudici. Si è trattato del primo combattimento per il titolo mondiale WBC, che da allora non ha più perso.

Di lì, sono stati molti gli avversari, tutti incapaci di contenere l’uomo di Tuscaloosa. Eric Molina, il francese Johann Duhaupas, il polacco Artur Szpilka, Chris Arreola, Gerald Washington, di nuovo Stiverne, il cubano Luis Ortiz, nessuno di loro è stato in grado di sfuggire alla furia di “The Bronze Bomber“. Questo fino a Tyson Fury: “The Gypsy King“, il 1° dicembre del 2018, è diventato l’unico a saper fermare Wilder, bloccandolo sulla parità a Los Angeles e rendendo inevitabile quello che vedremo domani notte.

Il dopo Wilder-Fury I si è chiamato Dominic Breazeale, pugile con il quale Wilder aveva già avuto un alterco a margine del combattimento con Washington, e poi nuovamente Ortiz, battuto con un po’ meno fatica, in sette riprese, dell’occasione precedente.

Parlando di Deontay Wilder, è impossibile non citare le difficoltà risalenti all’inizio della sua carriera: ha rivelato, in tempi piuttosto recenti, di aver fronteggiato una severa forma di depressione, che lo ha portato anche a contemplare il suicidio con un colpo di pistola. Di tempo ne è passato, e il ragazzo che era sull’orlo della fine si è trasformato in uno dei più celebrati pugili dell’epoca moderna.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: LaPresse

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