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Moto3, Mondiale 2017: Italia, ora o mai più! Bastianini, Fenati, Bulega, Di Giannantonio ed Antonelli sulle orme di Dovizioso. Gli spagnoli i rivali più pericolosi

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Il Mondiale Moto3 2017 parlerà largamente italiano. Infatti, basta già solo notare che circa un terzo degli iscritti è nativo del nostro paese, segnando un netto cambio di rotta rispetto ad un passato non così lontano, laddove il vivaio azzurro sembrava essersi atrofizzato, incapace di produrre piloti in grado di farsi valere nel Motomondiale, ma soprattutto di piazzarli su moto competitive. Con l’avvento della Moto3 nel 2012, ed in particolare nell’ultimo triennio, la tendenza si è invertita, e con l’esclusione della difficile stagione 2013, almeno un italiano è sempre riuscito a conquistare un Gran Premio nell’annata, riuscendo a piazzare di sovente diversi portacolori dentro i primi 10 nella generale. L’anno scorso addirittura ben 6, di cui quattro nei primi sette, a conferma che la materia prima su cui lavorare c’è e non è nemmeno poca. Cosa è mancato fino ad ora ai nostri alfieri della cilindrata di ingresso nel Mondiale, allora, per portarsi a casa il titolo? Sicuramente la costanza di rendimento, la capacità di limitare al meglio i danni nelle giornate più difficili, ed in alcuni casi una palese idiosincrasia verso condizioni di gara bagnate o comunque miste, in cui sensibilità ed adattamento sono fondamentali per riuscire ad ottenere il risultato. Dovrà dunque passare soprattutto da tale aspetto la crescita dei nostri portacolori principali nella categoria, perché la velocità non manca loro, ed in verità nemmeno i mezzi tecnici per potersi giocare traguardi prestigiosi.

Andando in rigoroso ordine di classifica, sono cinque gli italiani che hanno possibilità, più o meno ampie, di lottare per il titolo. Soprattutto tre di loro, anche per l’esperienza accumulata, sono in un certo senso “obbligati” a dare risposte convincenti in tal senso: Enea Bastianini, Romano Fenati e Niccolò Antonelli. Il primo è giunto al quarto anno in Moto3, passo dopo passo è sempre più cresciuto e si è consolidato, ma ancora non è stato veramente in grado di lottare per il titolo: quest’anno è il momento di farlo, perché è l’ultimo step che gli resta prima di fare in salto in Moto2. Fenati ha dalla sua un’arma fondamentale, cioè la voglia di riscatto dopo un 2016 estremamente difficile, iniziato bene ma terminato anzitempo in maniera disastrosa, con la separazione a metà campionato dal team Sky VR46 per motivi disciplinari. La possibilità di ripartire da una struttura meno sotto l’attenzione mediatica, quale è quella del team Marinelli Sniper Rivacold, maggiormente “famigliare” con il pilota, può dargli quella serenità che spesso è mancata al marchigiano per concretizzare il suo potenziale. Antonelli, come il succitato Fenati, è un veterano della categoria, ma ancora non è stato in grado di completare fino in fondo un processo di maturazione in Moto3, commettendo spesso sbagli anche grossolani che non gli hanno permesso di valorizzare a fondo il potenziale velocistico che ha dimostrato di avere, anche in condizioni difficili. La possibilità di correre nel team ufficiale Ktm, con cui tanti piloti hanno vinto il campionato o comunque lottato per farlo, è probabilmente l’ultimo treno per evitare che la sua carriera possa impantanarsi nella mediocrità.

Da tenere d’occhio Fabio Di Giannantonio e Nicolò Bulega, che hanno disputato nel 2016 una prima stagione completa nel Mondiale davvero eccellente, e che sono dunque chiamati a quantomeno confermarsi al vertice della categoria, ed auspicabilmente a provare a fare già da quest’anno un salto di qualità. Parlando di due piloti che hanno concluso, rispettivamente, 6° e 7° nella generale dell’ultima stagione della Moto3, migliorare significa di fatto ambire a stare con regolarità nelle prime posizioni, e dunque non accantonare a priori il pensiero di poter lottare per il titolo di categoria. Specie se, a differenza dell’edizione 2016, non vi sarà il Brad Binder di turno che domina la scena da inizio a fine stagione, ammazzando la concorrenza con largo anticipo.

I rivali riportano, un’altra volta ancora, ad una sfida ormai divenuta un classico nella storia recente del Motomondiale, ovvero Italia-Spagna. Dal paese iberico sembrano provenire, infatti, i piloti potenzialmente più pericolosi per la nostra pattuglia sopra descritta. Si tratta, nello specifico, di Joan Mir, Aron Canet e Jorge Martin. Specialmente il primo, nonostante abbia alle spalle una sola stagione completa di Mondiale, sembra essere decisamente pronto a potersi giocare la vittoria finale, avendo dimostrato di saper andare molto forte sin da subito, tant’è che nel 2016 è risultato essere il “rookie of the year” proprio davanti a Di Giannantonio e Bulega.

La sensazione è che mai come quest’anno sia tutto “apparecchiato” per il motociclismo italiano, al fine di riportare a casa l’iride nella classe più leggera, stante l’elevato numero di piloti che hanno dimostrato di saper correre al top. Affermazione che manca ormai da 13 anni, quando Andrea Dovizioso vinse il titolo nell’allora 125 nel 2004. Un digiuno decisamente lungo, che tra l’altro si sta preoccupantemente avvicinando a quello più ampio nella storia del Motomondiale: dobbiamo risalire al periodo compreso tra il 1961 ed il 1974, infatti, per vedere una assenza di italiani capaci di vincere il titolo nella attuale categoria di ingresso al Mondiale. Se non dovesse arrivare quest’anno, il primato negativo verrebbe dunque eguagliato. E nessuno vorrebbe entrare nei libri di storia dalla parte sbagliata.

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Foto: Pagina Facebook Romano Fenati

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