Sci di fondo

Sci di fondo: Federico Pellegrino, Davos, un legame e la vista olimpica

Federico Rossini

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Pellegrino / LaPresse

Non ci si può girare troppo intorno: la settimana di Davos è stata, a livello italiano, quella di Federico Pellegrino. Senza se, senza ma, senz’altri possibili aggettivi. A 35 anni, l’uomo che ha fatto della sprint la specialità che lo ha consacrato alla grandezza ne ha combinata un’altra di rilevanti dimensioni, a prescindere dal fatto che poi i centimetri lo abbiano diviso dal francese Lucas Chanavat.

Vero, si tende a sottovalutarne l’importanza perché stiamo parlando di un uomo che si è ritrovato tra i piedi Johannes Hoesflot Klaebo, l’uomo veloce più forte della storia per questa generazione e per, molto probabilmente, tutte quelle a venire. Ma Pellegrino è un uomo che, dalla stagione 2010-2011, soltanto in un’annata non ha conseguito almeno un podio di Coppa del Mondo. E questo fa capire quanto sia straordinario il suo rendimento unito a una costanza che da 15 anni lo porta sempre lì, ai vertici. Non è un caso che adesso il co-portabandiera azzurro sia lui, l’uomo da un oro, quattro argenti e due bronzi mondiali nonché due argenti olimpici.

Stiamo assistendo agli ultimi battiti d’ali di Chicco, battiti d’ali che tutta l’Italia del fondo spera possano concludersi con qualcosa di grande, e per grande s’intende almeno medaglia, nel contesto delle Olimpiadi di Milano Cortina. Certo, lì il problema è legato alla tecnica, nel senso che si gareggerà in classico e tutti sanno che Pellegrino avrebbe gradito maggiormente la tecnica libera, ma la medaglia d’argento l’ha vinta sia nell’una che nell’altra maniera (senza dimenticare che, forse, nel 2014 senza un bel po’ di sfortuna avrebbe potuto fare benissimo). Dunque, nulla d’intentato c’è per quella prospettiva.

Pellegrino, in sostanza, lascia Davos in maniera definitiva con un bilancio che va ricordato con precisione totale. 16 febbraio 2013: terzo. 21 dicembre 2014: vincitore. 13 dicembre 2015: vincitore. 9 dicembre 2017: secondo. 15 dicembre 2018: secondo. 12 dicembre 2020: vincitore. 17 dicembre 2022: vincitore nella più incredibile vicenda della sua carriera. 3 gennaio 2024: terzo (internamente al Tour de Ski). 13 dicembre 2025: secondo. E questa volta, il giorno precedente, ha aggiunto qualcosa in più, vale a dire la seconda posizione nella team sprint assieme a Elia Barp.

A suo proposito, bisogna dirlo: sta crescendo bene, a fari (abbastanza) spenti e senza che nessuno gli stia mettendo troppa pressione. L’ideale, insomma, per dimostrare qualcosa non tanto quest’anno quanto nei prossimi. Ed è un tema, questo, che si potrà allargare nel tempo. Chiariamoci: in chiave azzurra complessiva questa settimana è stata ben diversa dalla precedente, senza squilli d’altro genere oltre a quelli di Pellegrino (anche perché ci son stati dei fastidi di vario genere, e quelli in una stagione semplicemente capitano). Ma la prospettiva, rispetto al quasi nulla di solo pochissimi anni fa, è migliore.

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