Atletica
Elisa Molinarolo: “È una vita che mi sento dire che ho il fisico sbagliato. Non bisogna stare zitti”
Elisa Molinarolo è stata ospite di OA Focus, trasmissione che va in onda sul canale YouTube di OA Sport, dove ha parlato del sesto posto raggiunto alle Olimpiadi di Parigi 2024 con 4.70, ed ha tracciato un bilancio del 2025, culminato, però, con la mancata qualificazione per la finale mondiale.
Il sesto posto raggiunto alle Olimpiadi di Parigi 2024: “Quella finale la portiamo un po’ tutti nel cuore, soprattutto perché mai nei miei più grandi sogni avrei pensato di finire un’Olimpiade sesta. Le Olimpiadi di Tokyo per me sono state un po’ un regalo, e poi sono entrata, dopo le Olimpiadi di Tokyo, in Fiamme Oro, e quindi sono diventata un’atleta professionista. Le Olimpiadi di Parigi le ho preparate con con un’altra mentalità, con un’altra serenità, soprattutto, e quindi se prima l’obiettivo di Tokyo era partecipare, l’obiettivo poi di Parigi era entrare in finale. Raggiunto l’obiettivo della finale era già soddisfacente come Olimpiade, poi però quando a fine gara vidi sullo nello schermo che ero nella prima parte della classifica, è qualcosa che ancora mi emoziona e che a volte ancora fatico a credere, perché era veramente qualcosa che mai nella vita mi sarei aspettata“.
La stagione appena conclusa, però, non è stata all’altezza delle precedenti: “Il 2025 è stato un anno un pochettino più difficile, sia a livello fisico, ma soprattutto a livello mentale, ed infatti è vero che negli ultimi due anni, forse da Budapest 2023, mi sono e vi ho abituati bene. Nel 2023 finale mondiale, nel 2024 finale europea e finale olimpica, e poi nel 2025 forse si è rotto un pochettino lo schema del fare bene ai grandi eventi, però l’ho vissuta con serenità, perché sapevo di essere abbastanza stanca“.
I ricordi di Parigi 2024: “Tutta la mia famiglia era sugli spalti durante la qualifica, qualcuno che doveva vedere solo la qualifica ha spostato il biglietto aereo per rimanere a vedere la finale, quindi è stato un momento di gioia così grande che mi mancano dei pezzi, ho dei ricordi, subito dopo la gara, non troppo definiti, un po’ confusi, perché l’euforia, ma anche l’incredulità di aver fatto una cosa del genere, e soprattutto poi anche il record personale, perché non è solo il sesto posto, ma erano altri 2 cm di record personale. A livello di misura 4.70 era l’obiettivo delle Olimpiadi, perché i riscontri in allenamento erano buoni. In realtà la misura di qualifica diretta della finale era 4.70, poi in realtà è stata una qualificazione atipica e con 4.40 Al primo tentativo si entrava in finale, ed infatti poi eravamo in 20 in finale, che è una cosa folle per un’Olimpiade, e quindi io visto che l’obiettivo era la finale, l’obiettivo era quello di fare 4.70, perché il livello di quel momento era molto alto, quindi mi sono detta che bisognava fare 4.70 per entrare nelle prime 12 e quindi ero arrivata settata su quello standard. Peccato poi in finale che la progressione sia stata un attimino aggressiva, ma giustamente, perché è una finale olimpica, e da 4.70 siamo andati a 4.80, magari 4.75, in quel contesto e con quella forma, poteva rimanere su“.
Su Duplantis: “Duplantis fa un altro sport, perché ci sono dei video suoi, di quando aveva 2 anni, in cui corre in casa con un bastone tenendo già nella posizione corretta questo bastone, ed ho avuto modo di ascoltare i genitori che hanno raccontato come si allena, e lui in giardino aveva la pedana di salto con l’asta, io in giardino avevo i gatti e l’albero su cui mi arrampicavo e il marciapiede su cui facevo le ruote come se fosse la trave. Lui aveva una pedana di salto con l’asta, per cui andava a scuola, tornava, saltava, rientrava e mangiava, usciva e saltava, e se consideriamo che in Italia si inizia a saltare, se siamo fortunati a 14 anni o 15 anni, io ho iniziato a 18, ma io sono un po’ fuori dagli schemi. Se pensiamo che lui saltava con l’asta da quando ha 3 anni, ed un comune mortale inizia a saltare quando ne ha 14, sono quasi dieci anni di salti, anche tutti i giorni, una quantità, un numero di salti, una sensibilità, oltre al fatto che ha il DNA dalla sua parte, perché comunque arriva da genitori campioni, nonni campioni, sportivi, la mamma diceva che lui non si fa male, è veloce, non ha paura, è psicologo di se stesso, quindi è nato per fare salto con l’asta mi viene da dire. Per questo dico che fa un altro sport, perché gli viene con una semplicità e noi comuni mortali invece dobbiamo fare ore ore in campo a ripetere e siamo lontani metri da lui. Ha delle caratteristiche fisiche, è velocissimo, lui è il saltatore con l’asta più veloce, non so se della storia perché non me ne intendo molto, però del momento sicuramente. Ci sono delle gare in Francia indoor molto belle, dove a volte ti danno la velocità di ingresso perché ci sono i sensori sulla pedana, e lui è palesemente più veloce degli altri, e quindi la velocità e lo stacco ti danno la possibilità di utilizzare delle aste più dure, che ti spingono quindi più in alto, poi lui comunque è molto leggero, quindi un’asta più dura lo spinge tanto più in alto, ed il suo gesto tecnico è perfetto, perché funziona. Io dico sempre che è giusto ricercare la perfezione, ma la cosa bella del salto con l’asta è che se l’asticella rimane su hai ragione, quindi anche se il salto era brutto ma l’asticella è rimasta su hai ragione tu, ed è uno dei motivi per cui ho cambiato sport“.
Gli inizi di Molinarolo con la ginnastica: “Nella ginnastica ci sono i giudici umani, ed i movimenti della ginnastica sono così veloci che diventa veramente difficile poter giudicare alla perfezione, invece nell’atletica, soprattutto nel salto con l’asta, se sta su è bandiera bianca, se cade è bandiera rossa. Arrivare dalla ginnastica a fare atletica mi ha aiutato sicuramente in tante cose, per esempio la formazione del carattere, per quanto sia comunque probabilmente dentro un po’ il DNA, ti aiuta a superare difficoltà, ti aiuta a sopportare la fatica, perché comunque la ginnastica è uno sport molto duro, e sicuramente ho lavorato per anni e anni, e sto lavorando sulla corsa, perché la corsa di una ginnasta è tutto il contrario di com’è la corsa dell’atletica, perché ovviamente una ginnasta corre su superfici morbide, quindi tendenzialmente sulle punte con le braccia tese, invece nell’atletica si corre utilizzando i piedi in modo diverso, utilizzando le braccia, e quindi quello è stato un grande lavoro che abbiamo fatto. La ginnastica certo, nel salto con l’asta in particolare, aiuta, perché ti dà una consapevolezza corporea che forse nessun altro sport ti riesce a dare“.
Sul caso di body shaming con le critiche ricevute per il suo aspetto fisico: “Abbiamo parlato dei sentimenti che avevo di ritorno da Parigi dopo quel sesto posto, ed ero in camera tranquilla che sfogliavo un po’, smaltivo un po’ la quantità di messaggi, e ci tengo a dire che il 99.9% erano positivi, bellissimi, di vicinanza, di affetto, di congratulazioni, e poi appunto mi sono imbattuta in questo messaggio di questo personaggio e mi ha dato fastidio, però forse più perché la gente si permette, poi quando ho condiviso tutto sui social ho detto ‘Io ti mando a quel paese perché ho le spalle larghe’. È una vita che mi sento dire che ho il fisico sbagliato, perché quando facevo ginnastica ero troppo alta, poi ero troppo grassa, fortunatamente nell’atletica ho trovato un allenatore che è Marco Chiarello, che è il mio allenatore dal primo minuto in cui ho messo piede in campo, però quella è stata una delle mie grandi fortune, perché non ha mai forzato la mano su questo argomento, appena ha percepito che per me l’alimentazione ed il mio corpo erano un argomento un pochettino delicato, non si è mai permesso di entrare a gamba tesa come invece hanno fatto nella ginnastica per anni. Io sono abituata a sentirmi dire che ho il fisico sbagliato per fare quello che faccio, ma mi sembra assurdo che tu mi venga a dire, dopo un sesto posto alle Olimpiadi, che avevo un fisico impresentabile per l’occasione, perché lui mi ha detto che avrei potuto fare molto meglio, questo è il fatto, che avrei potuto fare molto meglio. Dico: ‘Ho fatto il record personale in una finale olimpica, avrei potuto fare molto meglio?’, quindi mi ha dato molto fastidio il fatto che la gente si permetta, anche perché, fatalità, nell’ultimo anno in campo avevamo proprio vissuto, soprattutto con le ragazze più piccole, quindi le mie compagne di allenamento oppure in altri gruppi, dei momenti veramente difficili e delicati, perché appunto questi social mostrano sempre il fisico perfetto, mostrano la donna senza un filo di cellulite e senza una smagliatura, ed io ho sempre cercato di dire a queste ragazze che non è vero, perché le foto sono ritoccate, fidatevi di me, magari parlo anche di atleti con cui gareggio, fidatevi che sui social sembra che siano perfette, ma quando poi le vedi da vicino hanno anche loro le imperfezioni. Però è difficile, ed io ho perso, nel senso che si sono ritirate dall’attività due compagne di allenamento per motivi legati all’alimentazione e per motivi legati appunto al corpo, che inizia a cedere da dentro, perché ovviamente se non metti benzina dentro, il corpo cede ad un certo punto, e quindi ero veramente arrabbiata, perché non solo perdi delle atlete, ma perdi anche a volte delle amiche per questo argomento. Non ci ho pensato un minuto, ho pubblicato tutto sui social, l’ho fatto in modo educato perché sapevo che poi altrimenti la cosa poteva ritorcersi contro di me, ma mai mi sarei aspettata una cosa così, perché poi alla fine sono stata anche in diretta tv, ci sono stati articoli su giornali importanti, e quindi l’obiettivo di parlare di questo argomento è stato raggiunto, ed ancora mi faccio portavoce di questa cosa, e dico che non bisogna stare zitti. Denunciamo: forse uno non fa la differenza, ma se siamo in tanti forse qualcosa cambierà“.