Atletica

Giuseppe Gravante: “Avevo capito di avere potenziale su strada. Con Stefano Baldini sono in buone mani”

Fabrizio Testa

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Giuseppe Gravante/ IPA Agency

Un talento tutto da scoprire. Negli ultimi anni impazza tra appassionati e addetti ai lavori il nome di Giuseppe Gravante, mezzofondista azzurro allievo di Stefano Baldini, medaglia d’oro nella maratona alle Olimpiadi di Atene 2004. Il classe 2001 si è raccontato ai microfoni di Run2u, rubrica di approfondimento in onda sul canale YouTube di OA Sport a cura di Sabrina Sgalaberna e Danny Frisoni.

In prima battuta, il nativo di Guastalla ha parlato dei recenti brillanti risultati su strada (tra tutti il terzo posto nella 10 km agli Italiani di Prato e il sesto posto nella 5 km di Lille), arrivati dopo una deludente stagione su pista: “E’ stato inaspettato, non era nei piani andare a gareggiare su strada o fare i Campionati italiani nei 10 km. Dopo una stagione in pista che non è stata come mi aspettavo, abbiamo deciso di spostarci per quanto riguarda settembre, ottobre e novembre su strada. Non mi aspettavo di correre così, non mi aspettavo di correre i 10 km a Novembre. Sono contento di essermi preso queste soddisfazioni, spero che saranno un lancio per la mia carriera da qui in avanti, a partire dal prossimo anno”. L’atleta ha poi precisato: “Per me è stato inaspettato in base ai piani stagionali, ma in allenamento iniziava già a vedersi qualcosa, avevo capito di poter fare bene. Agli italiani o a Lille ero consapevole di quello che potevo fare. Ma ripeto, non era completamente nei nostri programmi andare su strada. Cosa è successo in pista? Gli obiettivi erano i 1500 e migliorare in primis il primato personale. Ho fatto tre e trentasette lo scorso anno, volevo scendere almeno sotto i tre e trentacinque. Non ci sono riuscito, mi sono confermato perlopiù sui tre e trentotto. Ai Campionati Italiani sui 1500 sono caduto, non è stata una grande stagione di raccolta quella outdoor. Ho iniziato le gare a settembre demoralizzato ma con grinta. Cercavo un modo per rifarmi, in parte ci sono riuscito, anche se il rammarico non mi è passato. Di quanto buono fatto nei mesi estivi prendo comunque una solida conferma sui risultati dello scorso anno. Non sono peggiorato, sono rimasto stabile. Spero di potere migliorare l’anno prossimo“. 

Gravante ha inoltre spiegato il suo approccio alla preparazione: Negli ultimi anni con Stefano Baldini siamo partiti con un 10.000 ad inizio stagione, poi scendevamo con le distanze fino a fare 1.500, 800 e qualche 3.000. Quest’anno abbiamo fatto lo stesso aggiungendo un 5.000, poi ci siamo concentrati sui 1500. Nei miei piani c’è quello di allungare; il prossimo anno continuerò a fare qualche 1500, ma la mia preparazione non sarà incentrata sui 1500 ma sui 5000 e 10.000. Voglio migliorare i miei personali. Con Stefano abbiamo cominciato il nostro percorso nel 2021. Io ero venuto qui per fare delle lunghe distanze, poi abbiamo scoperto di essere idonei sulle brevi. Abbiamo fatto un 1500 un giorno a Trento nel luglio 2021, facendo tre e quarantotto, da lì abbiamo deciso di concentrarci su questa distanza. C’è stato un anno di stand by l’anno successivo, nel 2023 avevo migliorato a tre e quarantatré,  poi tre e quarantadue, poi l’anno dopo ancora tre e trentasette. Stefano ha avuto delle buone vedute, sono contento. Ciò che ho preso dai 1500 mi servirà in futuro per le altre distanze”. 

I prossimi giorni saranno caratterizzati dagli Europei di cross, disciplina in cui Giuseppe ha ammesso di non avere un buon feeling: “Le corse campestri sono una cosa, io un’altra. Non siamo mai andati d’accordo, non riesco ad interpretarle, quest’anno abbiamo deciso di bypassarle. Una scelta condivisa ed approvata. Se non mi avete visto in questa disciplina è perché non rientra nei nostri obiettivi, ambiamo ad altro”. 

La corsa non è arrivata nella giovante età per il talento del mezzofondo, il quale si è approcciato a questo tipo di sport in tempi relativamente recenti: “Ho cominciato nel 2018,  sono tanti anni ma non tantissimi. Non l’ho mai considerato un grande limite, i risultati se devono arrivare arrivano comunque. E’ stata una mia scelta spontanea, non ha mai interferito nessuno. Mi è sempre piaciuto correre, da piccolo non stavo mai fermo. Una volta feci una campestre a scuola, la vinsi, e la Prof di ginnastica mi consigliò di fare atletica. Dopo un anno mi sono iscritto a Guastalla, poi abbiamo capito che era arrivato il momento di andare in un gruppo più ampio. Qui c’era il gruppo della Corradini, abbiamo quindi chiesto a Stefano Baldini che ha accettato volentieri. Mi ha cresciuto lui, cinque anni su sette sono tanti. Mi ha preso a 19 anni, questi sono stati i miei inizi. La mia famiglia non è per nulla sportiva, la figura genitoriale incide molto sull’atleta e su come un atleta vive quello che fa. Io ho la fortuna di avere dei genitori che si interessano a quello che faccio, che ci tengono ma che rimangono sempre ad uno step indietro senza interferire. Spesso con atleti più piccoli i genitori sono molto presenti, più prestanti. Questo porta secondo me ad una sorta di ansia da prestazione da parte del bambino, che comincia a non viversela bene, portandolo a volte anche a mollare precocemente lo sport. Io sono fortunato. I miei rispettano le distanze che necessitano a volte. Questa è la miglior formula”. 

Come la maggior parte degli atleti di tutti gli sport, anche Giuseppe ha i suoi riti scaramantici, in questo caso una bandana rossa, molto presente durante i suoi primi anni: “Risale alle mie prime gare di atletica, mettevo questa bandana rossa, mi piaceva e mi piace ancora, ma con il tempo ho smesso di usarla, a Stefano non è mai piaciuta. Io spero di tornare ad usarla, la mettevo prima delle gare. Mi chiamavano ‘Il pirata’. era il mio portafortuna“. 

Fuori dalla pista e dalla strada, l’emiliano è un grande amante della cucina:  “Mi piace tantissimo stare a tavola, non mi limito in niente. Mi piace mangiare, mi è sempre piaciuto. Cucinare per gli altri mi piace anche tanto, quando si tratta di me faccio due cose alla svelta. Vado sempre di più sui carboidrati e carne. Per un anno ho sempre fatto credere ai miei compagni che sapessi fare delle buone torte, in realtà le compravo e ci mettevo sopra un po’ di zucchero a velo”. E nel futuro, l’obiettivo è quello di diventare un atleta professionista:  “Io adesso vivo a Rubiera, dove mi alleno ogni giorno o due volte al giorno durante la preparazione invernale. Per adesso studio Storia e culture contemporanee a Modena. Cercherò in futuro di entrare in un gruppo sportivo militare: se avverrà bene, altrimenti pace. Ho l’ambizione di diventare professionista, spero di correre ancora più forte per meritarmelo. A gennaio faremo le indoor, da aprile ci sarà la pista sperando di andare sempre meglio. Io fino all’anno scorso rendevo più in allenamento, da quest’anno sto riprendendo a rendere anche in gara, spero di migliorare più questa cosa, è sempre stato un mio deficit. Conta il talento fino ad un certo punto. Per superare certi gradini conta invece l’allenamento, è un mix di cose. A me il talento ha aiutato inizialmente, da un certo punto in poi è stato il lavoro a pagare. Ho qualità, e sono in buone mani. Sarò alla BOClassic, poi sarò anche ad Ancona“.  

L’INTERVISTA COMPLETA A GIUSEPPE GRAVANTE

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