Ciclismo
Roberto Pella: “Vorrei una World Tour da chiamare Made in Italy. Facciamo sistema con serietà e valorizziamo i giovani”
Per la Lega del Ciclismo Professionistico si completa un anno in cui non solo sono stati raggiunti traguardi di rilievo, ma si sono gettate le basi per costruire una realtà sempre più solida, ambiziosa ed affermata. L’intento è uno solo: valorizzare il ciclismo italiano in tutte le sue componenti: dai giovani corridori fino alle squadre Continental, fondamentali per valorizzare i vivai, senza dimenticare chi organizza gli eventi. Di questo, e tanto altro, abbiamo discusso insieme all’instancabile presidente Roberto Pella.
Che bilancio possiamo trarre della Coppa Italia delle Regioni?
“Nel 2024 era stata una anteprima con sole 4 tappe. Nel 2025 abbiamo ottenuti numeri strabilianti per ascolti RAI e internazionali, ma anche social. Abbiamo ottenuto uno share importante sempre tra 4 e 6%. La nostra arma vincente è la squadra. Abbiamo messo sul tavolo tutte le corse più belle italiane, che hanno fatto sistema, facendosi conoscere l’una con l’altra.
Avendo la certezza della diretta RAI, c’è stata una programmazione dettagliata, creando un circuito con la gente che si rimbalzava di settimana in settimana verso la corsa successiva. Gli spettatori hanno capito e compreso che il tutto veniva fatto con l’obiettivo di una classifica ulteriore, e non solo della singola competizione.
Gli stessi atleti non venivano solo per la corsa in sé, ma per la classifica. Questo ha alzato indubbiamente il livello. Molti corridori erano interessati a venire, soprattutto gli italiani. Abbiamo aperto anche alle donne, parificando il montepremi con quello degli uomini: questo è stato un successo a cui tengo molto.
Sono state tante le cause che insieme hanno creato un’ottima melodia. Il vero risultato lo hanno ottenuto gli organizzatori, i direttori sportivi e il pubblico. Noi abbiamo fatto solo da direttori d’orchestra. Ha aiutato molto anche avere pagine dedicate sui principali quotidiani nazionali, grazie alle quali l’evento veniva presentato e si generava interesse nel pubblico. Superare 8o milioni di contatti tra tv e social è un qualcosa di impressionante. Abbiamo dato risalto a delle corse che in precedenza erano conosciute solo dagli addetti ai lavori. Vorrei ringraziare i ministri Giorgetti, Abodi, Santanché e Roccella per averci sostenuto.
Non era mai successo che la Conferenza delle Regioni entrasse in compartecipazione con l’organizzazione di un evento sportivo. Questo perché capiscono che il ciclismo è valorizzazione del territorio. Abbiamo creato un podio led, un arco led, una hospitality: sono aspetti che colpiscono e fanno la loro parte, perché danno un’impronta riconoscibile al prodotto. Siamo una Lega manageriale che pensa bene dei suoi associati e sostiene gli organizzatori. Servono cifre folli per organizzare una corsa, noi ci abbiamo messo mano garantendo servizi importanti“.
Diverse società Continental si stanno affiliando alla Lega. Quali benefici può generare questa unione?
“Credo abbiano capito che tutti giocano un’unica partita. L’obiettivo è uno solo: valorizzare il ciclismo. Il fatto che le Professional mi abbiano prospettato di abbracciare anche le Continental, significa che hanno una visione davvero futurista. Con le Continental è fondamentale coltivare un vivavio che altrimenti si rischierebbe di disperdere.
L’esplosione è molto diversa da corridore a corridore, non tutti diventano campioni a 18 anni. Le Continental hanno l’opportunità di valorizzare anche i 25enni. Nelle nostre corse è giusto dare spazio alle World Tour, ma non dobbiamo dimenticarci di valorizzare il ciclismo italiano. Abbiamo già dei campioni, ma sono convinto che ne arriveranno di ulteriori nei prossimi anni. Ora che fanno parte della Lega, le Continental hanno la presenza garantita alle nostre corse. Inoltre vogliamo aiutarle a sostenere i costi come le spese vive di albergo e trasferimenti. Da parte nostra abbiamo più squadre e più spettacolo alle corse; loro trovano invece una Lega che vuole aiutare e spera che vengano fuori dei giovani italiani“.
La Lega sta sostenendo anche le società di base?
“Quella è una competenza della Federazione. Quello che voglio fare, e l’abbiamo fatto già quest’anno, è portare i giovani a diventare protagonisti. Al mattino sono state organizzate corse di contorno con allievi ed esordienti. Nella mia vita ho avuto l’occasione di fare una partita di calcio con i più grandi campioni: essere sul campo insieme a loro per me era un sogno. Ciò mi ha dato lo spunto per ripetere questo modello. Vedere questi ragazzini premiati dai campioni, la gioia nei loro occhio, gli sguardi persi mentre sognavano ad occhi aperti: tutto questo mi ha fatto commuovere, perché ho rivisto la mia storia. E’ stata la cosa più bella della mia vita. Voglio che questi ragazzi possano sognare.
Abbiamo mandato una lettera per coinvolgere i Comitati Regionali. La Lega si sta già occupando delle donne, che sono un volano importante. Abbiamo già almeno quattro corse femminili che vorrebbero entrare, ma devono prima chiedere l’autorizzazione della Federazione. Il mio spirito è allargare e costruire. Alla gente non interessa chi fa la cosa, ma che venga fatta. Noi saremmo pronti ad una Coppa Italia U23, se la Federazione ce lo chiedesse“.
Una squadra World Tour italiana è ancora possibile?
“Io voglio essere la figura che fa da tramite tra chi ha le competenze come nostri direttori e gli ex corridori. Il mio obiettivo è di coniugare opportunità economico/finanziarie. E’ compito della Lega mettere insieme chi ha la forza economica con chi ha la testa per farlo. Serve credibilità nel sistema, nell’impegno: quando si dice una cosa, bisogna farla! Questo sta creando una credibilità nelle Istituzioni, nel pubblico e anche nei grandi gruppi industriali, che vedono in questa Lega un prodotto concreto che non è solo sbandierato, ma che si realizza.
Ho riscontri di grandi gruppi imprenditoriali italiani che vorrebbero entrare in gioco. Se i numeri raggiungeranno livelli ancora più alti, questi imprenditori investiranno sia per passione sia per avere un ritorno economico. Con le dirette sulla RAI valorizziamo il territorio, la filiera delle aziende. La passione non può durare in eterno per un imprenditore: serve un ritorno economico, ed il ciclismo può darlo. Dà credibilità vedere che con noi ci sono le Istituzioni. I nomi passano, le Istituzioni rimangono sempre. La mia intenzione è creare una World Tour italiana che si chiami Made in Italy. Noi dobbiamo esportare la nostra bellezza. Gli investitori ci sono, ma devi dargli credibilità e continuità. Il terreno veramente è fertile, le piante stanno crescendo velocemente. Sto riscontrando che i corridori sono contenti, mi dicono che abbiamo fatto un grandissimo lavoro.
Il modello Binaghi nel tennis è vincente. Ha promosso inizialmente il suo prodotto, dimostrando serietà. Credo sia un modello da ripetere, riportando i giovani italiani ad essere ai primi posti nel ciclismo mondiale. Voglio stimolare Continental e Professional a investire su di loro. Abbiamo una attenzione e un riscontro internazionale di grossi gruppi che stanno mettendo a fuoco quello che è il ciclismo.
Credo che ci siano corridori italiani che abbiano necessità e bisogno di avere uno sviluppo. Il fatto che 8 Continental mi mandino una lettera per entrare a far parte della Lega, per me è la cosa più bella. Ho colto che hanno capito dove vogliamo andare. La mia è una politica degasperiana, che guarda ad un arco temporale medio-lungo. De Gasperi pensava al futuro dei nipoti, neanche dei figli! Le Continental sono il vivaio, il bacino. Le Professional lo hanno capito prima di me, ed è meraviglioso. Io mi auguro che nessuno bruci questa voglia di stare insieme. Il terreno è così fertile che deve solo essere annacquato. Spero che nessuno porti una siccità per distruggere tutto questo.
L’armonia è la nostra forza. Ho dato fiducia a queste persone e loro si sono ritrovati una Lega che tiene fede agli impegni con serietà“.
Quali novità attendono la Lega per il 2026?
“Avremo il sostegno dell’Unione delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura. Con questi gruppi, se si sentono partecipi e protagonisti, si possono fare grandi cose. Nel 2026 arriveremo, se tutto va bene, ad avere corse della Coppa Italia in 16/17 Regioni diverse. Quindi siamo già sulla retta via per raggiungere l’obiettivo di averle tutte e 20, che è fissato per il 2027. Ci rimangono fuori Valle d’Aosta, Molise, Marche e Umbria, anche se una di queste ultime due potrebbe essere interessata ad ospitare i Campionati Italiani. Però portare la Coppa Italia in Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania e Puglia, far rinascere il Giro del Lazio…Tutto questo è motivo di grande orgoglio. Per me saranno corse che faranno impazzire, con una attenzione mediatica altissima.
Voglio coniugare il prossimo anno il valore dell’agonismo, portando sempre più corridori importanti, far sì che queste corse diventino un traino per far conoscere la nostra storia e le bellezze naturalistiche dell’Italia. Poi voglio creare dei ‘momenti palco’ tra l’arrivo e la partenza che siano un po’ come delle pubblicità progresso e vertano su temi importanti, come ad esempio la violenza sulle donne, il tema della sicurezza stradale, la sostenibilità ambientale e l’obesità, stimolando l’attività fisica.
Sto definendo con i miei 8 campioni del mondo, insieme ai quali ci sono anche Nibali e Chiappucci, di riportare i vecchi circuiti con i campioni del passato, da svolgere in memorabili giornate estive in località di mare. Questi eventi penso possano fungere da stimolo anche per i più giovani. Il ciclismo è il vero sport che costruisce la piazza e il senso di appartenenza, perché trasmette valori. E’ un progetto a cui hanno pensato Chiappucci e Bugno, a loro il merito. Da parte mia c’è l’impegno di realizzarlo“.