Ciclismo

Matteo Trentin: “Vado avanti di anno in anno. Il male del ciclismo attuale è che non aspetta i giovani”

Andrea Ziglio

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Matteo Trentin/LaPresse

Fresco vincitore della Parigi-Tours 2025, Matteo Trentin è stato ospite dell’ultima puntata di Bike Today, il programma condotto da Gianluca Giardini sul canale YouTube di OA Sport. Il 36enne ha conquistato per la terza volta in carriera la corsa francese e ha ripercorso proprio ai nostri microfoni l’emozione di quella giornata, ma anche fatto un bilancio sulla sua vita da sportivo e sul momento del ciclismo.

Periodo di stacco e di riposo per Trentin dopo una lunga stagione: “Sono dedito a recuperare mesi e mesi di cose rimandate. Sembra che quando finiscono le corse possano partire subito le vacanze, ma in realtà, quando sei sempre via, devi recuperare un po’ tutto. Ho deciso di chiudere con il Giro del Veneto, anche perchè il programma era cambiato e arrivava a Verona, mentre il Veneto Classic aveva un percorso troppo duro. Poi comunque quest’anno ho già corso parecchio e ho deciso di saltare”. 

Il suo segreto per continuare a correre in maniera competitiva a 36 anni: “Mi diverto ancora tanto ad andare in bici e questa è la parte fondamentale del nostro lavoro. Se non ti diverti, se non ti piace, se non ti pesa, riesci ad andare avanti e fare le cose come bisogna. Se diventa un peso purtroppo è uno sport che non ti lascia respiro. Io ho avuto in squadra grandi campioni come Boonen e mi ha colpito molto quando ha deciso di ritirarsi e avrebbe potuto guadagnare ancora moltissimo anche senza ottenere risultati. Per sua stessa ammissione ha detto basta, dicendo che non voleva più alzarsi la mattina con lo stress di andare in bicicletta e voglio solo andarci perchè mi piace”. 

Il cambiamento del ciclismo nell’era post Covid: “Questo periodo post Covid è stato davvero impattante sulle abitudini e su come ci si prepara, ci si presenta alle corse e anche su come si corre poi in gara. Tra i più giovani ne sono esplosi veramente solo due o tre, per ultimo Del Toro, ma sono tante le promesse e le speranza non mantenute e questo è anche il male del ciclismo, perchè tanti ragazzi che avrebbero avuto bisogno di un po’ più di tempo non sono stati aspettati”.

Sul suo passaggio da professionista: “Io ho sfruttato ai tempi un’occasione che mi era stata offerta dalla Quick Step ad agosto 2011. Io ero comunque al quarto anno da Under e anche se avessi vinto il Mondiale non mi avrebbe cambiato nulla. Il ciclismo vero è quello professionista e da lì si azzera tutto. Si entra in un altro mondo e tutto quello che hai fatto prima non ti dà una cosa in più o una in meno”. 

Trentin ritorna sulla vittoria alla Parigi-Tours dopo una corsa davvero durissima: “Il nuovo percorso non mi piace molto, preferivo il vecchio percorso della Parigi-Tours. Ho finalmente trovato la quadra dopo che per tutto l’anno non ci ero riuscito. Con il vento laterale prima ha portato la corsa ad essere più impegnativa prima del tratto finale e quindi ha portato ad essere tutti più stanchi nell’ultimo tratto”.

Il suo futuro: “Ho ancora un anno di contratto con la Tudor. Quest’anno non è stato facile, perchè ho avuto diversi intoppi. Quando non riesci a fare, non dico vincere che ormai alla mia età diventa sempre più complicato, ma quello che la squadra ti chiede di fare diventa complicato. Nel finale di stagione, però, ho ritrovato una buona gamba, buone sensazioni e ho ricominciato ad occupare le prime posizioni della classifica e soprattutto non ho subìto la corsa. Questo ti dà morale, ti dà entusiasmo. Riesci a divertirti che è la cosa più importante. Andrò avanti di anno in anno”. 

INTERVISTA MATTEO TRENTIN 

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