Atletica
Claudio Licciardello: “Problemi di postura per Chituru Ali, ma lo ritengo al livello di Jacobs. Sarebbe folle cambiare ora”
Una nuova vita sportiva per Claudio Licciardello. Il celeberrimo ex velocista, nonché allenatore italiano, dopo tanti anni trascorsi in pista con la maglia delle Fiamme Azzurre ha da poco cominciato un’avventura stimolante diventando responsabile dell’Abu Dhabi Sports Council Club, centro di eccellenza dedicato alla crescita dei nuovi talenti dell’atletica leggera negli Emirati Arabi Uniti. In occasione dell’ultima puntata di Sprint Zone, trasmissione condotta da Ferdinando Savarese, l’azzurro ha raccontato a fondo le ragioni di questa scelta, non risparmiando anche alcune importanti considerazioni su alcuni suoi ex atleti:
“E’ la prima volta che compaio in una intervista senza lo scudo delle Fiamme Gialle, sono stati 20 anni meravigliosi – ha detto Licciardello – Ho deciso di dover cambiare qualcosa per trovare nuovi stimoli e perché mi piace migliorare sia l’aspetto personale che quello professionale. Ho scelto Abu Dhabi perché ho ricevuto una proposta poco dopo Parigi 2024. La meta però era un’altra, ovvero l’Arabia Saudita, dove potevo diventare head of Sprint della Nazionale. La meta però non mi faceva impazzire, era Riad, durante la lunga application che ho fatto per la federazione saudita è entrata questa società di Abu Dhabi e, per vie traverse, ha fatto una sua proposta. Ho conosciuto il Presidente, grande appassionato e professionista. Abbiamo fatto un paio di call, poi ci siamo visti durante il meeting di Dubai 2025. E’ quindi arrivata un’offerta che ho reputato interessante. E’ una società nata nel 2020, e sta cercando di crescere e farsi conoscere in tutto il circondario che qui vede due città grandi, Abu Dhabi e Dubai, oltre che altri Emirati che sono meno famosi ma che offrono un grande bacino per lo scouting. E’ una società sotto l’egida dello Sport Council, una specie di CONI locale, e quindi offre delle garanzie anche sulla qualità del lavoro che si può svolgere. C’è un centro sportivo che stiamo restaurando perché c’è stato un problema idrogeologico che è stato sistemato. Qui è tutto deserto, c’è stata una faglia e con le infiltrazioni dovute alle irrigazioni la sacca di sale presente sotto lo stadio ha ceduto, quindi si è sciolto e la pista è scesa. Ora stanno completando i lavori sulla parte principale della struttura. Abbiamo la fortuna di poter lavorare in una città dove le infrastrutture non mancano. E’ tutto molto nuovo, la più vecchia potrà avere 20 anni. C’è da lavorare sull’organizzazione interna della società perché bisogna farsi conoscere, entrare nelle scuole. Questo ruolo mi piace, oltre ad essere responsabile come allenatore della velocità sono anche un consulente in quelli che sono i progetti di formazione. La scuola è importante per crescere come iscritti ma anche come qualità nel lungo periodo. Stiamo lavorando in tal senso per un progetto ad ampio raggio”.
Il professionista ha poi parlato della sua crazione, la ChronoTrack Mobile Stop Watch, un’applicazione studiata appositamente per migliorare la performance degli atleti: “Da sempre sono appassionato di tecnologia, mi è sempre mancato un compagno di viaggio durante gli allenamenti che mi permettesse con i cellulari moderni di evitare di portare con me una serie di device utili per l’allenamento. Me lo sono sviluppato da solo, è un’applicazione per Iphone: ho intercettato i tasti dei volumi per rilevare i tempi e gli split i tasti volumi. Non c’è quindi il touch, tipico delle app di cronometraggio che crea difficoltà perché lo schermo si spegne e ci si distrae. Intercettando i tasti volumi hai la stessa sensazione del cronometro, con un tempo di lag pari a zero; in questo modo ti trovi nel telefono tutte le rilevazioni che hai preso: le puoi nominare, filtrare per tipologia di evento, di prova e di tutto il resto; puoi salvarla nel dispositivo e vederla già trascritta come un taccuino, e puoi anche esportarla sul PC. Avere un libro di allenamenti già organizzato ti permette di accedere a tutte le funzioni che ti danno le IA per rivedere le review a fine anno con tutto organizzato E’ un ottimo sostegno: oltre al cronometro c’è anche un porting con l’apple watch per avere i tempi sull’orologio, uno starter automatico che prende i tempi di reazione allo sparo. Questo fa risparmiare all’utente tanti soldi, perché un attrezzo professionale della stessa precisione costa 2-3000 euro, li vediamo nelle Diamond League e nelle gare importanti. E’ un aiuto che a mio parere tende a democratizzare tutto quello che è la tecnologia applicata allo sport. Mi piace portare avanti questo progetto, ho fatto recentemente una videoconferenza da Bergamo in cui ho raccontato ad una serie di colleghi questo progetto. In tanti mi chiedono la release per Android, ci vorrà tempo, è prevista per fine 2026. Ma ci lavoreremo. L’App si può scaricare, è gratuita, c’è un acquisto laddove si voglia accedere a tutti i servizi pro, ma si può utilizzare. E’ creata per tutte le categorie, pensata anche per i genitori a cui piace guardare gli allenamenti dei propri figli, o agli spettatori del Golden Gala che non vogliono aspettare il cronometraggio ufficiale. L’ho scritta interamente io. Le basi le ho imparate a scuola, ho un indirizzo informatico, non ho proseguito con l’Università perché ho fatto Scienze Motorie. Ma ho curato anche tanti siti internet, ho per esempio tutto quello che era legato alla parte visual degli Sprint Festival li ho sempre gestiti io attraverso queste piccole competenze che avevo”.
Licciardello ha poi parlato dei suoi tanti ex atleti che ha dovuto lasciare per seguire il nuovo progetto: “Siamo stati per tanti anni insieme, ho portato avanti una generazione prima di portarla in Nazionale, con loro c’era qualcosa in più di un semplice rapporto tra atleta e allenatore. Ho cercato che loro comprendessero il fatto che nella vita ci sono delle scelte da fare. Lavorare in inglese per me era una sfida importante. Sono stato da atleta negli States, anche lì lavorare da allenatore in tal senso era una bella prova. Ho fatto il possibile per trovare delle soluzioni valide, ho chiamato persone con cui ho un rapporto da tanti anni come il Professore Di Mulo, di Marta Oliva. Altri del gruppo sono rimasti con Kevin Ojiaku, mio collaboratore e coach con una grande base tecnica: lui ha un occhio eccezionale ed avrà un grande futuro. Credo sia pronto per portare avanti quanto costruito. Sancin e Longobardi sono da lui. Sofian Safraouii in particolare è un atleta che è arrivato con 22 e 30 sui 200 e quando abbiamo terminato il rapporto insieme andava sui 21 e 14. Longobardi mi spiace non seguirlo più, ma restare con Kevin credo sia stata la soluzione migliore. Yupun Abeykoon andrà verso il finale di carriera, non è ancora una decisione presa in modo definitivo perché ha degli impegni personali da mandare avanti, dopo dicembre sceglierà. Il nostro rapporto poteva proseguire, ho chiesto lui di seguirmi. Lui ha però gli affetti in Italia, ha preferito restare con la compagna e i suoi affetti. Io condivido la sua scelta”.
Al momento, l’allenatore non ha intenzione di seguire atleti di un certo rilievo, preferendo di prendersi del tempo per studiare a fondo la nuova realtà in cui si trova: “Non ho atleti importanti che seguo al momento. Ci sono ottimi atleti di livello Nazionale per gli Emirati, dove il livello qualitativo è minore rispetto all’Italia. Qui ci sono un incrocio di popoli, un po’ come la Sicilia: strano che non sia cresciuto un livello adeguato perché la commistione porta sempre a delle corse speciali, a talenti speciali. Non c’è perché secondo me deve crescere il livello tecnico delle società, il livello gestionale delle società, il livello qualitativo degli eventi. Sono super convinto che nel giro di un paio di anni la situazione possa cambiare. Si è investito per fare arrivare qui delle figure con esperienza, oltre me ci sono altre professionalità di livello, vedi Habiba Ghribi, responsabile del mezzofondo. Stanno riqualificando la parte tecnica della società. Questo è il primo passo. Tutto quello che verrà, verrà in minor tempo. Io ho visto la trasformazione dell’Italia, ora siamo professionisti, si parla da professionisti. Mi piace essere stato uno dei primi a lavorare con un team a seguito: gli allenatori non possono pensare di poter fare tutto da soli, è un errore che noi abbiamo fatto in passato. Adesso ognuno ha il proprio ruolo, è sintomo di intelligenza. Questo processo qua avverrà prima del previsto, il fatto che loro abbiano un grande potere economico e grandi infrastrutture e voglia di crescere. Il baricentro del mondo sportivo si sta spostando in questa area del mondo. Pensiamo al calcio con la Supercoppa Italiana che viene fatta a Riad. Si chiamano accordi “soft power”: attraverso un lavoro diplomatico lo sport cerca di portare il livello culturale e locale più in alto. La mia scelta è arrivata anche per questo, credo che questa sia un’area prospera“.
In tal senso, l’obiettivo è chiaro: “Noi dobbiamo fare crescere il livello della società, quindi anche dell’atletica, in questo Paese. Essendo connessi ad un organismo Nazionale che regola lo sport, il progetto abbraccia più enti. Io quest’anno ho detto di no a due atleti di ottimo livello, un europeo e due africani, proprio per concentrarmi sul mio nuovo ruolo. Il mio accordo prevede la possibilità di portare con me chiunque, in un futuro il mio gruppo si rifonderà su questo territorio. Mi piace pensare di aiutare la società nel poter raggiungere i propri obiettivi. Ho lasciato in secondo piano i miei obiettivi personali. Dal punto di vista lavorativo la sfida è già stimolante. Nei prossimi anni riaprirò le porte ad atleti, per ora voglio solo conoscere i confini del mio lavoro“.
Successivamente il coach si è soffermato sulle difficoltà riscontrate in questa ultima stagione da Chituru Ali: “È un ragazzo a cui voglio bene, sicuramente il sentimento che ho provato vedendo le difficoltà che ha affrontato è quello del dispiacere. Io non voglio bacchettare nessuno, ma credo che bisognava fare un po’ i conti con quelle che potevano essere le difficoltà che un fisico straordinario come il suo poteva far derivare. Noi abbiamo conosciuto il suo fisico negli anni, i problemi che ha avuto non sono nuovi, quelli della parte superiore della coscia li aveva già avuto in tempi abbastanza recenti, li avevamo superati attraverso posture e lavori integrati all’allenamento giornaliero. A Roma si allenava tanto e volentieri. Sono dei problemi che lui si può togliere se pensa al passato ed alle cose che abbiamo fatto con il gruppo di lavoro. Mi riferisco ad una serie di posture legate alla sua forza addominale. Rafforzare la parte addominale aiuta a compensare quella parte molto corta in termini di mobilità. Deve lavorare in maniera integrativa affinché il motore possa essere sempre ben rodato. Vedere che i problemi sono gli stessi di due anni fa mi è dispiaciuto, ma è lo scotto che si paga quando si affronta una novità: va bene cambiare guida, ma forse si potevano scegliere altri tempi, con tutto il rispetto per il nuovo allenatore Smith che è un Maestro. Io confido che conoscendosi meglio adesso possano essere superati dei problemi che sono relativi al conoscersi poco, e che possa quindi tornare a correre come si deve: l’ho visto correre diversamente, cambiare la partenza dal blocco. È uno che ha corso in 6 e 53 alla fine di un Campionato del Mondo. Da tifoso mi sono chiesto: perché cambiare qualcosa che andava così bene? Io ho sempre detto che lui è allo stesso livello di Jacobs, serve però del tempo per raggiungere tale livello, Marcell non è esploso subito, erano quattro anni che faceva 10 e 0 prima di Tokyo. Chituru quante volte ha corso 10 e 0? Mezza stagione? Ha bisogno di tempo, diffido da chi dall’oggi al domani fa grandi risultati. Continuo a pensare che sia un atleta che può dare tantissimo a questa Nazionale. Alle sue spalle abbiamo Marcell che ha un’età in cui un calo fisiologico è possibile. La prestazione può garantirla, la costanza meno. Stessa cosa purtroppo anche per Filippo Tortu che ha avuto una flessione negativa, alle spalle non ci sono dei talenti esattamente come noi vedevano Marcell e Filippo. Chituru è ancora lì, può dire la sua, può avere una leadership per diversi anni. Ma deve mettere insieme i pezzi del puzzle“.
In ultimo Licciardello ha aggiunto: “Io sono dell’idea che lui adesso non debba pensare di cambiare, sarebbe una follia dopo aver investito. Il secondo anno è dovuto. Non credo sia stato seguito male, credo che Smith abbia l’esperienza per conoscere un atleta nel più breve tempo possibile, riuscire a farlo correre forte come ha fatto con altri in carriera. L’esperienza era talmente nuova e grande per Chituru che sommati ad una serie di impegni personali e novità che abbracciano la sfera personale sarà stato complicato avere la serenità mentale per fare una grande stagione. È stato un anno conoscitivo, provo a vestire la maglia di chi deve giudicarlo: non avrei dubbi nel consigliargli di proseguire a fare quello che sta facendo. Non può essere banco di prova una sola stagione. Noi nei tre anni insieme prendendo solo l’aspetto parziale non parleremmo di una grande riuscita. Bisogna analizzare nel complesso l’evoluzione, dove è passato da 1o e 40 a 9 e 96 con delle medaglie al collo. Ma se guardi metà del percorso noti un anno importante al primo ed un buco al secondo dovuto alla costruzione di un protocollo che serviva a proteggerlo da altri infortuni. Bisogna avere uno spettro ampio, due anni potrebbero essere sufficienti per valutare il percorso. Mi auguro di non dispiacermi più”.
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