Atletica

Matteo Sioli: “Tanti aspetti da migliorare, Tamberi mi stimola. Ai Mondiali mi aspettavo di più”

Edoardo Diamantini

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Sioli / Grana/FIDAL

Matteo Sioli ha dimostrato tutto il suo talento nel corso di questa stagione e ha fatto intendere di essere una promessa sontuosa nel salto in alto: bronzo agli Europei Indoor (2.29 in quel di Apeldoorn, alla sua prima uscita con la Nazionale assoluta), oro agli Europei Under 23 (con il personale di 2.30 metri in quel di Bergen) e ottavo posto ai Mondiali, a cui ha partecipato per la prima volta meritandosi l’ingresso in finale. Il 20enne, tra l’altro tra i tre finalisti della categoria Rising Star nell’ambito dei Golden Tracks, i cosiddetti Oscar dell’atletica europea, si è raccontato in un’intervista rilasciata a OA Sport.

Che voto dai alla tua stagione e come lo motiveresti?
Il voto che potrei dare alla mia stagione penso sia un 8. È stata una bella stagione partendo dalle indoor. L’ho vissuta molto come un passaggio. Ho avuto l’occasione di vivere in prima persona “l’atletica dei grandi”: partendo dagli Europei, passando per le varie tappe di Diamond League e arrivando ai Mondiali. Purtroppo non mi sento di dare un voto superiore a 8 per il semplice motivo che nella finale iridata potevo fare nettamente meglio e questo mi lascia un po’ con l’amaro in bocca, ma con un gran bagaglio di esperienza acquisita”. 

Ti aspettavi, a neanche 20 anni, di valere già 2.30?
Sinceramente no: se ripenso al me di due anni fa e alle misure che facevo mi rende molto fiero. La misura di 2.30 è per molti un obiettivo e lo era anche per me ad inizio stagione”. 

Spesso hai dato il meglio di te quando ti sei ritrovato spalle al muro dopo due errori: cosa scatta in quei frangenti?
lo vivo il terzo tentativo in un salto come un normalissimo tentativo. Alla fine a ogni misura abbiamo tre salti possibili e dunque deve essere un continuo miglioramento. Spesso quando mi capita di arrivare al terzo ed ultimo salto capisco che è proprio quello il momento dove devo dimostrare quanto valgo”. 

L’obiettivo principale erano gli Europei U23 e hai vinto: lì hai raggiunto l’apice della forma?
L’apice della mia forma in questa stagione, in realtà, penso di averlo raggiunto durante le gare indoor, soltanto che non sono stato capace di sfruttare questo stato di forma al massimo delle mie potenzialità. Proprio questo sarà un grande punto su cui migliorare nella prossima stagione. Riguardo agli obiettivi della stagione appena passata, ad inizio anno erano: almeno una partecipazione nella Nazionale assoluta e la vittoria degli Europei U23. Nel corso della stagione, però, gli obiettivi sono cambiati e questi appena nominati sono diventati più delle tappe di preparazione per i Mondiali di Tokyo”. 

Ai Mondiali, più che per il piazzamento finale, ti aspettavi qualcosa in più in termini di misura?
Sì, ai Mondiali mi aspettavo una misura chiaramente superiore. Sapevo di essere in forma, l’atmosfera era perfetta, forse l’emozione ha influito un pochino nella prestazione. Come detto prima, un obiettivo per la prossima stagione sarà sicuramente imparare meglio a sfruttare il mio stato di forma e imparare a gestire meglio le sensazioni”. 

Cosa vuol dire aver affrontato un Mondiale in squadra con Gianmarco Tamberi? Qual è il rapporto tra voi?
Gimbo è una persona che stimo molto. Non solo per la carriera, ma soprattutto per il modo con cui si approccia con noi: come cerca di trasmetterci la sua passione e la sua esperienza. Nel corso degli anni l’ho sempre visto come un idolo e una figura di riferimento. Durante quest’anno mi ha aiutato molto da un punto di vista di approccio alla gara. Il fatto che lui fosse in pedana o magari sugli spalti a vedere (durante le indoor) mi dava quella forza in più per saltare più alto e al meglio delle mie possibilità”. 

 Perché, secondo te, da tanti anni non si superano i 240 e il record del mondo di 2.45 sembra inavvicinabile? 
È vero, da molti anni non si supera il grande muro dei 2.40, ma secondo il mio parere ci sono molti atleti che gareggiano ora e che possono valerlo o arrivarci molto vicino. Siamo molti giovani a saltare e in questa disciplina serve molta esperienza per saltare veramente alto. Il record mondiale del 2.45 penso sia uno dei più difficili da raggiungere, proprio perché è un record del mondo ed è giusto che sia tale”. 

Quali aspetti tecnici pensi di dover ancora migliorare?
Ne ho veramente molti. Quasi impossibile migliorare tutto in una singola stagione. Sicuramente nella prossima stagione lavoreremo molto sui vari passaggi durante la rincorsa, per renderla più fluida e ridurre al minimo il margine di errore”. 

Una medaglia agli Europei senior del 2026 è un obiettivo realistico per te?
Non sono una persona che tende molto a rivelare gli obiettivi concreti delle stagioni future. Sicuramente è un sogno, ma penso questo lo sia per tutti. lo, e chi mi aiuta nella crescita sportiva, sappiamo bene cosa possiamo fare e quanto valiamo. Quindi vedremo nella prossima stagione”. 

Come ti sei avvicinato all’atletica e come hai conciliato sport e studio?
Ormai faccio atletica da molti anni, quasi dodici mi sembra. Prima di diventare un lavoro era una passione per me. Andando avanti con gli anni, e crescendo con le misure, questa ha iniziato a richiedere più impegno e più tempo da dedicare, però anche lo studio è molto importante nelle mie giornate. Non ho un vero e proprio metodo per conciliare studio e atletica, chiaramente ci saranno mesi dove dovrò pensare più allo studio e altri dove dovrò pensare più all’atletica. La mia priorità su tutto, però, è l’atletica”. 

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