Tennis
Jasmine Paolini, un 2025 da ricordare per continuità
Non inganni l’esito delle WTA Finals. Quelle sono andate per il verso sbagliato a causa, molto semplicemente, di una salute precaria che ha fatto il suo malaugurato corso. Jasmine Paolini, nel resto dell’anno, ha confermato di essere una vera top player, una di quelle che può avere qualche periodo meno buono, come tutte, ma che ha messo insieme tantissimi risultati che vanno rimarcati.
Su tutti, naturalmente, la vittoria di Roma. Agli Internazionali l’ultimo successo italiano era stato di Raffaella Reggi nel 1985, ma quella era Taranto e questo è il Foro Italico. Qualcosa che si faceva fatica anche solo a immaginare, che Sara Errani (di cui riparleremo) aveva soltanto sfiorato e visto svanire, nei fatti, per infortunio. E che la toscana ha preso e portato su, verso il cielo della Capitale. E dire che nei quarti era vicina alla fine contro la russa Diana Shnaider: ribaltare quel 6-7 0-4 ha significato tanto, anzi più di tanto.
E dire che l’inizio della stagione aveva messo qualche granello negli ingranaggi di Jasmine. Il terzo turno agli Australian Open, il grande spavento di Dubai: erano fondamentalmente già pronti tutti i titoli che avrebbero parlato di 2024 casuale e quant’altro. Niente di più sbagliato. Con la semifinale raggiunta a Miami è ripartito il treno Paolini con destinazione continuata sulla top ten, fatto di una vittoria, una finale e cinque semifinali stagionali. Non in tornei qualsiasi, ma praticamente sempre con distribuzione tra WTA 1000 e 500. Cose che si videro soltanto in tempo di Errani 2013, che fece della costanza un’arma totale.
Ed è così che è riuscita a tenere in piedi un’annata che, a livello Slam, ha sorriso poco. Dopo l’Australia c’è stata Parigi, con i match point mancati di nuovo contro Elina Svitolina, l’ucraina che quest’anno è ritornata a essere davvero un fattore in più di un’occasione. E poi Wimbledon, il momento più complicato, con l’uscita di scena al secondo turno, quindi gli US Open e la giornata girata per il verso sbagliato contro Marketa Vondrousova (la ceca, poi, è giunta fino ai quarti senza però poterli giocare). In questo senso non si può che sperare in un 2026 migliore, per quanto sia ben noto come ognuno dei tornei maggiori sia in grado di funzionare da variabile impazzita per larghissima misura.
Nondimeno va ricordato l’apporto dato al team azzurro di Billie Jean King Cup: rimonte e partite di grande caratura hanno caratterizzato il suo passaggio a Shenzhen, per una formula provvisoria che è risultata di transizione tra il vecchio format a gironi e quello nuovo con un ritorno dell’eliminazione diretta dura e pura (con alcuni distinguo di vario genere). Ma non c’è solo il singolare nel destino di Jasmine.
Vi si trova anche il doppio, con Sara Errani che l’ha portata a vincere il Roland Garros al termine di un percorso che pareva davvero di quelli destinati a entrare nella leggenda, e che solo l’orgoglio di Danilina/Krunic ha provato a rendere un po’ più complicato. La doppietta Roma-Parigi forse neppure nei sogni l’aveva immaginata, ma trovarsi sul Court Philippe Chatrier nell’ultima domenica e poterlo fare, a differenza di un anno fa, con un trofeo in mano vale, e non poco. Come valgono i tre 1000 conquistati in specialità.
In conclusione, il 2025 è stato anche l’anno in cui Jasmine Paolini ha sconfitto più top ten che in qualsiasi altro. Per cinque volte ce l’ha fatta: tre contro Coco Gauff tra Stoccarda, Roma e Cicinnati, una contro Jessica Pegula proprio in Billie Jean King Cup (nella finale) e, infine, una contro Iga Swiatek, in quel quarto di Wuhan giocato magnificamente e che ha visto la polacca sbigottita come raramente sia in un pur difficile (per lei) anno che in carriera. E adesso ci si lancia verso un 2026 nel segno della conferma dell’equilibrio, dato anche dal fatto che accanto a lei il trio Errani-Gaio-Pizzorno sarà sempre lì a darle man forte.