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MotoGP, Yamaha sulla via della guarigione. Merito del collaudatore…Valentino Rossi

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Che Valentino Rossi sia una leggenda del motociclismo è fuori discussione. Il Dottore proseguirà (almeno) fino a 41 anni, con l’entusiasmo di sempre e la certezza dei risultati: nel primo GP della stagione Rossi ha portato la sua Yamaha sul podio, una rarità dall’estate dello scorso anno. L’inverno ha infatti evidenziato un’altra dote, l’ennesima, del pilota di Tavullia, ora vero e proprio collaudatore.

Di problemi da risolvere, infatti, la sua M1 ne aveva e ne ha parecchi. La seconda parte di 2017 è stata a dir poco disastrosa e i test pre-stagionali sembravano proseguire sulla stessa falsariga. A Sepang le risposte erano state positive, sciogliendo quanto meno i dubbi sul telaio, ma in Thailandia e Qatar la Yamaha è ripiombata nei soliti problemi di elettronica e di usura delle gomme, specie all’anteriore. Problemi ai quali è toccato ancora una volta a Rossi mettere una pezza.

Difficoltà tutt’altro che risolte, sia chiaro, perché la moto giapponese è ancora dietro a Ducati e Honda, specie in accelerazione (lo dico da tempo“, parole di Valentino) ma quanto meno l’inizio di stagione è stato confortante rispetto alla fine della scorsa stagione. Troppo lontana nei ricordi, infatti, l’immagine della Yamaha dominante di inizio 2017, rivelatasi a conti fatti un’eccezione. Il merito è principalmente di Valentino. Non per mero patriottismo, ma perché il GP di Losail ha ripercorso esattamente lo stesso copione della seconda metà dello scorso campionato: mentre il Dottore ha espresso fiducia e confidenza, venendo premiato dai risultati, Viñales è apparso in versione “musone”, incapace di risolvere il rebus della sua M1.

Un Rossi capace di trarre il meglio dalla sua moto anche quando questa non è al meglio, capacità che non si insegna di certo. In qualifica ha saputo “accontentarsi” della terza fila, ma in gara è stato in lotta con i migliori, quasi fino alla fine, facendo da spettatore piuttosto interessato della lotta tra Dovizioso e Marquez. Il terzo posto (mettendosi dietro anche lo “spauracchio Zarco) considerate le premesse, è oro perché la stagione è lunga e il recente passato dimostra che è la continuità a premiare. Soprattutto, il miglior modo per proseguire il lavoro di messa a punto è fare risultato e aumentare la fiducia.

Sarà per questo che la Yamaha si fida ad occhi chiusi del suo pilota, tanto da dargli carta bianca nel rinnovo, nonostante l’età, aspettando la sua decisione prima di fare qualsiasi mossa, con l’unico vincolo, dettato dalle dinamiche del mercato piloti di oggi, del contratto di due anni. Fiducia ampiamente ripagata, perché se la Yamaha è in via di guarigione il merito è in gran parte del suo collaudatore, pardon, del suo “Dottore”.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: Valerio Origo

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