Coppa del Mondo

Sci alpino, Alex Vinatzer riaccende la speranza nel gigante maschile. Quando il “50” da maledetto diventerà benedetto?

Francesco Paone Casati

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Alex Vinatzer / La Presse

C’è hype, come direbbero gli americani, in vista dello slalom gigante maschile programmato in Val d’Isere nel weekend. Il termine ha per la verità connotazione negativa, si parla di una montatura pubblicitaria in vista di un evento. Dunque, sarebbe molto più corretto parlare di “attesa”, utilizzando un termine del nostro idioma, anche perché di Italia si parla.

Non potrebbe essere altrimenti  dopo la piazza d’onore conseguita da Alex Vinatzer nel gigante di Beaver Creek, dove il ventiseienne altoatesino si è incastonato fra due atleti monumentali quali Marco Odermatt ed Henrik Kristoffersen. Lassù, assieme a due mostri sacri della disciplina, il sudtirolese fa la sua figura. Però, siccome l’appetito vien mangiando, ora si guarda a qualcosa in più. A quel gradino più alto del podio che in campo maschile l’Italia non calca dall’ormai lontano 26 febbraio 2012, data dell’ultimo trionfo di Massimiliano Blardone.

Il digiuno corrente, giunto a 13 anni e 9 mesi abbondanti e pari e a 116 gare di Coppa del Mondo ha ormai fatto impallidire la più lunga astinenza precedente, durata 8 anni e 11 mesi, equivalenti a 73 competizioni di primo livello, intercorsa tra l’affermazione di Franco Bieler (18 gennaio 1976) e quella di Robert Erlacher (8 dicembre 1984).

Non è facile, sia chiaro. Potrebbe essere necessario attendere ancora a lungo prima di rivedere il tricolore italiano in cima alla classifica di un gigante di Coppa del Mondo. Dopotutto, i mammasantissima di cui sopra vanno battuti e non si tratta di una questione semplice. Anzi, l’attesa potrebbe prolungarsi. Sono più le probabilità di non vincere di quelle di vincere.

Cionondimeno, per la prima volta da tempo immemore, si può tornare a guardare con fiducia e con speranza concreta a una prova di una disciplina in cui l’Italia ha vinto 49 volte, fermandosi a un passo da quella cifra tonda che si sta rivelando una maledizione. Come i romani cambiarono il nome di Maleventum in Beneventum dopo avervi sconfitto Pirro durante le guerre sannitiche, chissà che il fatidico “50” da maledetto non diventi benedetto. Quando? Ai numi la risposta. Intanto, la speranza divampa.

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