Tennis
Coppa Davis 2025, Matteo Berrettini: “Mi sento bene. Ho solo bisogno di continuità”
Due su due per Matteo Berrettini in queste Final Eight di Coppa Davis. Dopo la vittoria all’esordio con l’austriaco Rodionov, il romano ha aperto al meglio anche la semifinale con il Belgio, battendo in due set per 6-3 6-4 Raphael Collignon, dando così il primo punto alla squadra azzurra.
In conferenza stampa Berrettini ha risposto a Collignon, che ha detto che il pubblico è stato decisamente un fattore per la vittoria dell’azzurro: “Il pubblico è stato un fattore, ma ho vinto perché ho giocato bene. È la Davis Cup, giochiamo in Italia. La folla è un fattore, certo, ma non ho vinto per questo. Ho giocato un gran tennis, soprattutto all’inizio del secondo set. Avrei potuto andare avanti di un doppio break”.
Il romano analizza anche il suo match, con le condizioni che si sono modificate improvvisamente: “Le palle sono diventate più pesanti, lui ha iniziato a spingere di più e i suoi game al servizio erano più complicati. Questa è proprio la bellezza della Davis. Anche lui si è esaltato grazie al pubblico”.
Matteo ha dovuto affrontare anche una palla break nel sesto game: “Sul 3-2 ho annullato una palla break con un passante pazzesco. È stata una follia. Sapevo che anche se mi avesse brekkato avrei comunque avuto le mie chance. Mi ripetevo di continuare a lottare”
Poi anche un commento molto bello su Flavio Cobolli, che è in campo ora per un match decisivo: “L’ho visto crescere. L’ho conosciuto quando lui aveva otto anni. Io ero arrivato al circolo Aniene a 14 anni per allenarmi con suo padre e con Vincenzo. Lui e suo fratello erano i bambini che giravano per il circolo e con cui giocavamo nei tornei del weekend. Dopo Miami era molto giù. Gli ho detto che non aveva senso andare a giocare un Challenger essendo numero 30 del mondo. Doveva solo allenarsi due settimane e le cose sarebbero arrivate. Ha vinto Bucarest dopo. A volte serve solo una parola”.
Sul suo attuale momento: “Mi sento bene. Mi sono allenato con i migliori dopo un mese e mezzo di stop e mi sembrava di non aver mai smesso. Il mio tennis c’è sempre stato, è una combinazione di fiducia, fisico, testa e condizioni. Ho sempre faticato di più a fine stagione. Quest’anno ho saltato anche la parte su erba. Mi serve solo continuità. Quando ho giocato contro Novak, Zverev, Draper, de Minaur, Fritz… sono state partite vere. So qual è il mio livello”.