Canottaggio

‘Italia, come stai?’: canottaggio, che squadra verso Tokyo! Conferma dalla ritmica, campanello d’allarme tiro a volo

Federico Militello

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Si è conclusa ieri una settimana molto intensa per l’Italia, con i Mondiali di diverse discipline che hanno fornito riscontri altalenanti in vista delle Olimpiadi di Tokyo 2020.

Le notizie migliori sono giunte indubbiamente dal canottaggio. Se guardiamo il medagliere generale, il Bel Paese ha conquistato il primato per il secondo anno di fila. Si tratta tuttavia di un successo platonico, perché due dei tre ori conquistati sono maturati in specialità non olimpiche e con pochi partecipanti al via (appena due nel 2 senza pl femminile delle sorelle Lo Bue). Molto più interessante il dato del medagliere che tiene conto delle sole gare a cinque cerchi: qui l’Italia è quarta con un oro e due argenti. Il fiore all’occhiello è rappresentato dall’imbattibile 4 di coppia composto da Filippo Mondelli, Andrea Panizza, Luca Rambaldi e Giacomo Gentili. Un equipaggio formatosi da pochi mesi, capace di regalare risultati strabilianti. Gli azzurri hanno partecipato a tre gare in stagione, vincendole tutte: Coppa del Mondo a Linz, Europei a Glasgow e Mondiali a Plovdiv. Decisiva si è rivelata la scelta coraggiosa dei tecnici di spostare sul 4 di coppia il doppio di Mondelli e Rambaldi che nel 2017 colse il bronzo nella rassegna iridata di Sarasota. D’incanto una barca in crisi da anni ha finalmente ritrovato smalto e, considerata la giovanissima età dei quattro elementi, esistono tutti i presupposti per gettare le basi per andare a caccia di quell’oro olimpico che all’Italia manca dal 2000, quando guarda caso fu proprio il 4 di coppia composto da Agostino Abbagnale, Rossano Galtarossa, Simone Raineri ed Alessio Sartori a prendersi la vetta dell’Olimpo.
Nel settore della punta l’Italia può contare su un fuoriclasse capace di spostare gli equilibri: Matteo Lodo. Il 23enne di Terracina è rimasto orfano in questo 2018 del fido compagno Giuseppe Vicino (ai box per problemi alla schiena), con cui vinse l’oro nel due senza ai Mondiali 2017. Nell’arco dei mesi il 4 senza tricolore ha faticato a trovare la giusta amalgama. L’inserimento in extremis di Lodo, insieme a quello di Bruno Rosetti (bronzo iridato lo scorso anno con l’otto), ha cambiato tutto. Insieme a Matteo Castaldo e Marco Di Costanzo è stato creato un quartetto che dopo gli Europei di Glasgow, nel giro di poco più di un mese, ha saputo agguantare un argento iridato a soli 25 centesimi dall’Australia. A questo punto i tecnici dovranno risolvere un importante dilemma: dal 2019, quando rientrerà anche Vicino, sarà opportuno puntare tutto sul 4 o sul 2 senza? La coperta, come visto negli ultimi mesi, è abbastanza corta e bisognerà riflettere sulla collocazione ideale di un campione come Lodo.
Conferma d’argento nei pesi leggeri per Stefano Oppo e Pietro Ruta, ai quali manca sempre qualcosa per provare davvero a compiere l’ultimo step che li separa dalla vittoria. Continua a mancare all’appello, infine, il settore femminile. Di rilievo il solo quarto posto di Alessandra Patelli e Sara Bertolasi nel due senza senior, mentre nessun’altro equipaggio ha saputo raggiungere la finale in specialità olimpiche.

In attesa di una prossima e (si spera) imminente rinascita dell’artistica, con le ragazze del 2003 in rampa di lancio, è la ritmica a tenere alta la bandiera dell’Italia nella ginnastica. Alessia Maurelli, Anna Basta, Martina Centofanti, Letizia Cicconcelli, Agnese Duranti e Martina Santandrea hanno conquistato un argento pesantissimo ai Mondiali, staccando con ben due anni di anticipo il pass per le Olimpiadi di Tokyo 2020. Una stagione che ha portato alla ribalta un gruppo giovanissimo, ma già straordinariamente competitivo, come testimonia anche il successo finale nella World Cup. Resta la sensazione di una disciplina filorussa, dove le giurie, un po’ come accade nel nuoto sincronizzato, tendono a premiare oltremisura le prestazioni delle ginnaste dell’Est Europa. Pur con esercizi ai limiti della perfezione, le azzurre non riescono mai realmente ad impensierire le russe nei grandi appuntamenti come Europei, Mondiali ed Olimpiadi.
Risultati storici si sono materializzati anche nelle prove individuali. Alexandra Agiurgiuculese, bronzo alla palla, e Milena Baldassarri, argento al nastro, hanno portato a casa delle medaglie straordinarie nelle finali di specialità non olimpiche. Le giovanissime azzurre si sono fatte valere anche nella prova all-around, l’unica che si disputa ai Giochi: settima Baldassarri, nona Agiurgiuculese. Se le sorelle russe Dina ed Arina Averina, neanche a dirlo, appaiono imprendibili, le nostre portacolori hanno ancora due anni di tempo a disposizione per crescere ulteriormente e provare ad andare a caccia di un bronzo a Tokyo 2020 che sarebbe sensazionale.

Un piccolo campanello d’allarme è suonato per il tiro a volo ai Mondiali di Changwon, in Corea del Sud. L’Italia aveva dominato le Olimpiadi di Rio 2016 (2 ori e 3 argenti in cinque gare) ed i Mondiali 2017 (addirittura 3 ori). Era difficile, quasi impensabile, mantenere quei ritmi, anche perché la concorrenza non resta a guardare. In Asia sono arrivati due bronzi ed altrettanti pass per Tokyo 2020, conquistati da Silvana Stanco (trap) e Riccardo Filippelli (skeet). Per una volta a deludere sono state le punte. Giovanni Pellielo e Jessica Rossi prima hanno mancato l’accesso alla finale individuale nel trap, poi si sono fermati ai piedi del podio nella prova mista che farà il suo debutto ai Giochi tra due anni. La prestazione più opaca è stata offerta poi dallo skeet femminile, dove le fuoriclasse Diana Bacosi e Chiara Cainero hanno mancato qualche piattello di troppo, vanificando l’accesso per l’atto conclusivo. Nulla da fare per il campione olimpico e mondiale Gabriele Rossetti, eliminato nonostante un comunque ottimo 122/125. Un dato che la dice lunga sull’elevatissimo livello raggiunto dai tiratori di tutto il mondo. Sempre più spesso è necessario avvicinare la perfezione anche solo per strappare l’accesso alla finale, il che implica livelli di concentrazione elevati ed esasperati, impossibili da mantenere per più di un paio di gare all’anno. Per questo, ora più che mai, gli azzurri dovranno selezionare con cura i prossimi appuntamenti di Coppa del Mondo che assegneranno le carte olimpiche. L’Italia ha tutto per conquistare tutti e otto i pass disponibili, ma non sarà semplice né scontato.

Senza il suo fuoriclasse Niccolò Campriani, ritiratosi dopo i due ori di Rio 2016 (ci sarà un ripensamento in extremis per Tokyo 2020?), l’Italia è sprofondata nell’anonimato nel tiro a segno. La sola Petra Zublasing ha raggiunto la finale nella specialità olimpica della carabina 10 metri, concludendo settima. La 29enne altoatesina, tuttavia, è ormai distante dai livelli che l’avevano portata nel 2014 ad arpionare il titolo mondiale. Non hanno brillato i veterani Giordano, De Nicolo e Mazzetti, mentre i giovani si sono rivelati ancora lontanissimi dall’elite internazionale. Se le medaglie in Giappone appaiono come un’utopia, alle Olimpiadi sarà complesso anche riuscire a qualificarsi.

federico.militello@oasport.it





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