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Golf, Augusta Masters 2018: le possibili sorprese. Rickie Fowler e Jon Rahm gli “eredi” di Garcia. Occhio a Paul Casey

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Pronosticare il vincitore del Masters è impresa assai ardua. La difficoltà e l’imprevedibilità del percorso del National Golf Course di Augusta hanno reso questo torneo uno dei più importanti, il Major con più fascino e storia. Vincere qui non è per tutti ma l’albo d’oro ci insegna che le sorprese sono all’ordine del giorno. È stato così nel 2016, quando fu l’inglese Danny Willett a sbaragliare la concorrenza, e lo scorso anno, quando la vittoria dello spagnolo Sergio García fu inaspettata, dopo anni di travaglio (primo Major al 74° tentativo).

Quest’anno la sorpresa potrebbe arrivare da Paul Casey. L’inglese è nel giro da parecchio tempo: gli manca un Major ma ad Augusta si è sempre ben comportato. Nelle ultime tre edizioni ha infatti chiuso tre volte in top-10 (due sesti e un quarto posto) e quest’anno potrebbe compiere il piccolo grande salto. Casey, infatti, è recentemente tornato alla vittoria sul tour americano vincendo il Valspar Championship (davanti a Tiger Woods). Ma se si parla di sorprese allora potrebbe essere la volta buona di Rickie Fowler. Ogni anno, ogni Major, è sempre il suo il nome in cima alla lista degli outsider. L’americano rischia di seguire la scia di García: è ancora lontano, certo, ma gli Slam senza vittoria sono 32, dalla prima partecipazione allo US Open del 2008. Da tempo si attende la definitiva consacrazione di Fowler, il cui miglior risultato ad Augusta è un 5° posto nel 2014 (11° nel 2017). Fondamentale per lui partire bene, perché di solito è il primo giro il suo tallone d’Achille.

A contendere a Fowler l’eredità di Garcia in quanto a miglior golfista senza un Major è un altro spagnolo, Jon Rahm. Il suo incredibile 2017 (tre vittorie tra PGA ed European Tour) lo ha portato alla ribalta: a gennaio ha vinto ancora sul tour americano ed è salito alla posizione n.2 nel World Golf Ranking (ora è terzo). Il radar è dunque fissato su uno dei Big Four adesso, perché il suo miglior risultato nei sei fin qui disputati (ha 23 anni) è il 26° allo US Open 2016, ovvero l’ultimo suo torneo da amateur. Nel lotto degli outsider va incluso anche l’australiano Jason Day, uno abituato a dare il meglio di sé nei Major. Spesso, infatti, lo si vede tra i migliori nei quattro grandi appuntamenti della stagione. Esperienza e talento non gli mancano, così come quel pizzico di imprevedibilità che lo rende particolarmente adatto a un torneo come il Masters.

Altri ancora potranno sorprendere. Il giapponese Hideki Matsuyama non ha brillato nel 2018 per cui sarà una sorpresa vederlo indossare la giacca verde domenica. Il 26enne, però, ha dalla sua cinque vittorie sul PGA Tour e soprattutto è stato particolarmente continuo nei Major lo scorso anno: 11° al Masters, 2° allo US Open, 14° all’Open Championship e 5° al PGA. Allo US Open dello scorso anno ha brillato anche Tommy Fleetwood (fu 4°), che ha poi proseguito il suo fantastico anno vincendo la Race to Dubai: l’inglese si è confermato a inizio anno trionfando ad Abu Dhabi ma ora gli serve il salto di qualità in un Major (sei tagli mancati su dieci partecipazioni).

Una menzione, infine, la meritano anche lo svedese Henrik Stenson, il cui ultimo – e unico – trionfo in uno Slam risale all’Open Championship del 2016, e Patrick Reed, talento discontinuo ma capace, se in giornata, di grandi cose.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: Valerio Origo

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