Ciclismo

Mondiali ciclismo Ponferrada 2014: il cuore delle azzurre nella giornata sbagliata

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C’è davvero poco da recriminare sulla condotta di gara delle azzurre nell’attesissima prova élite femminile: l’Italia contava su una squadra di altissimo spessore, ma al tempo stesso il faro della corsa non poteva che essere Marianne Vos, affiancata peraltro da un gruppetto di compagne rivelatesi per lunghi tratti molto affidabili nonostante le defezioni di Van Vleuten e Van der Breggen.

Le ragazze dirette da Dino Salvoldi sono state però condizionate da una serie di cadute che, sin dai primi giri, ne hanno limitato le potenzialità: a terra per due volte Susanna Zorzi, comunque generosissima nel riportarsi sotto stando vicina il più possibile alle compagne, a terra dolorosamente la campionessa nazionale Elena Cecchini, caduta persino Giorgia Bronzini, mentre Valentina Scandolara è incappata in un’inusuale crisi respiratoria che le ha impedito di essere protagonista nella fase finale. Dopo tanti giri di noia, Ratto e Longo Borghini sono entrate in scena di prepotenza nelle ultime due tornate, pronte a “stoppare” ogni tentativo o ad approfittarne qualora si fossero create le condizioni giuste; sembrava il caso del quartetto di cui faceva parte la piemontese assieme a Vos, Armistead e Johansson, ma anche in questa circostanza, dopo un tentativo di assolo, la Longo Borghini ha fatto bene a rialzarsi – come del resto le altre tre – perché in una volata a quattro con tali ruote veloci avrebbe davvero faticato per agganciare una medaglia. E poi dietro, per lunghi tratti protetta dalla poco visibile ma fondamentale Tatiana Guderzo, c’era Giorgia Bronzini, la velocista più forte della storia del ciclismo azzurro, la campionessa più vincente con ben due titoli mondiali in bacheca; Giorgia si è mossa bene, prendendo la ruota della Vos che, a rigor di logica, era la ruota migliore. Qui Rossella Ratto ha cercato di scompigliare le carte in tavola anticipando lo sprint, tuttavia, dopo lunghi chilometri di generosità, le energie erano ridotte al lumicino; e la Vos si è rivelata il “cavallo perdente”, pur tra la sorpresa generale, imbottigliando la Bronzini nel traffico dal quale è comunque maestosamente uscita con un volatone lungo le transenne.

Questione di attimi…e di millimetri. Esplode il talento di Pauline Ferrand-Prèvot, ventiduenne che vince in mountain bike come su strada dalle potenzialità pressoché infinite; seconda una Lisa Brennauer in gran forma, terza Emma Johansson, quarta Giorgia Bronzini al fotofinish. E se non fosse stata chiusa?  Ma il ciclismo non è fatto di ipotesi o di rimpianti, bensì di scelte, di attimi, di coraggio (mai mancato alle azzurre) e perché no di fortuna. Questa sì, mancata alle nostre ragazze.

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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