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Volley, Final Six – Italia rivoluzionata e coraggiosa, è mancato un soffio per sognare
Eravamo convinti che “La Cacciata dei 4”, la notizia che ha tenuto banco nell’ultima settimana, avrebbe dato moltissime motivazioni all’Italia rivoluzionata che avrebbe affrontato la Final Six della World League 2015 di volley maschile.
Effettivamente così è stato. Un gruppo nuovo, che non aveva mai giocato insieme e che sicuramente aveva ancora tanti automatismi da registrare, ha tenuto alta la testa al Maracanazinho di Rio de Janeiro, il tempio planetario della disciplina dove la nostra Nazionale si laureò Campione del Mondo nel 1990.
Gli azzurri hanno emozionato al debutto, nella vittoria incalzante sulla Serbia dove hanno esibito cuore, coraggio, compattezza di gruppo, solidità nei vari fondamentali. Quella è stata probabilmente la partita più bella dell’ultimo anno per l’Italia che ci ha fatto davvero sognare un possibile passaggio del turno. Lì abbiamo ammirato quello che si era disperso dai Mondiali 2014. Una reazione rabbiosa, di forza, aggressiva, supportata dal gioco, da vene gonfie. E lì ci sono piaciuti. E lì abbiamo sperato nella magia.
Contro la Polonia la musica è cambiata: avversario più forte, noi più sfilacciati e meno presenti, incapaci di concretizzare delle occasioni importanti (i tre set-ball della seconda frazione gridano vendetta). Da mangiarsi le mani, frutto della mancanza di esperienza che è mancata a questa nuova Italia. Bastava un qualcosina in più per trascinare i biancorossi al tie-break e giocarsi la qualificazione alle semifinali, obiettivo che dopo l’epurazione di Travica, Zaytsev, Sabbi e Randazzo sembrava quasi utopia.
Lì ci siamo però messi nelle mani dei ragazzi di Antigà che hanno perso contro la Serbia: addio sogni di gloria.
Si torna a casa con la convinzione di aver tirato fuori gli attributi, ma con tanto amaro in bocca per come si sono messe le cose contro i Campioni del Mondo: quel secondo set ha pesato sulle dinamiche dell’intero torneo.
Una squadra che ha dimostrato di poter sì stare in piedi senza pedine fondamentali come Travica e Zaytsev, ma probabilmente perché si sono giocate solo due partite: il gioco del capitano e dello Zar è importante per questa squadra, soprattutto sul lungo periodo.
Simone Giannelli ha incantato contro la Serbia ma al secondo incontro consecutivo da titolare ha faticato a brillare, mancando probabilmente la sua prima partita stagionale dopo la roboante Finale Scudetto e i primi incontri in azzurro.
Luca Vettori straripante contro Atanasijevic e compagni, poi troppo discontinuo nel secondo match. Solo Simone Colaci e Filippo Lanza hanno giocato due grandi partite, Emanuele Birarelli si è confermato il grande capitano che è trascinando letteralmente i compagni all’esordio (4 punti consecutivi in un terzo set che sembrava già scappato via). Le staffette tra Anzani-Mengozzi e Antonov-Massari hanno forse sottolineato un po’ i limiti nei due reparti: i centrali al momento sono solo 3, di banda tolto Zaytsev si fatica a trovare il miglior compagno a Lanza.
Ma ora da chi ripartire? Quale sarà il futuro? Come inserire Juantorena, Parodi e Piano? E, soprattutto, i 4 epurati torneranno in gruppo dopo aver appreso la lezione? Domande, quesiti, interrogativi decisivi da rispondere nel prossimo mese: la Coppa del Mondo è davvero dietro l’angolo. Perché l’Italia vuole tornare a Rio de Janeiro tra un anno per giocare le Olimpiadi che, ricordiamolo, non mancano dal 1976…
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