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Flavia Pennetta: “Quando mi ritirai, Fognini mi diede della pazza. Sinner tra i più grandi sportivi di sempre”

Giandomenico Tiseo

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Flavia Pennetta / Olycom

Dal 12 novembre sui canali di Sky e in streaming su NOW, arriva “Flavia a New York, 10 anni dopo”, la nuova produzione originale Sky Sport che celebra l’impresa storica di Flavia Pennetta, a dieci anni dal trionfo agli US Open 2015. Un docufilm interamente girato nella Grande Mela, che ripercorre il percorso umano e sportivo di una campionessa capace di riscrivere la storia del tennis italiano.

Dalle prime racchette impugnate a Brindisi alla notte magica dell’Arthur Ashe Stadium, fino alla scelta di dire addio al tennis subito dopo la vittoria: un racconto emozionante e autentico, impreziosito dalle testimonianze di chi le è stato accanto — allenatori, familiari, colleghe, giornalisti — e naturalmente Fabio Fognini, compagno di vita.

Ai microfoni di OA Sport, Flavia ha parlato di quest’iniziativa e anche dell’evoluzione del suo sport. “L’aspetto che si è modificato maggiormente è la forza fisica e conseguentemente la velocità di palla in questi ultimi dieci anni, dopo che ho deciso di smettere“, ha affermato l’ex tennista nostrana. “È stato bellissimo tornare a New York perché non ci si ferma mai a pensare, non guardi mai le foto. Siamo sempre frenetici nelle nostre cose, corriamo, viviamo i momenti, ma non li assaporiamo. Devo dire che questa docu-serie mi ha permesso di fare ciò, fermarmi un po’ a pensare“, ha aggiunto Pennetta.

La pressione è un privilegio, una frase iconica di un mito come Billie Jean King, che i giocatori leggono quando entrano nell’Arthur Ashe Stadium (Centrale di New York) per ricordare loro che essere sotto pressione è il risultato di aver raggiunto un alto livello di competenza e un’opportunità. In merito a questo, l’ex giocatrice ha sottolineato: “La pressione è qualcosa con cui si impara un po’ a convivere a un certo punto. I grandi atleti sono diversi in questo perché fanno sembrare tutto molto facile, quando realmente non lo è. Nel mio caso, quando si parla della decisione di smettere e la si descrive come semplice non è stata così. È stato un ragionamento lungo, anche contorto, fino a quando ho capito che era arrivato il momento. Sono pochi gli atleti che nel momento di più grande soddisfazione riescono a dire basta. Nella mia situazione, avevo compreso che avrei potuto avere una qualità di vita migliore. Mio marito (Fabio Fognini, ndr) mi ha dato della pazza, ad esempio (sorride. ndr)“.

Presente a Torino nell’ambito delle ATP Finals, Flavia si è espressa sul momento vissuto dal tennis italiano, considerando le presenze di Jannik Sinner e Lorenzo Musetti al Master di fine anno, senza dimenticare il doppio Bolelli/Vavassori e quanto fatto da Jasmine Paolini e Sara Errani nel 2025: “Le cose sono cambiate tantissimo in questi ultimi anni. Avere oggi giocatori che svettano a livello mondiale è qualcosa di importante. Noi siamo il Paese più invidiato dal punto di vista tennistico perché tra uomini e donne abbiamo 12/13 rappresentati tra i primi 100 della classifica mondiale. Sono pochi Paesi che possono contare su questo gruppo. Abbiamo una qualità molto alta, solo che adesso si dà tutto per scontato. Questo è un dispiacere perché non bisogna abituarsi alle vittorie di Jannik, Lorenzo e Jasmine. Bisogna ammirarli perché hanno sempre la voglia di lavorare e di migliorarsi“.

Una generazione che ha raccolto di quanto seminato dalla precedente: “Tutto quello che è stato fatto prima, partendo da me, Schiavone, Vinci, Errani, Fognini, ha gettato delle basi fondamentali. In quei dieci anni si sono abbattuti dei muri che hanno fatto credere agli altri di poterci arrivare. Non è presunzione, è un dato di fatto“.

E su Sinner, Pennetta ha dichiarato: “Sarà ricordato come uno dei migliori sportivi di sempre. Credo che in Italia possa essere paragonato già a Tomba e a Valentino Rossi, non solo per i risultati, ma dal punto di vista dell’attenzione mediatica. La sua partecipazione alle Olimpiadi di Los Angeles 2028? Nel calendario del tennis, ogni anno ci sono degli eventi importanti, ma credo che possa sicuramente valutare di giocare in una competizione così gratificante, come hanno fatto altri grandi campioni come Djokovic, Nadal e Federer. Jannik è un ragazzo serio e sa cosa vuole, viene da una bella famiglia. È un tratto in comune se penso anche al contesto familiare di Musetti, Paolini, Flavio Cobolli e lo rapporto a quello della mia generazione“.

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