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Judo, Mondiali 2017: il bilancio azzurro della rassegna iridata. Stellare Matteo Marconcini, eccellente anche Assunta Galeone

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Si sono conclusi ieri i Campionati Mondiali di judo 2017, che hanno visto l’Italia conquistare una medaglia d’argento grazie al ventottenne aretino Matteo Marconcini nella categoria 81 kg. Basta questo per rendere positivo il bilancio azzurro della rassegna iridata, visto che, nonostante le medaglie olimpiche di Londra 2012 (bronzo di Rosalba Forciniti) e Rio 2016 (oro di Fabio Basile ed argento di Odette Giuffrida), il rapporto dell’Italia con i Mondiali era stato di recente alquanto litigioso.

Marconcini, dopo il quinto posto olimpico dello scorso anno, ha dimostrato che non è necessario esplodere da giovanissimi per diventare un grande judoka. Con pazienza e perseveranza, ha saputo aspettare che venisse il suo momento per cogliere l’attimo ed essere ricompensato con uno splendido argento mondiale, che ha interrotto un lungo digiuno azzurro. La medaglia iridata mancava infatti all’Italia da Rotterdam 2009, quando Elio Verde vinse il bronzo tra i 60 kg, mentre l’ultimo argento era stato vinto nel 2005 da Francesco Bruyere, che oggi è passato a bordo tatami come allenatore della nazionale. E se si considera che l’Italia non ha mai vinto un oro mondiale in una categoria maschile, la portata dell’impresa di Marconcini diventa ancora maggiore, visto che neanche il grande Ezio Gamba riuscì a vincere la medaglia del metallo più prezioso nelle due finali iridate disputate.

Detto del grande risultato di Marconcini, non possiamo non spendere qualche parola per il settimo posto di Assunta Galeone, che nella categoria 78 kg è andata ben oltre le aspettative. Il sorteggio non aveva risparmiato l’azzurra, che già battendo la sudcoreana Park Yu-Jin al primo turno si era garantita la sufficienza in pagella. Ma a rendere eccellente la sua prestazione sono state la vittoria sulla numero uno del mondo, l’olandese Guusje Steenhuis, e l’incontro disputato ad armi pari con l’altra Oranje Marhinde Verkerk, atleta che tra Mondiali ed Europei ha in bacheca sette medaglie. A trentuno anni, Galeone ha ottenuto il suo miglior risultato in una rassegna iridata, un’ottima iniezione di fiducia per continuare a combattere nelle prossime stagioni.

I due atleti più attesi alla vigilia erano sicuramente i medagliati olimpici Fabio Basile (66 kg) ed Odette Giuffrida (52 kg): entrambi hanno rivissuto lo scontro della finale di Rio 2016, ma mentre Fabio ha subito la rivincita del sudcoreano An Ba-Ul, Odette non è riuscita a prendersi la sua ai danni della kosovara Majlinda Kelmendi. Ma quello non era il giorno dei finalisti olimpici, visto che poi né An né Kelmendi sono riusciti a salire sul podio.

Con un tabellone sulla carta favorevole, Edwige Gwend (63 kg) non ha avuto accesso ai quarti di finale, fermata ancora una volta dalla polacca Agata Ozdoba, che sembra in effetti trovare le sue migliori giornate proprio quando incontra l’azzurra. Dopo un bronzo europeo nel 2014, Ozdoba ha strappato un’altra potenziale medaglia a Gwend, andando a prendersi il terzo gradino del podio dopo essere stata l’avversaria più difficile anche per la futura campionessa, la francese Clarisse Agbegnenou.

La sfortuna ha colpito Elios Manzi (60 kg), che ha rischiato con un ginocchio malconcio ed alla fine ha pagato per una decisione comunque coraggiosa. Positiva, nonostante la sconfitta al primo incontro, la prova di Francesca Milani (48 kg), che ha impensierito la kazaka Otgontsetseg Galbadrakh, numero uno del ranking mondiale, medagliata di bronzo olimpica e poi anche bronzo mondiale. Rimandato, invece, Antonio Esposito (81 kg), irriconoscibile – come ammesso da lui stesso – contro Anri Egutidze, portoghese di origine georgiana che ha vinto una medaglia europea junior ma che sulla carta era decisamente alla portata del napoletano, che in quanto a palmarès nelle categorie giovanili lo surclassa ampiamente.

giulio.chinappi@oasport.it

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Immagine: IJF

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