Nuoto
Marco Menchinelli: “Alessandra Mao è una bambina, ma ha già il suo bel carattere. Deve evolversi nel modo corretto”
Marco Menchinelli, responsabile delle Nazionali giovanili italiane di nuoto, è stato l’ospite speciale dell’ultima puntata di SwimZone, trasmissione visibile sul canale Youtube di OA Sport. Il tecnico azzurro ha tracciato un bilancio complessivo della scorsa stagione, che ha visto l’Italia raccogliere ottimi risultati in tutte le manifestazioni principali tra EYOF, Europei Junior e Mondiali Junior.
“Quando ci sono tantissimi appuntamenti in calendario, maggiore è la rosa e meglio è, perché dai l’opportunità di partecipare a manifestazioni importanti a più atleti. Poi ci sono alcuni atleti che sono un pochino più avanti e potrebbero aver bisogno di fare un ulteriore salto di qualità per poi trovarsi al secondo o al terzo appuntamento con una preparazione non fisica, ma mentale, più adeguata. Faccio un esempio molto banale. Alessandra Mao, che quest’anno è stata una rivelazione assoluta e ovviamente è in età di Coppa Comen, ma quella manifestazione per lei poteva essere un po’ stretta, quindi ho preferito portarla direttamente all’Europeo Junior, dove lei ha fatto assolutamente molto bene e avevo già previsto di portarla agli EYOF, che è una competizione pesantissima e faticosissima, forse la più faticosa in assoluto di tutte le manifestazioni. E lei lì, anche se ha avuto magari dei momenti un po’ così perché l’ha vissuta un po’ con fatica, ha trovato la chiave di lettura di che cosa vuol dire soffrire in certe competizioni ed esprimersi al 100% poi durante il Mondiale Junior. Sono andati in 28 alla Coppa Comen, 36 agli Europei Junior e non c’era nessuno di quelli della Coppa Comen. Poi ne abbiamo portato qualcun altro al Mondiale Junior, altri 16 agli EYOF con un paio di co-presenze. Parliamo di numeri importanti: 80 persone che hanno girato un po’ e sul quale provare a vedere cosa succederà nei prossimi anni“, dichiara Menchinelli.
Sulla possibilità di vedere in azione alcuni junior azzurri ai prossimi Europei in vasca lunga: “Nel 2026 ovviamente l’Europeo consentirebbe un allargamento abbastanza propedeutico a questo tipologia di scelta, ma è una decisione che prenderà il direttore tecnico delle squadre nazionali. Comunque credo che queste siano occasioni dove in parte gli atleti che sono usciti dalla fascia junior, quindi 2007, ma anche quelli che fanno parte della fascia junior 2008-2012, potrebbero avere qualche chance. Ne abbiamo parecchi di ragazzi meritevoli che possono provare a fare qualcosa anche ad un Campionato Europeo assoluto, non di categoria“.
Sul baby fenomeno Alessandra Mao: “Vi ricordo che l’anno scorso questa bambina, perché per me è una bambina, ha fatto gli esami di terza media. In questo modo la ricollochiamo un po’ di più nello spazio temporale che vive. Detto questo lei ha una grande qualità, il fatto che quando entra in acqua la sua tattica di gara in realtà c’è e non c’è. La sua tattica di gara è che se c’è un avversario da andare a prendere, si va a prendere. In base alla capacità dell’avversario, che a volte è migliore di lei e a volte no, lei fino a che non le ha messo la mano davanti non è contenta, quindi sente un po’ l’odore del sangue in competizione. Durante gli EYOF noi avevamo una staffetta e siamo partiti con parecchi secondi di svantaggio, infatti a 20 o a 15 metri dall’arrivo era ancora nettamente dietro, ma è comunque riuscita a mettere la mano davanti a questa avversaria inglese che fece anche un tempo importante, 57 e mezzo, perché una 2010 o 2011 che fa questo tempo non è male e lei l’ha presa. Poi ci sono degli accorgimenti tecnici che sicuramente vanno migliorati e lì bisogna stare un pochino attenti a farglieli arrivare non tutti insieme. Dobbiamo lasciare che questa situazione si evolva nel modo corretto. Ha un grande carattere, è stata carina e si è inserita bene, l’abbiamo fatta inserire bene. Poi comunque c’è il suo bel carattere, perché sotto certi aspetti è già un po’ più grandicella, è molto attenta, è stata accolta e lei è stata bravissima con tutti quanti gli altri. Devo dire che mi ha sorpreso da questo punto di vista umano, ancora di più che dal punto di vista sportivo“.
Sui motivi della crescita del movimento italiano soprattutto a livello giovanile: “Sicuramente la formazione da un punto di vista tecnico ha funzionato molto bene perché la connessione tra il SIT e le squadre nazionali secondo me è una cosa che funziona. Poi abbiamo tanti ragazzi che ormai nuotano sempre di più in tutta Italia, anche in condizioni non particolarmente felici. Le società in Italia sono tantissime e lavorano probabilmente bene, spremeranno forse un po’ troppo in alcuni aspetti, magari forse qualcosa sì, ma io non vedo una pressione così forte o degli allenamenti così spinti come magari qualcuno dice. Magari l’unica cosa che posso vedere è un po’ l’utilizzo negli allenamenti di un’intensità un po’ precocizzata e questo secondo me va saputo gestire, va saputo modulare. Però se vediamo il nuoto mondiale l’età si è allungata molto, ma vediamo tante ragazze che a 17, 18, 19 e 20 anni vanno benissimo. Bisogna essere attenti prima, intorno ai 10, 11 e 12 anni, è lì che bisogna cercare di formare bene, di lavorare in modo anche estensivo, senza andare a spingere troppo. Vedo tanti allenatori, mi sembrano per buona parte coscienziosi e riescono a confrontarsi, poi ce ne sono altri che stanno sulle loro e vivono delle realtà un po’chiuse. Per quanto riguarda la capillarizzazione, quest’anno c’erano 15 regioni rappresentate dagli atleti nelle varie manifestazioni internazionali giovanili, due anni fa erano addirittura 17. L’Umbria porta per esempio Lucrezia Mancini e Alessandra Leoni, poi ci sono i ragazzi che vengono da Pescara piuttosto che da altre zone dell’Italia ed evidentemente è lì che si riesce a lavorare bene. Per assurdo si lavora peggio nelle grandi città perché ci sono dei problemi proprio di spostamenti, di situazioni, di impianti. Quindi quello che si potrebbe provare a fare è cercare di avere un’attenzione maggiore su tutto il territorio”
“Il progetto Menchinelli chiaramente è quello di andare a stimolare qualche situazione nuova, anche perché quando escono i Del Signore, i D’Ambrosio, i Venini, non è semplicissimo. Abbiamo però dei 2008 interessanti, qualche 2009 interessante, e quindi su quelli bisogna puntare. Magari quest’anno il settore maschile potrebbe avere una stagione un po’ di transizione“, spiega il responsabile delle nazionali giovanili azzurre in vista del 2026.
Sulla crescita impressionante di Carlos D’Ambrosio: “Alessandra è stata un’esplosione e lo è stata anche quella di Carlos, però era una bomba già innescata, nel senso che non mi ha meravigliato. Ero consapevole di questa cosa. Lo era in parte anche lui, perché gli è scattato qualcosa dal Settecolli 2024 dove è riuscito a cogliere quella situazione per le Olimpiadi. Da lì lui è cambiato da così a così. Anche quel suo aspetto molto piacevole, divertente, di essere giocherellone su alcune cose, si è molto destrutturato e lo è sempre, ma molto più consapevole. È stato fantastico durante il Mondiale, è un ragazzo tranquillo, modesto, non l’ho mai visto fuori dalle righe“.
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