Tennis
Matteo Berrettini chiarisce: “Il mio obiettivo nel 2026 è stare bene, i risultati sono una conseguenza”
Matteo Berrettini ha salutato il 2025 con il sorriso. Il trionfo in Coppa Davis con la maglia azzurra, celebrato a Bologna, ha rappresentato una potente iniezione di fiducia in vista della prossima stagione. Essere tra i protagonisti e aver trascinato, insieme a Flavio Cobolli, la Nazionale italiana verso il terzo titolo consecutivo, nonostante le assenze di Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, ha assunto un valore speciale.
Il romano ha investito molte energie nella post-season, dedicandosi con grande intensità alla preparazione tra Montecarlo e Dubai. Proprio negli Emirati Arabi Uniti ha avuto l’opportunità di allenarsi anche con Sinner, un confronto utile per misurare il proprio livello attuale. Non è passato inosservato, inoltre, l’ingresso nel suo entourage di una nuova figura come Thomas Enqvist: resta però da capire se la collaborazione con l’ex campione svedese avrà un seguito o resterà una consulenza occasionale.
Nell’intervista rilasciata a Men’s Health, Berrettini ha posto l’accento soprattutto sugli aspetti mentali del suo percorso. “Il lavoro sulla psicologia dura 365 giorni l’anno. Non riguarda solo la performance, ma tutto: l’approccio agli allenamenti, i viaggi, la vita quotidiana. Devi saper gestire ogni dettaglio. Chiudo gli occhi, respiro, rallento. Tendo sempre ad andare veloce, a volte troppo. Quando c’è una competizione importante, invece, devi fermarti, prenderti il tuo tempo, disintossicarti da tutto: telefono, notifiche, informazioni esterne”, ha spiegato.
Sotto questo profilo, il successo in Davis ha rappresentato un importante rinforzo emotivo. “È bellissimo sentire l’affetto delle persone. Ho cercato di rispondere a tutti. Poi sono andato alle Maldive con la mia famiglia: una cosa che non facevamo da tempo. Momenti solo nostri, che fanno bene anche al cuore”, ha raccontato.
Quanto agli obiettivi per il 2026, Matteo ha scelto la via della chiarezza: “Non voglio fissarmi traguardi di risultato, non per nascondermi, ma perché non mi stimolano più di tanto. So che i risultati arrivano passando da altro, e la Coppa Davis lo ha dimostrato. Devo dare priorità al benessere e al piacere di ciò che faccio. Quando riesco a essere aggressivo in risposta, l’avversario avverte pressione. I miei turni di servizio scorrono abbastanza agevolmente: se riesco a creare più occasioni in risposta, posso davvero spostare l’ago della bilancia“.