Rugby

Rugby, l’Italia dà spettacolo, ma ora deve imparare a essere cinica

Duccio Fumero

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Zuliani / LaPresse

“Purtroppo ci sono mancati i momenti chiave” ha dichiarato Gonzalo Quesada in sala stampa al termine del match perso dall’Italia contro il Sudafrica a Torino. “Vogliamo continuare a lavorare sulla mentalità, sul diventare più ‘killer’, più pragmatici, più precisi nei momenti in cui possiamo segnare e fare male, imparando ad approfittare dei momenti positivi. Oggi potevamo fare ancora meglio, anche se abbiamo fatto bene”.

In questi passaggi della conferenza stampa di Quesada si racchiude tutto quello che è stato Italia-Sudafrica. Una partita bella, una partita a lunghi tratti giocata molto bene dagli azzurri, ma che si è arenata nei momenti dove si doveva “uccidere” gli avversari. Come ha detto a caldo capitan Brex “loro hanno saputo finirla, cioè finire le situazioni che noi non abbiamo saputo finire, e magari quella è la differenza fra loro e noi”. Insomma, quando il Sudafrica si è costruito la chance di fare punti gli ha fatti. L’Italia, no.

Gli azzurri, poi, nel primo tempo hanno pagato lo scarso feeling con i palloni alti, dominati dai sudafricani, e che hanno tolto più di un’occasione per rendersi pericolosi. Ma, e qui si guarda al bicchiere mezzo pieno, sempre Quesada ha evidenziato come “abbiamo applicato il piano di gioco e siamo riusciti a fare le cose che avevamo preparato in allenamento, siamo stati disciplinati e competitivi”. Insomma, dopo la vittoria con l’Australia l’Italia ha a lungo dimostrato di potersela giocare anche col Sudafrica.

E poco conta che gli Springboks hanno giocato oltre un’ora in inferiorità e che Rassie Erasmus ha sperimentato tanto, perché il Sudafrica degli ultimi anni ha una profondità e una qualità per poter sopperire benissimo alle assenze. L’Italia, invece, ha dimostrato di giocare da squadra e ha confermato alcune individualità – su tutti Zuliani e Ioane – che oggi in campo internazionale possono fare la differenza e sono giocatori di assoluto livello mondiale. Ora serve una vittoria netta contro la cenerentola Cile per arrivare al Sei Nazioni convinti di poter dire la nostra. Possibilmente, con cinismo.

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