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Lancio del peso, Paralimpiadi Tokyo. Assunta Legnante: “Perdere così fa rabbia, forse chiedo troppo a me stessa”

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Argento per Assunta Legnante nel lancio del peso alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. Un argento amaro per la quarantatreenne originaria di Napoli ma adottata dalle Marche, visto che non è riuscita nell’impresa di difendere il suo titolo a cinque cerchi conquistato a Londra 2012 e a Rio 2016.

La lanciatrice non vedente è uscita sconfitta dal confronto con l’uzbeka Safiya Burkhanova, che ha vinto l’oro con la misura di 14,78. In una giornata condizionata dalla molta pioggia, la Legnante non è riuscita ad andare oltre al 14,62 del suo quinto tentativo.

Il secondo posto brucia parecchio per Assunta, che è molto autocritica con sé stessa e riferisce parole che possono addirittura somigliare ad una resa: “Perdere con 14,78 mi fa tanto rabbia. C’era freddo, la pedana scivolosa, tutto difficile ma quello c’è stato per tutti. Non può essere una scusa. Purtroppo forse, chiedo anche troppo a me stessa e a 43 anni non è che si può fare più quello che si faceva prima. Non posso dire di non averci provato, ma provarci e non riuscirci non è sufficiente“.

Se deve trovare un difetto su cui responsabilizzarsi durante la finale di quest’oggi, Assunta Legnante punta il dito verso il terzo lancio: “Peccato per il terzo lancio, quello nullo, perché era lungo. Tranne i primi due lanci, ho fatto tutto il resto in translocazione, solo che non si può fare 14,25 da ferma e 14,62 in translocazione. Questa è la cosa che mi rimprovero di più“.

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