Nuoto

Nuoto, gli ori delle staffette stanno coprendo risultati individuali non esaltanti per l’Italia?

Sofia Altavilla

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Silvia Di Pietro - LaPresse

Alla vigilia del quarto giorno di gare in quel di Lublino, dove si stanno svolgendo i Campionati Europei in vasca corta, l’Italia è a quota 5 medaglie, dietro solamente ai Paesi Bassi, avanti di un oro.

Di questi podi, quattro sono stati solcati da staffette azzurre, mentre solo una medaglia è stata messa al collo in una gara individuale, grazie a Simona Quadarella con l’argento nei 400 stile libero.

Sebbene siamo solamente al terzo giorno di gara, una domanda può sorgere spontanea e provocatoria: gli ori delle staffette stanno coprendo risultati individuali non esaltanti per l’Italia?

Per prima cosa bisogna prendere in considerazione il fatto che la spedizione azzurra è una squadra in pieno rinnovo, che presenta innumerevoli matricole alla prima esperienza in nazionale senior. Alla luce di questo, i risultati totali vanno letti in un’altra chiave.

I nuovi nomi infatti non stanno deludendo le aspettative, non scontato per atleti non abituati a questo tipo di pressione, ma anzi stanno impreziosendo la loro presenza a suon di record personali.

È il caso di Gabriele Mancini per esempio, che non solo ci ha regalato una nuova speranza per i 200 rana azzurri, orfani da anni di un rappresentante in campo maschile,  ma ha contribuito ad alzare il livello della battaglia in casa dei 100 rana, stabilendo il suo personale.

A proposito, una nota decisamente positiva è cantata dalle prestazioni di Anita Gastaldi, che potrebbe invece sopperire alla mancanza di una protagonista dei 200 farfalla femminili. Sebbene infatti la sua gara debba ancora arrivare, e il podio non sia affatto scontato, l’atleta piemontese ha contribuito nuotando tutti i suoi personali nei 100 farfalla e nei 100 misti.

Da considerare poi che anche le staffette sovracitate hanno quasi sempre approfittato dell’aiuto fornito dai nuovi arrivati. Penso alla staffetta 4×50 stile nuotata sia da Agata Ambler,che ha nuotato anche nella 4×50 stile mista, e da Alessandra Mao. Su tutti poi Francesco Lazzari e Giovanni Guatti che alla prima finale internazionale hanno conquistato entrambi l’oro, il primo lanciando la staffetta 4×50 mista mista, il secondo nella staffetta 4×50 stile maschile.

Per quanto riguarda la farfalla maschile è presto per fare i conti. Certo, c’era qualche speranza riposta in Michele Busa e Simone Stefanì nei 50 farfalla di ieri, ma il podio era complicato da raggiungere. Nonostante questo Stefanì ci è arrivato molto vicino, mentre Busa ha dimostrato un atteggiamento diverso nella distanza più lunga, non facendo spegnere tutti i presentimenti.

I big sono coloro su cui ci sono più aspettative “deluse”.

Cerasuolo e Martinenghi, il primo concludendo al quarto posto nei 100 rana, dopo le fatiche mentali degli ultimi mesi e una finale velocissima, e il secondo che ha dichiarato di aver dato il meglio di se stesso.

Per analizzare lo stato della vecchia generazione della nazionale è esemplare il caso di Lorenzo Mora. L’azzurro sta nuotando ottimi tempi, per esempio il 50″07 nei 100 e il sotto 1’50” nei 200 dove ieri si è classificato quinto. Il problema è che solamente due anni fa con lo stesso tempo dei 100 dorso arrivava terzo, mentre ora con quel tempo si rischiava di rimanere fuori dalla finale. La stessa Silvia Di Pietro, imprescindibile nelle staffette italiane, dove ha stabilito un record italiano nei 50 stile e un record del mondo con la 4×50 mista stile, assume un ruolo più da protagonista se inserita nel contesto di squadra.

Il ricambio generazionale è internazionale, e il nuoto si sta muovendo molto in fretta. Così appare ancora più azzeccata la strategia della Federazione.

Le medaglie sanciscono dunque un verdetto più che prevedibile in partenza: Cosa più di una staffetta è indice del buono stato di salute di una nazionale nel suo complesso? L’Italia è una nazione in ricambio generazionale, e che guarda a un futuro dove non dovrà appoggiare tutte le aspettative soltanto su fenomeni generazionali. I giovani stanno facendo l’esperienza necessaria per crescere e acquistare consapevolezza, e gli atleti maggiori sono reduci dall’evento più impegnativo dello scorso anno, soltanto pochi mesi fa.

Ricordo in ogni caso che non è finita finché non è finita, e che gli azzurri possono ancora riservare alcune sorprese.

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