Nuoto

Westmont chiama, l’Italia risponde con una Sara Curtis in più nella seconda tappa di Coppa del Mondo

Enrico Spada

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Curtis - Andrea Masini e Andrea Staccioli - DeepBlueMedia-eu

La seconda tappa di Coppa del Mondo riaccende i riflettori su Westmont (Illinois) dal 17 al 19 ottobre e, soprattutto, sull’Italia: rispetto a Carmel il contingente azzurro è più corposo e più ambizioso. La notizia, in chiave tricolore, è il debutto stagionale in World Cup di Sara Curtis, nuova stella della velocità azzurra, che dopo i Mondiali di Singapore si è trasferita in Florida per il college: una scelta che guarda lontano, perché unisce il carico di lavoro NCAA alla possibilità di misurarsi subito con la grande vasca corta internazionale. Con lei c’è Simone Stefanì, specialista di dorso e farfalla dal profilo aggressivo, chiamato a portare brillantezza nei 50 dorso e 50/100 farfalla. E poi i “quattro pilastri” già protagonisti a Carmel: Thomas Ceccon, Lorenzo Mora, Alberto Razzetti e Federico Burdisso, oltre ai sempre positivi Leonardo Deplano, Manuel Frigo e a Massimiliano Matteazzi che negli States è di casa. È su questo blocco che l’Italia prova ad alzare l’asticella, scegliendo con cura le gare per non disperdere energie in tre giorni densissimi.

L’orizzonte internazionale cambia volto: Léon Marchand non sarà a Westmont, e l’assenza del pluri-campione olimpico (apparso ancora lontano dalla migliore condizione a Carmel) toglie un riferimento ma non abbassa l’asticella, e mancherà all’appello anche la campionessa Summer McIntosh, ha fatto sapere di avere qualche problema fisico e salterà i due appuntamenti annunciati. A questo punto, è lecito attendersi un’altra infornata USA (da Kate Douglass a Gretchen Walsh, da Jack Alexy a Chris Guiliano) e del gruppo oceanico guidato da Kaylee McKeown, Lani Pallister, Mollie O’Callaghan e Sam Short: la concorrenza, insomma, rimane di livello altissimo.

La prima cartina al tornasole è la velocità pura. Sara Curtis è iscritta a 50 e 100 stile e 50 dorso: il pacchetto perfetto per misurare il suo stato di forma a tre settimane dall’inizio dell’avventura collegiale. Nella 25 metri la partenza e le subacquee contano tantissimo: l’azzurra porta in dote reattività dal blocco e una fase sub ben educata, elementi che possono proiettarla nelle finali e, se il contesto lo consente, vicino al podio. In parallelo, Leonardo Deplano ritrova i 50 e 100 stile (e il 50 farfalla): a Carmel ha mostrato solidità, ora serve lo step di continuità per aggredire i 21” bassi e i 46” alti. Manuel Frigo allarga il raggio fino ai 200: utile per accumulo di metri e per leggere soluzioni tattiche alternative in ottica staffetta, che è sempre casa sua.

Il dorso resta un terreno naturale. Thomas Ceccon a Carmel ha piazzato il doppio bronzo (50 farfalla e 100 dorso) con la solita chiusura “a frusta”: Westmont gli offre il tris 100/200 dorso più i 100 misti e due incursioni a farfalla. Il focus, verosimilmente, resterà sui 100 dorso, distanza in cui l’azzurro sa cambiare marcia negli ultimi 25 metri, con l’opzione 200 per testare la tenuta in progressione. Lorenzo Mora, specialista della corta, può sfruttare la propria abilità in virata per rientrare con decisione nel giro finale: 50-100-200 dorso gli danno tre finestre diverse per la finale (obiettivo non centrato nella prima tappa), specie nei 50 dove la densità USA è alta ma le occasioni si creano sui dettagli. Simone Stefanì completa il blocco: profilo esplosivo, che gli permetterà di provarci nei 50 dorso e nei 50/100 farfalla.

Capitolo delfino: Federico Burdisso viene dal podio nei 200 a Carmel, segnale importante dopo un percorso di crescita negli ultimi mesi, passato per la finale iridata di Singapore. Il piemontese si presenta con il pacchetto 50-100-200: l’obiettivo è ripartire dall’efficacia del secondo 100, vera chiave per tenere il dente del gruppo. Ceccon potrà incrociarlo sui 50/100 per alzare la qualità del confronto interno; Federico Burdisso resta tuttavia la prima opzione sui 200, distanza in cui il timing della subacquea e la gestione della terza vasca faranno la differenza. In coda, ma non per importanza, l’assetto rana: Ludovico Viberti (50-100) attraversa un passaggio di costruzione; nella 25 metri basta un’uscita dal tuffo pulita per ridurre il gap e guadagnare corsie migliori in finale.

I misti sono casa di Alberto Razzetti e un terreno intrigante per Ceccon. Il ligure porta 200 e 400: a Carmel è apparso in pieno carico, ma la 25 metri gli è amica se la subacquea torna brillante. Il 200 misto, in particolare, può trasformarsi in “gara-ponte”: rana di contenimento e ultimo 50 caricato, ricetta con cui Alberto ha spesso ribaltato scenari. Per Ceccon, i 100 misti restano una vetrina a misura di velocista completo: se il tratto a rana “tiene”, l’ultimo 25 a stile fa il resto.

Attenzione anche ai profili under radar: Massimiliano Matteazzi (IM e rana) è iscritto su quattro prove e può incidere soprattutto nei 100/200 misti, dove ogni centesimo in virata è oro. La profondità del gruppo, rispetto a Carmel, consente rotazioni più intelligenti tra batterie e finali: nessuno è obbligato a “correre tutto”, tutti possono scegliere il colpo da piazzare.

La prima tappa ha detto che gli USA, in casa, alzano l’asticella: sprint femminile con Douglass e Walsh a livelli d’élite, stile maschile in mano ad Alexy–Guiliano e tanti altri protagonisti un po’ in tutte le gare. Non solo USA, comunque: nel dorso il grande protagonista è stato lo statunitense d’adozione ma ungherese di nazionalità Hubert Kos capace di vincere e raddoppiare nella farfalla protagonista il Canada con Ilya Kharun in grande forma. Traduzione per gli azzurri: per entrare in zona podio serve una batteria “vera” (nessun risparmio e subacquee piene) e una finale coraggiosa. Per Sara Curtis è banco di prova ideale: il 50 stile in corta è tecnica pura (reazione, 15 metri, tocco), il 100 misura la tenuta; il 50 dorso le permette di “rubare” le virate alle specialiste e capire dove si può limare nell’inverno NCAA.

Dopo la partenza in “rodaggio” di Carmel, Westmont deve certificare un passo avanti: più finali, qualche podio in più, la crescita delle nuove leve e delle punte. Il contesto sarà probante – la 25 metri USA è spietata – ma è proprio qui che si misura l’identità di un movimento che guarda agli Europei di dicembre con ambizione. Con Ceccon faro polivalente, Mora pronto a sfruttare la vasca corta, Razzetti in progress e Burdisso ritrovato nei 200 delfino, l’Italia ha frecce vere. L’arrivo di Sara Curtis aggiunge velocità e curiosità tecnica; Stefanì può dare subito un segnale nei 50 “secchi”.

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